Vittime e basta
Spiace constatare come l’Italia sia l’unica nazione ad aver riservato all’attrice un simile trattamento, ecco perché mi corre l’obbligo di fare alcune considerazioni: la vittima, chiunque essa sia, è tale sempre, il colpevole è il carnefice; in merito alla scottante questione della denuncia, per la quale l’Argento ha ricevuto un numero incalcolabile di insulti, la vittima è libera di farla in qualunque momento, anche dopo anni, perché la vergogna, il senso di colpa e il trauma sono duri a morire e, spesso, chi ha subìto violenza, ne risente per tutta la vita. È vero, stando al parere di molti l’attrice non brilla per simpatia, ma ciò non ha alcuna relazione con la vicenda in oggetto, inoltre molte Italiane che frequentano i social sono convinte che se una donna non vuole, di sicuro non verrà violentata, come se conoscessero a menadito le dinamiche che si celano dietro a uno stupro; Weinstein è un uomo corpulento e pesante che non impiegherebbe molto a neutralizzare una donna per stordirla e violentarla, ecco perché asserire che Asia avrebbe potuto divincolarsi e fuggire è assurdo oltre che falso. Che l’Italia sia dominata dal maschilismo è cosa risaputa e che le donne vengano colpevolizzate ogni volta che un sopruso viene commesso nei loro confronti, è una pratica malsana che l’italico popolo si porta appresso da secoli come fosse un trofeo; fateci caso: una ragazza fi nisce nelle mani del branco dopo una notte passata in discoteca e, siccome era vestita in modo definito provocante, se l’è andata a cercare. Poco importa che la violenza subìta dalla giovane sia durata ore e che i maschi del gruppetto se la siano passata come fosse una carta da gioco, eh, certo, si capisce, che vuoi che conti il corpo femminile? A una delle vittime di Weinstein, l’allora aspirante attrice Lucia Evans, all’epoca dei fatti venne chiesto come riuscisse ad andare avanti, dopo quella terribile vicenda e lei rispose: “L’ho appena inserita in una parte del mio cervello e ho chiuso la porta.”