Una conversazione a cuore aperto con Francesca Vecchioni – seconda parte
Sul numero di dicembre del mensile Tempi di fraternità è uscita la prima parte dell’intervista a Francesca Vecchioni. Di seguito la conclusione del dialogo avvenuto alla fine di ottobre
Insomma, io ho l’impressione che si stia perdendo il senso di che cosa sia davvero un legame affettivo: si dimentica spesso che dietro a tutto questo c’è l’amore. Quando ci si batte per una coppia, una famiglia e dei figli, mi sembra un po’ difficile pensare che siamo di fronte a qualcosa di diverso. Ecco, mi piacerebbe che si ritornasse a prendere in considerazione un pensiero più semplice, perché è assai facile riempirsi la bocca con il concetto naturale della presenza dell’uomo e della donna in quanto genitori; quell’immagine è molto agevole, ma dev’essere altrettanto agevole, allora, capire che la base su cui si forma tutto è l’amore e, sì, certo che non può bastare solo quello, ma nulla può prescindere da quello. Quindi è una condizione necessaria e sufficiente.
Quando mi si dice che ci vogliono un padre ed una madre, per creare una famiglia, allora io mi chiedo se non rappresentino una famiglia tutte le coppie che non hanno figli, tutte le persone che hanno un solo genitore in stato di vedovanza o nonne e nonni che crescono i figli dei figli o le famiglie allargate. Mi chiedo allora se sia tale una famiglia formata da due persone che hanno adottato. Allora non dovrebbe essere tale neppure una famiglia affidataria. La verità è che è il legame affettivo a creare una famiglia ed esso va al di là di quello biologico nudo e crudo. Dovremo prima o poi renderci conto che il semplice fatto che lo spermatozoo arrivi a fecondare l’ovulo, non crea una famiglia, di per sé.
È vero che i figli li fanno un uomo ed una donna, ma è vero anche che è bello sapere che si può riuscire a procreare in tanti modi, pur se molto meno rispetto al passato, che fare figli è una cosa bella, che è bello crescerli con amore e che è bello che tutti riconoscano e rispettino queste scelte, perché non ha senso, altrimenti. Inoltre c’è l’abitudine della politica di mettere in contrapposizione. Faccio l’esempio delle adozioni; spesso sento alcuni politici dire: “Eh, ma non possiamo concedere le adozioni alle persone omosessuali, perché i bambini da adottare non bastano per le coppie etero” Ebbene, è una bufala! Davvero qualcuno ancora crede loro? Il problema è che affermazioni del genere vanno ad agire su dei meccanismi di origine cattolica, che di cristiano non hanno nulla perché, il fatto di mettere in competizione, attizzare, aizzare l’odio tra persone di famiglie eteroed omo o singole – che avrebbero voglia di adottare – è sbagliato. E per che cosa? Per dei bambini. Il punto è che stiamo facendo una cosa bella, non una cosa brutta, eh? Che cos’ha di cristiano questo ragionamento?! Questi che si battono per la famiglia tradizionale, la Chiesa… Questo è forse un ragionamento cristiano? Non credo.
Io, poi, ammetto di non avere una cultura cristiana, ma non mi sembra caritatevole dire a qualcuno, rispondendo sulle adozioni fra persone dello stesso sesso: “Eh, ma così non fai andare avanti gli eterosessuali”. Vogliamo parlare del bene dei bambini che stanno in orfanotrofio o di quelli destinati alle adozioni internazionali, persi da qualche parte nel mondo? In ogni caso, qui, a contare è il fatto di poter garantire una continuità affettiva, dal punto di vista del diritto, per togliere la discriminazione di fatto nei confronti dei bambini che crescono già con due genitori, di cui uno non è biologico e non è del genere opposto rispetto a quello biologico perché, se così fosse, basterebbe sposarlo.
A quanto pare Camera e Senato si apprestano a licenziare la tanto agognata legge sulla Civil Partnership.
Bisogna vedere come la modificheranno, la proposta, prima di giungere al traguardo; vista così… Beh, sai, è un po’ che io penso che da qualche parte si dovrà pur arrivare, perché non credo che il Parlamento la lascerà decadere; non posso pensare che si giunga ad affossare tutto quanto; anche la destra, addirittura quella berlusconiana, si sta rendendo conto che occorre agire. E poi questa divisione fra destra e sinistra, in merito all’omosessualità, è solo italiana! Tanto è vero che la comunità omosessuale non vota mica tutta a sinistra. Perché le persone non votano solo in base ad un motivo, ma ci sono ben altre ragioni e non è neppure vero che, se sei omosessuale, devi fare tutto quello che fa un omosessuale. Vorrei ricordare alle persone che la caratteristica dell’omosessualità non è la prima cosa che si fa sapere, quando ci si presenta; non è che io, ogni volta che ho di fronte una persona sconosciuta, dico: “Piacere, sono Francesca Vecchioni e sono omosessuale”, così come non lo fanno le persone eterosessuali. Anzi, è una caratteristica che uno si dovrebbe di-men-ti-ca-re, noi omosessuali per primi, quelli con cui parliamo e noi stessi e invece ce lo si ricorda tutti i giorni!
Tornando al tuo quesito, certo, siamo in Italia. Purtroppo non è che abbiamo dei politici all’altezza. Secondo me di statisti della politica in grado, oggi, di illuminarci la via e di fare delle scelte che, magari, potrebbero sembrare alle masse un po’ coraggiose, per portare avanti la società, non ce ne sono, in Italia. Bisognerebbe togliere qualunque discriminazione sotto qualsiasi punto di vista, perché gli individui sono prima di tutto persone; non stiamo parlando assolutamente di ciò che è nell’immaginario collettivo il matrimonio associato alla religiosità ed al sacramento; nessuno parla di questo, come nessuno, quando parla di famiglia, pensa di voler togliere, in quanto omosessuale, i diritti agli altri.
Io, poi, non ho capito una cosa, che qualcuno dovrebbe spiegarmi: perché, estendendo i diritti a chi non li ha, quegli stessi dovrebbero essere tolti a qualcun altro? Non è che, così facendo, si svalutano i diritti preesistenti, anzi! Per usare una metafora, l’insieme dei diritti umani e civili non è una scialuppa che, più si riempie, più affonda: è una scialuppa che deve diventare una nave; è il contrario! Quindi, in conclusione, secondo me sì, si arriverà da qualche parte ed è un peccato vero che non si abbia il coraggio di capire che le persone sono davvero tutte uguali.
Sì, manca proprio la volontà di non discriminare.
Sì. Io credo che, in realtà, il Parlamento, così facendo, non stia sottovalutando gli omosessuali, ma tutti i cittadini italiani. Soprattutto quelli cattolici perché, dare per scontato che un fedele, in quanto cittadino italiano, cristiano e cattolico, abbia la stessa idea di un politico qualsiasi e non abbia invece una linea di pensiero più cristiana, quindi più simile alle aperture del Papa, soprattutto con un occhio alla teologia sorta in altre parti del mondo… Dare per scontato che tutti siano così, io lo trovo insultante. Conosco decine di cristiani cattolici che pensano di non perdere nulla e, anzi, possono solo acquistare una società, in cui una coppia che si ama possa avere la garanzia del matrimonio; è logico che non stiamo parlando del sacramento, ma del diritto laico, civile e, poi, non posso neanche credere che un fedele non sia il primo a pensare che le mie figlie abbiano in modo naturale – in quanto esistono – il diritto ad una tutela di legge dei rispettivi legami affettivi, nella loro vita di tutti i giorni. Perché la vita cambia tutti i giorni.
Anche perché, concedimi questa considerazione, da più parti (ricordo la recente crociata del giornalista Adinolfi) si continua a sbandierare la faccenda del bene del minore innanzitutto, della sua tutela a qualunque costo – “guai a chi tocca il minore” – poi, però, quando si domanda l’estensione di quella sacrosanta protezione alle figlie ed ai figli delle persone omo-transessuali, sembra che ci si stia riferendo a creature invisibili, da ignorare.
E fanno esattamente il contrario. Anche solo pensare ad una questione semplice come la reversibilità della pensione, come quella di mamma Alessandra verso le bambine: perché mai i suoi contributi, regolarmente versati, non dovrebbero giungere alle gemelle? Quindi, se vogliamo parlare di cose pratiche, cominciamo da questo. Perché? Chi lo decide? Perché lei dev’essere diversa da un’altra persona? In quanto non è la madre biologica? E allora? E che dire, invece, di tutti quei genitori etero che non lo sono a livello biologico, ma non nei fatti? Perché loro possono e noi no?
Allora, non è che noi dobbiamo togliere qualcosa a loro, ripeto: è qualcosa che va aggiunto e non è qualcosa che si toglie allo Stato; è qualcosa che si dà! Il benessere che deriva dal togliere questa discriminazione, significa dare più amore in questa società, dare più serenità, dare più sicurezza alle persone e far capire, anche, che non siamo una nazione a metà. Guarda che è molto più cristiano questo concetto, di tutto quello che dicono loro!
È un messaggio meraviglioso quello che stai lanciando, Francesca…
Ed è una cosa così semplice da capire. Devi disarmare l’odio che serpeggia fra le persone, anziché alimentarlo! E poi, perché?! Che cosa togli e a chi? Sai che è una cosa che non riesco a capire?! E poi, tornando al discorso delle adozioni, qualcuno ha detto (Gasparri. N.d.r.) che gli omosessuali comprano i bambini. A parte il fatto che è vero che i figli si comprano ed i costi lievitano se ci riferiamo alle adozioni internazionali ma, a prescindere, lo fanno pure gli eterosessuali e allora? Se lo scopo è che un bambino venga tolto da un ambiente alienante, privo di amore, per portarlo via, con il desiderio di crescerlo con quell’amore che gli è mancato per tutta la vita, ben venga tutto ciò! Bisognerebbe invece togliere la discriminazione del dover sborsare quattrini per poterlo adottare!
Lidia Borghi