Lidia Borghi Body Wrapper

Tutta colpa del montaggio. Il Papa e le unioni civili.

Il 21 ottobre 2020 il documentario “Francesco” di Evgeny Afineevsky viene presentato alla “Festa del cinema di Roma”. Il film affronta i temi più importanti del nuovo secolo e lo fa attraverso la testimonianza che papa Francesco ha reso nel 2019 durante una lunga intervista, rilasciata alla giornalista messicana Valentina Alazraki, nella quale avrebbe dato il suo appoggio a una legge sulle unioni civili per le persone omosessuali.

La notizia fa il giro del mondo, scatena un putiferio mediatico, le prime pagine dei giornali aprono con le parole del Pontefice e gli articoli plaudono alla sua ennesima dichiarazione rivoluzionaria a favore del mondo LGBTI.

Solo che quelle parole Bergoglio non le ha pronunciate, almeno non in quella sequenza, che è stata costruita con un abile montaggio, così gli uffici stampa sono esplosi, ma nessuno si preso la briga di verificare la fonte, infatti l’intervista del Papa all’emittente messicana “Televisa” è reperibile in rete (https://www.youtube.com/watch?ab_channel=NoticierosTelevisa&v=VOcLWcW6Elw), quindi chiunque avrebbe potuto ascoltarla, riportare le risposte papali e fare uno scoop mondiale, cosa che non è accaduta.

Le parole oggetto della disputa sono le seguenti: “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo.

Come ho accennato, quelle frasi sono state pronunciate in fasi diverse del colloquio con Alazraki e in risposta a due domande, infatti i venti secondi del montaggio contengono cinque frammenti e quattro tagli. A cosa si riferisce, quindi, il Papa, quando parla di famiglia? A quella in cui vivono figli gay o figlie lesbiche, che i genitori dovrebbero accogliere con amore.

Che c’entra questo con le unioni civili? Nulla, siamo solo di fronte a un falso costruito ad arte a scopo pubblicitario che ha fatto un danno gravissimo a tutta la comunità cattolica, oltre che al Papa, il quale nella versione in spagnolo dice: “Lo que tenemos que hacer es una ley de convivencia civil, tienen derecho a estar cubiertos legalmente. Yo defendí eso. [Quel che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile, hanno il diritto a una copertura legale. Ho difeso questo.]” la cui traduzione ha tirato in ballo una legge sulle unioni civili che ben poco ha a che fare con una generica “legge di convivenza civile”.

C’è un altro problema, però: questa frase è scomparsa dall’intervista a Televisa e allora come ha fatto il regista di “Francesco” ad avere la versione integrale? Soprattutto, una volta stabilito che quel sì non c’è stato e che l’intera faccenda è quantomeno confusa, come mai in pochi hanno pensato che tutto ciò potesse essere stato fatto di proposito? Una cosa è certa, il giornalismo mondiale ci ha fatto una figura meschina.

A fine ottobre c’è la smentita delle parole del Papa da parte della Segreteria di Stato vaticana attraverso una lettera indirizzata ai Nunzi vaticani: da un lato si conferma lo stravolgimento totale delle parole papali operato dal regista Afineevsky con il suo disinvolto montaggio dello spezzone incriminato, dall’altro viene confermato che “Papa Francesco ha risposto a due diverse domande in due momenti diversi [e le risposte] sono state montate e pubblicate come un’unica risposta senza la giusta contestualizzazione.” Ecco cosa ha generato la confusione.

Quanto riportato nella lettera, che tra l’altro non è stata redatta su carta intestata del Vaticano, dà il giusto credito alle poche testate che hanno ricostruito in modo veritiero la faccenda.

Ecco la conclusione della missiva: “Papa Francesco ha fatto riferimento ad alcune disposizioni statali, non certo alla dottrina della Chiesa, riaffermata più volte negli anni.

Nell’articolo che uscirà sul numero di febbraio mi soffermerò sulle reazioni che ci sono state oltreoceano.

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