Transit. Sguardi rubati di vita lesbica
Può un affollato vagone di metropolitana divenire luogo di incontri inattesi? Può quell’angusto ambiente essere la scena di un gioco di sguardi fra due ragazze? Stando al cortometraggio Transit(USA, 2003, 3′, 49”) sì. Scopriamo come.
Interno notte. Due giovani come tante sedute in metrò. Il convoglio si è appena svuotato. Una (Loreni Delgado), i capelli corvini mossi, è persa nei suoi pensieri. L’altra (Kristin DiSpaltro), coda di cavallo sul biondo ed occhi penetranti, rimane colpita dal viso di quella. La macchina da presa, in soggettiva panoramica, prende a sottolineare le fattezze della prima: stivali dal tacco medio, jeans attillati a zampa d’elefante, personale magro, seno piccolo. La seconda accentua il gradimento con un inequivocabile movimento delle labbra, come a dire: “Mi garbi, ti mangerei…” Ed ecco che gli occhi delle due si incontrano. La mora è bella da fare male. La bionda distoglie lo sguardo e finge vaghezza. Loreni si fa ardita e ricomincia ad osservare la sua nuova conoscente, giacché è sufficiente uno sguardo, uno soltanto, a volte, per capire tante cose. Anche Kristin prende coraggio e si fa avanti a penetranti colpi d’occhi. E si giunge ad un’altra fermata. Nessuna delle due scende. Il gioco ricomincia, sempre più audace, ma la bruna si prepara per la discesa. Che disdetta! L’altra è dispiaciuta in modo evidente, ma non sa che decisione prendere, nello spazio dei pochi attimi che la separano da un silenzioso commiato. Prima di lasciare l’ormai semi vuoto vagone, il magro oggetto dei desideri appena infranti della bionda protagonista esita per un istante che pare infinito, dopo di che scopare oltre le porte scorrevoli che, inesorabili, si richiudono alle sue spalle.
Per conoscere il finale dello short movie diretto da Kerry Weldon è necessario giungere fino ai titoli di coda, ma una cosa è certa: vale sempre la pena di cogliere l’attimo perché, il più delle volte, la vita non offre una seconda possibilità.
Prodotto da Ian Bricke per la Krush Productions e scritto da quest’ultimo a quattro mani con Weldon, Transitsi avvale della direzione della fotografia di Peter Sutherland e delle musiche, assai incisive, di Adam Christgau e di Quentin Chiappetta.
Assai efficaci le immagini, così come la capacità di sintesi espressa dalla scrittura trasferita sul video, poiché ad essere resa, nei poco meno di quattro minuti di corto, è la velocità del tutto, un mordi e fuggi cui la caotica vita odierna ci costringe ogni giorno. Complimenti a chi ha confezionato questa video storia davvero avvincente, che ci spinge a fare il tifo per le protagoniste, in attesa di una lieta fine che non diamo per scontata.
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Lidia Borghi