Supernova. Una recensione
Due uomini che si amano da tanti anni, una vita trascorsa insieme, poi la diagnosi che condanna uno dei due: demenza a esordio precoce. Il film “Supernova”, diretto da Harry Macqueen, parla di una malattia atroce e di come quei due uomini, Sam e Tusker, provano ad affrontarla insieme, malgrado abbiano due mentalità inconciliabili che necessitano di un terreno comune per andare avanti: Sam crede che si prenderà cura di Tusker fino alla fine, ma Tusker ha fatto un’altra scelta: morirà di morte pianificata. La malattia gli lascia all’incirca un anno di vita solo a tratti cosciente.
Tusker ha “attraversato lo stagno” quando si è innamorato di Sam, è alle prese con la stesura di un nuovo libro, mentre il suo compagno sta preparando un concerto per pianoforte.
Una sera Sam trova una scatola con dentro un quaderno, lo apre e vi legge l’inizio del nuovo manoscritto di Tusker, poi sfoglia alcune pagine scarabocchiate o con una sola parola di cui afferra a malapena la grafia e altre strappate, il resto del taccuino è vuoto; nella scatola ci sono anche un foglietto con su scritto più volte “Sam” in modo incerto, un involucro che contiene due fiale di Pentobarbital, il barbiturico con cui Tusker si toglierà la vita, e una mini cassetta su cui ha registrato le sue ultime volontà.
Durante il loro viaggio finale i due uomini fanno tappa dalla sorella di Sam, c’è tutto il parentado, si sa che quella rimpatriata non avrà un seguito, si ride, si scherza e si fa finta di niente. Tusker ha preparato un discorso, ma non riesce a leggerlo, così chiede a Sam di farlo al posto suo. Uno dei passaggi più incisivi riguarda la capacità di ricordare che si spegne a poco a poco: “Arriverà il momento in cui dimenticherò anche colui che dimentica e poi forse non mi importerà più niente di niente.”
La parte più intensa del film è quella del conflitto fra i due uomini: Sam è intenzionato a badare al compagno fino all’ultimo e Tusker vuole essere lasciato andare:
“Non devi tagliarmi fuori! Voglio prendermi cura di te! Non voglio restare solo…”
“Guarda cosa ti sto facendo, non è giusto.”
“Non è una questione di giustizia, ma di amore.”
Tusker non tornerà sui suoi passi, ma Sam non lo vuole lasciare libero, piange, non vuol capire che il partner sta perdendo il controllo della sua vita e che nulla sarà più come prima:
“Dove pensi che saremo fra sei mesi?”
“Insieme.”
“No.”
“E fra un anno?”
“Insieme.”
“E come pensi che sarà?”
“Uguale.”
“No. Non sarà uguale.”
Tusker vuole che ci si ricordi di lui per come era e non per ciò che sta per diventare, è l’unica cosa che può controllare, è tutto ciò che gli resta.
Sam insiste e Tusker gli risponde con un diniego totalizzante, di fronte al quale all’uomo non resta che arrendersi. Il brillante scrittore se ne sta andando e nessuno può portarlo indietro.
Due tragedie, due modi incompatibili di affrontare la malattia: da una parte la premura, dall’altra l’eutanasia, per Sam l’amore come cura, per Tusker il dolore come fuga.
Tusker non tornerà a casa con Sam: “Devi lasciarmelo fare, se mi ami davvero. Devi lasciarmi andare.” l’altro gli dice che non può e lui gli risponde che deve; Sam capisce che non c’è nulla che possa fare per alleviare le sofferenze del compagno, ma gli sussurra: “Mi spezzerai il cuore e sarà per sempre.”
Poco prima della scena finale Sam gli prende le mani, lo abbraccia e in modo del tutto inatteso gli dice qualcosa che va contro le sue convinzioni, Tusker lo guarda, tace, parte una dissolvenza lenta, poi la macchina da presa riprende Sam mentre suona il piano. Finale aperto.
Nonostante la presenza di due attori straordinari come Colin Firth nei panni di Sam e Stanley Tucci in quelli di Tusker, “Supernova” ha avuto reazioni tiepide all’uscita, il riscontro sulle piattaforme streaming è stato invece buono.
Lo scopo del regista era di evitare ogni forma di pietismo e di raccontare la storia dei due uomini in modo quasi cronachistico, ma senza rinunciare a descrivere il dolore per la perdita con una profondità a volte commovente.