Storie di persone T*. Kimberly Reed
Nel 2008 la regista Kimberly Reed ha girato il documentario “Prodigal Sons”. I protagonisti del titolo sono Marc, Paul e Todd McKerrow, tre fratelli di Helena, la capitale del Montana, i cui genitori adottarono Marc poiché non riuscivano a procreare; dopo nove mesi però nacque Paul, mentre Todd fu concepito per ultimo.
Presto Marc sviluppò problemi di adattamento, tanto che perse un anno di scuola e si ritrovò in classe con Paul, lo studente più bravo, bello e ambito dalle ragazze di Helena. La rivalità tra i due fratelli McKerrow ebbe inizio sui banchi di scuola ed ebbe termine solo alla morte di Mark.
Durante i lunghi anni trascorsi a Helena Paul non si era mai sentito a suo agio nel genere assegnatogli alla nascita, ma si tenne tutto dentro e solo quando arrivò a San Francisco per frequentare l’università cominciò il percorso per l’affermazione del genere da lui percepito e la bellissima farfalla Kimberly piano piano venne fuori dal bozzolo Paul, le ali ancora stropicciate. Quando tornò nel Montana, Kim aveva già completato il percorso ed era una donna lesbica.
Qualche tempo prima suo fratello Marc aveva avuto un grave incidente d’auto, a seguito del quale gli era stata asportata una parte del lobo frontale del cervello; il trauma gli provocò un cambiamento di personalità a causa del quale non riusciva più a controllare le emozioni, la sua memoria a breve termine cominciò a dargli seri problemi e i ricordi a lungo termine divennero delle vere e proprie ossessioni.
In gioventù Marc faceva lo spavaldo per attirare l’attenzione su di sé e distoglierla dal fratello più bello e più bravo, ecco perché il suo presente era fatto di ricordi che lo riempivano di rabbia; Kimberly sapeva che la causa dell’incidente di Marc era stata la loro rivalità e fin dal suo arrivo a Helena fece di tutto per recuperare l’affetto di un fratello che non sarebbe mai più stato quello di prima.
L’ostinazione con cui Marc si aggrappava al passato fu decisiva quando volle scoprire l’identità dei suoi genitori biologici e qui sta la vera sorpresa del film: venne a sapere che sua madre era la figlia di Rita Hayworth e Orson Welles, Rebecca, morta pochi mesi prima, così volle conoscere Oja Kodar, l’ultima donna amata da Orson Welles, per avere qualche informazione in più, ma senza esito. Da qui in poi il film racconta l’avventuroso viaggio di Marc e dei suoi familiari in Croazia per incontrare la donna e i tentativi di Kimberly, tutti falliti, di riconciliarsi con il fratello.
Marc divenne sempre più dipendente dai farmaci, che però non avevano quasi alcun effetto sui suoi accessi di rabbia, tanto che finì per sprofondare in un baratro di dolore che lo portò a essere rinchiuso prima in carcere, poi in un istituto, dove morì nel 2010.
Nelle immagini di “Prodigal Sons” che ritraggono Marc spiccano soprattutto l’umanità e la profonda dolcezza di un uomo la cui vita si era spezzata contro un pilone di cemento armato, un ragazzone gentile che, come una mina vagante, andava alla vana ricerca del vero sé, un folle home boy che pregava sua sorella di ucciderlo, poiché non si riconosceva nella bestia che era diventato. L’affermazione di genere di Kimberly passa così in secondo piano, mentre la scena viene occupata per intero da Marc.