Storie di persone T*. Ethan Bonali
Ethan Bonali è un uomo transgender di 43 anni; nel 2013 ha intrapreso il percorso di assegnazione di genere, ha cambiato nome e da allora vive allo scoperto.
All’inizio non sapeva cosa fare, così si è rivolto a un gruppo di Drag King (donne che si esibiscono in abiti maschili, parrucche, barbe e baffi finti per imitare in modo esasperato gli atteggiamenti virili. NdA.) e non è stato un caso, perché allora aveva bisogno di esprimere un ruolo di genere.
Ethan è andato all’opposto della femminilità e ha iniziato a manifestare la mascolinità spinta, “una cosa normale – dice – soprattutto all’inizio, per saggiare i propri limiti.” Poi la frequentazione di alcuni gruppi femministi gli ha dato modo di ripensare la sua mascolinità, soprattutto in relazione agli atteggiamenti femminili che a tutt’oggi ha. I suoi comportamenti stereotipati sono ancora una grande tentazione, perché le persone tendono a riconoscere le movenze maschili e femminili nette, ma Ethan non ne ha più bisogno e ha fatto un percorso al contrario per trovare un equilibrio: “e mi chiedo che uomo o che donna essere oggi, che cos’è per me il maschile e che cos’è per me il femminile e se ha senso.” Un atto di grande consapevolezza e maturità.
Disforia di genere, un tema ostico: esiste, dice Bonali, ma è un disturbo soggettivo che secondo lui non è radicato nelle persone transgender e spesso a scatenarla è “una forte componente esterna che crea disagio.”
La disforia genitale, di cui ho parlato nel numero di marzo 2021 di Tempi di Fraternità, può provocare un imbarazzo più o meno forte, come quando si fa fatica a parlare in modo esplicito dei propri organi sessuali, anche se sempre più persone trans scelgono di non sottoporsi all’operazione; è sì importante la propria conformazione fisica, ma anche la struttura culturale nella quale si vive.
L’assunzione degli ormoni è legata alle scelte personali: ognuno ha un corpo che gli appartiene: ”l’identità di genere non è il corpo, ma ne è l’espressione.” Infatti molte persone transgender scelgono di modificare solo l’espressione di genere grazie al Passing sociale, che consente loro di esprimersi o vestire in base al genere d’elezione e non al sesso biologico, un modo efficace di “smontare l’aspettativa di genere.”
Le pratiche sessuali delle persone trans sono rivoluzionarie, afferma Ethan: il corpo trans si autodetermina perché ricerca il piacere in modi che esulano da quello femminile e da quello maschile e va oltre il binarismo di genere; a essere al centro dei rapporti sessuali non è la penetrazione, ma l’immaginazione, che è in grado di influenzare in modo profondo le persone, anche quelle che pensano di dover usare il proprio corpo all’opposto rispetto al genere di nascita. “Non dobbiamo rincorrere nessun tipo di modello.”
Il binarismo di genere e l’eterosessualità, con le loro gabbie di genere, sono tanto radicati nella società che a esserne influenzate sono le persone cisgender così come le transgender, che pensano di dover aderire al modello contrario a quello ereditato alla nascita come l’unico possibile.
Ethan ha un messaggio per le persone trans e non binarie che stanno affrontando il percorso di affermazione di genere: “Cercate il lessico giusto, le parole aiutano a venire fuori prima e aiutano anche le persone con cui si interfacceranno a cambiare; il cambiamento inizia da ogni persona trans che intraprende questo percorso; non negate le vostre paure e parlatene con chi possa ascoltarvi.”
Ethan Bonali sta lavorando per far sì che le persone che intraprendono l’affermazione di genere non siano costrette a subire le valutazioni psichiatriche e psicologiche; non deve essere un giudice a stabilire se siano pronte o no, “lo ritengo un abuso.”
La prima parte dell’articolo 32 della Costituzione riguarda l’inviolabilità del corpo e dice che “la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” Ethan si domanda: “Qual è il limite che lo Stato ci pone davanti per disporre del nostro corpo?”