Silent Love. Un corto a tecnica mista che celebra l’amore
Davvero le parole sono necessarie, per dichiarare il proprio amore ad una persona? Poeti e poete di tutti i tempi ci hanno lasciato in eredità milioni di versi ispiranti, da declamare all’oggetto delle nostre attenzioni, vero, ma non tutto è come sembra, nella vita. Ne volete la prova? Cliccate sul link in fondo a questo post e guardate Silent Love (I, 2014, 3′,58”) un cortometraggio che, nel breve volgere di qualche minuto, ci offre un’alternativa al linguaggio verbalizzato che non ci attenderemmo, nella fretta e nella distrazione quotidiana di una vita sociale che, spesso, perde pezzi di sé per strada.
Interno giorno, soggettiva. Primissimo piano su un blocco di carta sopra il quale abili dita stanno disegnando. D’improvviso sullo sfondo, in sfocatura tirata, si nota il volto di una giovane. Ha appena preso posto sul sedile di fronte di un treno ad alta frequentazione; si sistema. Cambio d’inquadratura: le mani appartengono ad un ragazzo riccioluto che si stupisce della bellezza della persona seduta di fronte a sé, ora ripresa di nuca. È un attimo: i rispettivi sguardi si incontrano per un battito di ciglia, poi il disegnatore abbassa lo sguardo e torna a muovere la matita sul foglio. Una lunga serie di cambi di scena attesta il trascorrere dei giorni, in un continuo incontrarsi, alzarsi, sedersi, guardarsi, sorridersi, spiarsi, viaggiare, leggere, scrivere, scarabocchiare. Decine e decine di fotogrammi che si susseguono sullo schermo, con le due persone sedute sempre l’una di fronte all’altra: lui a destra e lei a sinistra o, che è lo stesso, lei a destra e lui a sinistra. A seconda della prospettiva mentale. E poi cambia l’inquadratura, con la macchina a riprendere ginocchia, gambe, abiti, calze e scarpe dei due protagonisti. Infine accade qualcosa di inatteso, quell’imprevisto che sembra spezzare l’idillio: la giovane non vede arrivare il ragazzo dai riccioli castani: getta lo sguardo oltre le porte dello scompartimento del convoglio, ma di lui nessuna traccia. Fino a che tutto cambia: senza parole, dopo aver percorso lo stretto corridoio fra i sedili, lui le si siede accanto e le mostra lo spesso blocco sul quale ha trascorso mesi di pendolarismo silenzioso a disegnare.
Per sapere come va a finire Silent Love vi invito, come sempre, a guardare il corto fino ai titoli di coda, sia per apprezzarne la bella colonna sonora sia per godervi lo splendido passaggio, in dissolvenza, dalle immagini in interno all’animazione ma, soprattutto, per scoprire un colpo di scena che riuscirà a farvi cambiare prospettiva mentale – ne ho parlato prima – in merito a quei frammenti di umanità che in un tessuto sociale fintamente normato faticano a trovar posto, come nel caso del protagonista del cortometraggio.
Prodotto da Codcast Italia, scritto e diretto da Giacomo Zanni, interpretato da Francesca Germini e Tomas Leardini, Silent Love ha una sceneggiatura alla cui stesura hanno lavorato tre persone, lo stesso Zanni, Davide Cogni e Gianpaolo Rizziato, mentre il brano che accompagna le immagini è Live and Be Free, dell’artista Tim McMorris; la cura della fotografia è stata affidata ad Andrea Cardinale e Gaia Vivaldi ha montato il corto. Infine, un plauso va a Cecilia Di Giulio per le splendide animazioni. Il tutto realizzato grazie al supporto di Lombardia Film Commission.
L’amore ha infiniti modi per manifestarsi ed è capace di sciogliere i cuori più ghiacciati, piegare le menti più riottose, scardinare i pregiudizi più radicati. Spezza le reni, quando ti lavora ai fianchi come un pugile sul ring e tu non puoi fare altro che piegare le ginocchia in segno di resa, poiché la forza con la quale ti investe riesce a scaraventarti a terra. E tu, per citare il poeta, “smetti d’essere quel che pensavi e infine” diventi ciò che il destino aveva stabilito per te.
“Love is a train running on endless tracks and it’s going to run you over unexpectedly…” (L’amore è un treno che corre su binari infiniti e ti investe senza avvisarti del suo arrivo…)
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Lidia Borghi