Quegli appunti sconclusionati del Papa emerito
Nel 2001 il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e futuro Papa, Joseph Ratzinger, indirizzò la lettera De delictis gravioribusai vertici della Chiesa. Fra i delitti contro la morale – e, si badi bene, non contro la persona – compaiono gli abusi sessuali su minori.
Nel 2010 il teologo Hans Küng ha accusato Benedetto XVI di aver passato sotto silenzio la pedofilia e ha citato il De delictis gravioribusper dire: «Sui casi di pedofilia Ratzinger ha imposto il “segreto pontificio”, che però nessuno sa cosa sia.»
In Europa i primi episodi sono venuti fuori nel 2009 equalche tempo dopo il Pontefice ha parlato delle vittime in tono blando e senza chiarezza.
L’11 aprile scorso il Papa emerito è tornato sul tema con una serie di appunti senza né capo né coda, poi pubblicati sul mensile cattolico bavarese Klerusblatt, in cui definisce lo scandalo un “collasso morale” e ne individua la causa nel ventennio 1960-1980. A parte lo svarione sulla Chiesa in quanto Luce delle genti, titolo che spetta al Cristo (Lc 2, 32), l’ex papa afferma: «(…)i criteri validi sino a quel momento in tema di sessualità sono venuti meno completamente e ne è risultata un’assenza di norme alla quale nel frattempo ci si è sforzati di rimediare.»
In particolare il Sessantotto avrebbe avuto delle conseguenze tali, nel colpire la Chiesa di Roma, da portare al suo crollo religioso: «Della fisionomia della Rivoluzione del 1968 fa parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente. Quantomeno per i giovani nella Chiesa cattolica (…) questo fu (…) un tempo molto difficile.» È chiaro qui il riferimento al falso legame tra pedofilia e preti omosessuali, che tuttora vengono usati come capri espiatori per giustificare la pedofilia clericale.
Che cosa poteva derivare da quel clima sociale avariato se non la rovina della teologia morale? Una vera sciagura! Questa posizione ha dell’incredibile!
Ratzinger insiste quindi sulla «dissoluzione dell’autorità dottrinale della Chiesa» che investì in particolare la vita dei collegi: «In diversi seminari si formarono “club” omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari.» Altro esplicito attacco ai sacerdoti gay.
Il Papa emerito asserisce poi che la pedofilia è divenuta grave dalla seconda metà degli anni ‘80 in poi, in una società che ha decretato la morte di Dio, la sola nostra guida contro il male, e si è diffusa a macchia d’olio in una Chiesa scossa e scandalizzata. E aggiunge: «…dobbiamo fare di tutto per proteggere dall’abuso il dono della Santa Eucaristia.» non le vittime, mai citate in tutto lo scritto, no, la Santa Eucaristia.
Poche ore dopo la diffusione del testo ci sono state alcune reazioni da parte delle persone addette ai lavori: Vito Mancuso ha dichiarato di averne ricavato un’impressione negativa perché sfrutta la piaga della pedofilia per attaccare “il fronte teologico progressista”, ma non dice che fu Giovanni Paolo II a insabbiare lo scandalo dei preti pedofili «al fine di salvaguardare l’onorabilità della struttura ecclesiastica.» Le parole dell’ex Papa, quindi, non dicono nulla di nuovo e non aiutano nella lotta alla pedofilia, «un terribile tumore maligno che sta portando la Chiesa cattolica a una morte progressiva ma di questo passo inevitabile.»
Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di Noi Siamo Chiesa, ha affermato:«Il suo testo, aldilà delle sue debolezze evidenti e della povertà del suo contenuto, ci sembra di una gravità eccezionale. (…) Èamaro nei contenuti e tutto chiuso all’interno delle logiche di Chiesa.»
Robert Shine, direttore associato dell’organizzazione LGBT cattolica del Maryland New Ways Ministry, ha parlato di “atteggiamenti malvagi, cattivi e sbagliati” e ha concluso: «le parole irresponsabili dell’ex pontefice causano danni reali. Una lettera di scuse sarebbe una buona idea, ma data questa (…) più recente, probabilmente è meglio che rimanga in silenzio.»