Portentoso miglio, non solo cibo per canarini
Il nome scientifico del Miglio è Panicum miliaceum L., una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Poacee le cui origini sono incerte. Si presume che la sua patria sia l’India, da cui si sarebbe in seguito diffusa in tutta l’Asia centro-orientale e nell’Africa settentrionale, per poi giungere nel bacino del Mediterraneo.
I semi del Miglio sono stati rinvenuti, in Italia, in alcune tombe risalenti al periodo preistorico del Neolitico. In epoca romana e medievale questo cereale minore faceva parte integrante dell’alimentazione quotidiana, dal momento che si conserva anche per lunghi periodi e garantiva quindi una riserva non indifferente di cibo nei periodi di carestia. Con il passare del tempo, però, al Miglio vennero preferite altre specie e, soprattutto nei Paesi industrializzati, finì per essere coltivato come foraggio o per la produzione di mangime per gli uccellini. Nel periodo storico attuale le coltivazioni di alcune sue varietà diverse continuano a fornire cibo per gli abitanti dell’Africa sub sahariana, del Medio Oriente, di Ucraina e Russia nonché del Kazakistan, anche se le zone più interessate sono quelle alquanto aride di India e Cina.
La pianta si presenta alla vista come un cespuglio dal fusto alto fino ad un metro e mezzo che culmina in piccole spighe lunghe solo quattro millimetri. Queste contengono dei semi, detti cariossidi, di forma ellittica, il cui colore varia dal bianco, al grigio fino al nero. Siccome teme gelo ed umidità, il miglio viene coltivato nel periodo primaverile estivo ed è in grado di crescere sia nei terreni incolti che in quelli aridi o quasi desertici, essendo molto resistente alla siccità.
Dal punto di vista chimico il Panicum miliaceum, una volta decorticato, viene privato del glutine presente sulla parte esterna, caratteristica che lo rende assimilabile anche da parte di soggetti intolleranti, inoltre è uno dei cereali a più alto contenuto di sali minerali, fra i quali è bene ricordare il magnesio, il calcio, il fosforo, il ferro, il fluoro, il potassio, lo zolfo e le vitamine del gruppo PP, B1 e B2.
Ultimo ma non per questo meno importante l’acido silicico, la cui presenza nell’organismo tende a diminuire con l’avanzare dell’età. Si tratta del silicio organico, nella sua formula SiO2, quello che consente di invecchiare in modo meno traumatico, grazie ai suoi effetti benefici sui tessuti, resi più elastici. Dove agisce in modo specifico l’acido silicico? Nel tessuto connettivo, nelle ossa, nelle cartilagini, nei tendini, nella pelle, nei capelli, nelle unghie, nei polmoni, nei linfonodi e nelle pareti delle arterie, ponendo il corpo umano al riparo dal rischio di aneurisma, per esempio quello all’aorta, la cui incidenza, negli ultimi anni, è aumentata in modo considerevole. Fra le cause possibili di questo incremento medici e scienziati hanno individuato la troppa raffinazione di alcuni alimenti – fra cui proprio i cereali – il che ha finito per rendere più povera, in generale, la nostra alimentazione. E, siccome l’essere umano è anche ciò che mangia, oltre a ciò che pensa, il rischio è che, andando avanti di questo passo, finiremo per ingurgitare cibi più o meno sofisticati i cui nutrienti di base saranno sempre più assenti, con gravissimo danno per il nostro organismo.
Il miglio selvatico bruno è uno degli alimenti naturali a contenere la più alta quantità di silicio organico, eliminato quasi del tutto con il processo di decorticazione, che toglie via la parte coriacea del seme. Soltanto la sua riduzione in farina, mediante un particolare processo di macinazione, fa sì che l’acido silicico, contenuto nella parte esterna del seme, possa essere assunto attraverso la dieta. L’azione stimolante sui tessuti messa in atto da questo portentoso minerale fa sì che pelle, unghie, capelli e persino lo smalto dei denti mantengano per lungo tempo la resistenza che è loro propria. Inoltre, la presenza al suo interno di lecitina e colina (detta anche vitamina J) rende il miglio un cibo assai indicato in tutti i casi in cui il corpo umano è debilitato e necessita di riprendersi a seguito di una malattia, di una gravidanza o di prolungate ore di attività intellettuale, in quanto la colina garantisce l’integrità strutturale delle membrane cellulari. Il Panicum miliaceum è anche un ottimo diuretico, inoltre è molto digeribile ed è quindi ben tollerato da parte di chi ha problemi di stomaco e milza.
In cento grammi di miglio troviamo 11 grammi circa di proteine, quasi 70 grammi di carboidrati e 4 grammi di grassi insaturi per un totale di 356 kcalorie. Il suo sapore è delicato e dolce ma non stucchevole, il che lo rende un alimento che si presta ad un uso culinario assai vario, dato che può essere consumato sia cotto, da solo o nelle minestre, che sotto forma di crocchette, base per ripieni o insalate da condire a piacere. Il suo impiego nella preparazione di dolci ha dato vita ad una torta a base di uova e miele che fa parte dell’antica tradizione dolciaria di molte zone d’Italia.
Insomma, se vogliamo invecchiare in modo meno traumatico e al contempo garantire al nostro organismo i nutrienti più adatti al benessere psicofisico non dobbiamo fare altro che inserire nella nostra dieta tutti gli alimenti più adatti allo scopo, come il Miglio. L’alternativa è un progressivo indebolimento di tutte le facoltà intellettive che finirà per nuocere alla qualità della nostra vita.