Più pulito di così? Si muore…
Uno al giorno (Italia, 2012, 4′,04”) è lo sconvolgente cortometraggio prodotto da Greenpeace Italia per denunciare la produzione e l’uso da parte del colosso energetico ENEL di enormi quantità di energia proveniente da fonti altamente inquinanti.
Presentato durante il mese di novembre in varie sedi delle sezioni italiane di Greenpeace, Uno al giorno è stato strutturato in modo da coinvolgere un intero gruppo di operatori ed operatrici del cinema italiano che hanno lavorato gratis pur di portare avanti una denuncia ben precisa e suffragata dai fatti: a morire ogni giorno, infatti, a causa delle polveri di carbone che circolano in modo pericoloso nelle vicinanze dei centri abitati, è almeno una persona.
Presentato in anteprima nazionale sabato 24 novembre 2012 a Mestre e mercoledì 28 novembre scorso presso la sede del gruppo genovese di Greenpeace, Uno al giorno da qualche tempo sta facendo il giro della rete grazie all’implacabile tam tam divulgato da Facebook.
Quel che la rete non ha messo in rilievo è che, nel frattempo, ENEL ha presentato una diffida nei confronti di Greenpeace al fine di ottenere che le proiezioni del corto vengano a cessare, in quanto l’ente che gestisce l’energia elettrica in Italia non ha gradito il messaggio violento divulgato attraverso il video, secondo cui l’impiego del carbone garantisce sì un’energia con costi esigui e con scarsi limiti, ma il danno per l’ambiente e per la salute di coloro che vivono in aree nei pressi delle quali sorge una centrale elettrica a carbone è incalcolabile (come era stato denunciato qualche anno fa a Civitavecchia, sede di uno stabilimento ENEL a ridosso della stazione ferroviaria, del mare e di un popoloso centro abitato).
E così Greenpeace non ha fatto altro che denunciare il malaffare del gestore italiano dell’energia elettrica attraverso un cortometraggio di grande impatto emotivo, in cui le due inquietanti figure di consulenti (Pino Quartullo ed Alessandro Haber) mandati nelle case delle persone da ENEL per promuovere i loro contratti che bloccano il costo della componente energia per dodici mesi, ne escono davvero male.
Diretto dal grande Mimmo Calopresti ed interpretato da alcuni grandi interpreti del cinema di casa nostra, Uno al giorno è impreziosito dalle musiche del gruppo Subsonica, i cui ritmi martellanti – insieme alle musiche di Saro Cosentino, fanno da contrappunto alle efficaci immagini i cui protagonisti, fra cui ricordo anche Sandra Ceccarelli e Paolo Briguglia che impersonano la donna e l’uomo importunati a casa dagli advisor di ENEL, hanno prestato la loro immagine per scopi civili di estrema importanza, visto che stiamo parlando di vite umane in pericolo di morte.
Le stime di Greenpeace parlano di una percentuale del 41% di energia elettrica proveniente dal carbone, nel nostro Paese, con ENEL impegnata a portare avanti ulteriori investimenti per costruire nuove centrali a basso costo e ad altissimo impatto ambientale; ecco perché nelle città italiane con presenza di uno stabilimento che utilizza antracite per produrre energia elettrica si sono venuti a formare i comitati di cittadine e cittadini che portano avanti da diverso tempo una silenziosa battaglia di contrasto allo strapotere del colosso energetico nazionale. Silenziosa perché, al pari di altre questioni urgenti, in Italia, la stampa mainstreaming si guarda bene dal parlarne.
Scritto da Manfredi Giffone per volere di Luigi Lingelli e Andrea Boraschi di Greenpeace, con la fotografia di Paolo Ferrari ed il montaggio di Raimondo Aiello, Uno al giorno non potrà essere fermato neppure da cento diffide, giacché la forza del web è dirompente e, anche nel caso presente, è riuscita a denunciare gli ingenti costi sociali della combustione del carbone per le aree popolate.
«Chi abita nei pressi di una centrale, e si è soffermato ad osservare le operazioni di carico e scarico del carbone, non trova eccessivo il video. L’apertura del sacchetto di carbone e la fuoriuscita della polvere (…) è giustamente paragonata a quanto accade durante la movimentazione del carbone. (…) Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, infatti, questi impianti non sono ubicati in luoghi desertici e disabitati, ma nelle immediate vicinanze di luoghi di lavoro, scuole e residenze.» (fonte)
Chi inquina può uccidere anche te. Denuncialo!
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Lidia Borghi