Parlare al telefono, una fonte enorme di distrazione per sé e per chi ascolta
Vi è mai capitato di camminare per una strada un poco affollata e di trovarvi in rotta di collisione con una persona intenta a parlare al cellulare? La vostra attenzione è di continuo rivolta ad evitare urti con chi vi cammina accanto o vi viene incontro mentre, chi è impegnato ad ascoltare qualcuno che non può guardare in faccia, è così concentrato da non riuscire a schivare i passanti. Risultato? Chi telefona per strada o sul marciapiede può incappare in modo più facile in pedoni alquanto irritati per essere stati colpiti.
Ebbene, alcuni recenti studi hanno dimostrato che la nostra soglia di attenzione cala anche del 50% se siamo intenti a fare una telefonata. Immaginate quindi ciò che può accadere se questo tipo di conversazione, oggi il più diffuso su tutto il Pianeta, avviene mentre siamo alla guida di un mezzo di locomozione.
C’è di più. Uno studio portato a termine dalla psicologa e ricercatrice Lauren Emberson e dal suo collega Michael Goldstein della Cornell University di New York – i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista “Psychological Science” – rivela che, quando siamo per così dire obbligati ad ascoltare una conversazione telefonica altrui o ne siamo assai incuriositi o, spesso, proviamo molto fastidio, in quanto siamo costretti a distogliere la nostra attenzione da ciò che stavamo facendo poco prima.
Il 21 maggio 2010 l’inserto scientifico de “La Repubblica” e la sezione “Salute” de “Il Corriere della sera” hanno pubblicato la notizia di questa ricerca che ha interessato una quarantina fra studentesse e studenti di alcuni college statunitensi. Ebbene, nel momento in cui alle persone coinvolte nello studio è stato chiesto di svolgere un lavoro di concetto (come per esempio tracciare delle linee) e, allo stesso tempo, ascoltare una conversazione telefonica, gli errori commessi durante il test sono stati più numerosi.
La spiegazione è semplice e riguarda il fatto che, mentre ascoltiamo solo una parte del dialogo telefonico, la nostra attenzione viene catturata in modo più duraturo di quanto non accadrebbe se potessimo udire anche l’interlocutore che sta all’altro capo della linea. Il conseguente fastidio oppure la curiosità sfrenata derivano quindi non solo dalla distrazione, ma soprattutto dall’impossibilità di distogliere l’attenzione da ciò che le nostre orecchie stanno captando. Come ha spiegato la dottoressa Lauren Emberson, nel nostro cervello scatta un meccanismo mentale che fa sì che si cerchi di indovinare la possibile risposta dell’interlocutore telefonico a partire dai brani di conversazione appena ascoltati.
Sulla Terra sono presenti all’incirca cinque miliardi di telefoni cellulari che impegnano i due terzi della popolazione mondiale in conversazioni a distanza, spesso assai lunghe, sui luoghi di lavoro, nelle sale d’aspetto dei medici, sui mezzi pubblici di trasporto o, quel che è peggio, in auto, mentre si guida. Il risultato è, nella peggiore delle ipotesi, un tremendo fastidio. Immaginiamo quindi la reazione che può scatenarsi nella mente di una persona intenta a guidare mentre chi le siede accanto sta parlando al telefono.
Come amava dire il filosofo Kant, “la mia libertà termina dove ha inizio quella altrui” e, in un mondo ideale, stante questa massima filosofica incontrovertibile, le persone si darebbero il minor fastidio possibile. Siccome però condividiamo il Pianeta con un numero sempre più alto di abitanti che, spesso, vanno di fretta e sono distratti oltre che alquanto chiacchieroni, alcuni accorgimenti possono essere messi in atto per non mettere a dura prova l’altrui pazienza, come per esempio allontanarsi da un luogo affollato quando squilla il cellulare oppure scegliersi un angolo tranquillo in cui fermarsi fino alla fine della conversazione a distanza ma, soprattutto, non passeggiare mentre si parla al telefono. Il rispetto è assicurato.