Niente benedizione per le coppie Same Sex. Lo dice l’ex Sant’Uffizio
“Non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso. […] La Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso nel senso sopra inteso.”
Così si è espressa la Congregazione per la Dottrina della Fede il 15 marzo 2021 nel documento “Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso.”
A che cosa serve un atto del genere se non a ribadire l’ovvio?
Tra l’altro le due frasi che ho riportato si contraddicono: nella prima si parla di illiceità, nella seconda si dice che la Chiesa non ha il potere di impartire questo tipo di benedizioni. Quale che sia il vero assunto, tuttavia, le persone dello stesso sesso conviventi non possono essere consacrate, perché non rientrano nei disegni di Dio sulla Creazione “pienamente rivelati da Cristo Signore”. Non sono compatibili, insomma, come dei pezzi di ricambio sbagliati, con i progetti divini per l’umanità.
Tutto già visto: l’inclinazione omosessuale è sbagliata, nessuna ingiusta discriminazione, Dio ama ogni sua creatura, la Chiesa ha a cuore le persone, ma quelle lesbiche e gay le benedice solo se sono single.
La Congregazione è vecchia, instabile e fuori tempo e ha creato una grande crisi pastorale, è vero, ma che dire di papa Francesco, il Pontefice che al giudizio preferisce la misericordia? Ha firmato il documento o no? Di sicuro ne era stato informato. Tacita approvazione? Non direi. Fonti anonime riferiscono che con il discorso tenuto durante l’Angelus del 21 marzo il Papa abbia voluto prendere le distanze dall’accaduto. Lui, però, tace.
La pedagogista sociale Alessandra Bialetti, cattolica osservante, ha commentato l’increscioso evento: “Il Responsum mette in evidenza tutta la sua fragilità poiché dimentica come si deve concretizzare il messaggio evangelico. Ben presto diventerà obsoleto.”
Il documento dell’ex Sant’Uffizio ha ribadito lo standard cattolico del “o sei come dico io o sei fuori dalla Chiesa”, mentre a essere fuori, ma dal tempo, è il suo messaggio, perché le persone dello stesso sesso che vivono in coppia sanno che il loro amore è santo e ispirato e sostenuto da Dio, perciò sono già state benedette. Insomma, la Congregazione arriva tardi e, come ha affermato Francis DeBernardo di “New Ways Ministry”: “Il dentifricio è fuori dal tubetto e non può essere rimesso all’interno.”
James Alison, sacerdote gay e teologo, sul quotidiano statunitense “The Tablet” ha scritto che il Responsum è un “capriccio” che gioca con le emozioni per esercitare un potere sulle persone; nessuna apertura al dialogo, quindi, solo la volontà di ribadire l’egemonia di un apparato clericale traballante; Alison aggiunge che a suo avviso il messaggio è rivolto al “movimento pro benedizione in Germania.”
Quasi mille ministri di culto tedeschi, infatti, hanno diffuso una lettera in cui dichiarano di appoggiare le benedizioni delle coppie lesbiche e gay; come il vescovo di Magonza, Peter Kohlgraf, che ha dichiarato come queste si inscrivano nelle pastorali a esse dedicate e le loro modalità non si basino sui matrimoni cattolici: “Non sto sostenendo una forma di benedizione simile a una cerimonia di matrimonio, ma io sostengo l’accompagnamento, invece di giudicare.”
Chi prova dolore nel leggere parole del genere, chi è caduto in depressione e non riesce a tirarsi su, tenga a mente queste parole: non è la Chiesa cattolica ad avere l’autorità di benedire una coppia formata da persone dello stesso sesso, ma è la coppia stessa a ricevere la grazia di Dio, se è pronta ad accoglierla. Con questo documento la Congregazione per la Dottrina della Fede vuol far credere di avere un potere che non ha. La Chiesa non può limitare l’amore di Dio.