Molestia sessuale
«Tieni, occupatene tu.»
«Di che si tratta?»
«Molestia sessuale.»
«La vittima?»
«Le vittime: due ragazzini e una ragazzina.»
«Anni?»
«11, 10 e 10.»
«O merda.»
«Dai, muoviti, voglio quel porco in questura prima di sera.»
«Vado.»
«Ah, aspetta! La ragazzina ha raccontato tutto alla madre.»
«Bene, a dopo.»
«Chi è?»
«Polizia!»
«Buona sera, signora, ispettrice Angela Marinelli, ho bisogno di farle alcune domande a proposito di quanto è accaduto oggi pomeriggio. Sua figlia è in casa?»
«Sì, sì, siamo rientrate insieme.»
«Bene, la chiami.»
«Sono qui…»
«Oh, bene, qual è il tuo nome?»
«***»
«Quanti anni hai?»
«10.»
«E dimmi, giochi sempre con i tuoi amici e le tue amiche giù in strada?»
«Sì.»
«Ora ti chiedo di raccontarmi tutto ciò che ricordi, proprio come hai fatto con la mamma. Signora, ci lasci sole, la chiamerò io quando avrò finito.»
«Ero con R. e P., avevamo appena finito la prima parte della salita che porta al “Residence dei raggi di sole”; lì c’è una specie di spiazzo perché ci sono le porte dei box. Una era aperta, da dove ci trovavamo vedevamo un ragazzo che stava chino su un’auto. In quel punto della strada passano poche macchine che non vanno molto veloci, per cui a volte si può giocare un po’ più lontani dallo spiazzo. Poi… quasi insieme… ci giriamo verso il box e… vediamo che quel ragazzo ha i calzoni calati e si sta… accarezzando il pene, ce l’ha molto grande, poi ci guarda, noi eravamo… sì, insomma, eravamo stupiti, P. taceva e R. e io eravamo molto turbati, R. mi ha chiesto cosa stava facendo, ma io non lo sapevo e non gli ho risposto, così siamo scesi e ognuno è andato a casa sua, poi io ho raccontato tutto a mia madre e lei mi ha detto di andare con lei, siamo andate a prendere R. e P. e abbiamo raggiunto il punto in cui prima stavamo giocando. Il box era ancora aperto, dall’interno proveniva il suono di una radiolina, mia madre ci dice di aspettarla lì, si accende una sigaretta, tira una bella boccata e va verso il box. Il ragazzo non si vedeva, si vedeva solo mia madre che gesticolava e che gli puntava il dito contro e io ho potuto percepire qualche suono: lui ha negato, allora lei gli ha spiegato cosa stava facendo col pene di fuori davanti a tre ragazzini, ma lui ha continuato a negare, così lei gli ha quasi urlato che si stava facendo una… sega, ma lui ha continuato a negare, così mia madre lo ha minacciato: “se ti becco ancora a fare il porco di fronte a quei tre bambini, a casa sano non ci torni, fosse l’ultima cosa che faccio.”»
«E poi che è successo?»
«Mia madre è venuta verso di noi e insieme siamo scesi per tornare a casa. Era arrabbiata e scossa.»
«Quando hai assistito a quella scena, che cosa hai provato?»
«Ero turbata, non ero a mio agio. Qualcosa non andava.»
«E i tuoi due compagni?»
«Erano sconvolti come me.»
«Bene, ***, sei stata molto coraggiosa. Ora chiamiamo la mamma. Signora?»
«Sì?»
«Sua figlia è stata molto brava; ora tocca a lei. *** ci aspetti nella tua stanza?»
«Allora, signora il suo nome?»
«M.»
«M., ok. Allora, mi racconti cosa è successo da quando è entrata nel box.»
«Davanti a me ho visto una macchina col cofano aperto e alla mia sinistra un ragazzo sui 20 anni, alto, riccioluto, l’ho affrontato subito, l’ho accusato di essersi fatto una sega davanti ai bambini. Lui ha negato, io ho rincarato la dose, dicendogli che cose del genere dovrebbe farle a casa sua e che ha provocato un trauma ai bambini. Poi gli ho chiesto se non si vergognava, ma lui ha continuato a negare e più lui negava più io lo accusavo. Ero determinata a inchiodarlo alle sue responsabilità.»
«E poi?»
«E poi l’ho lasciato lì, me ne sono andata, ho raggiunto i bambini e ognuno è tornato a casa sua.»
«È stata molto coraggiosa, non tutte le madri avrebbero fatto quello che ha fatto lei.»
«Sì, infatti ancora adesso non so dove ho trovato la forza.»
«Bene, signora M., per ora è tutto, se avrò ancora bisogno di lei, so dove trovarla. Ah, dove posso trovare gli altri due bambini?»
«Ah, sì, R. abita qui sopra, la porta accanto all’ascensore, mentre P. aiuta la madre in bottega, qui sotto.»
«Polizia, ispettrice Angela Marinelli. Documenti, prego.»
«Che è successo?»
«Faccia quel che le ho chiesto, per cortesia. Lei è il signor E.F…. nato a *** il 15… giugno 1958. Gargiulo!»
«Comandi, ispettore!»
«Ispettrice, Gargiulo! Ispettrice.»
«Vabbè è uguale.»
«E no che non è uguale.»
«Signor F. da quanto è dietro a lavorare al motore della sua auto?»
«Saranno un paio d’ore, minuto più minuto meno.»
«Ci deve seguire in Questura.»
«Come, scusi?»
«Ha sentito bene.»
«E con quale accusa?»
«Mai parlato di accuse. Si accomodi dietro, L’appuntato Gargiulo le farà compagnia. Occhio a dove mette le mani, altrimenti le fa indossare i braccialetti.»
«Me l’hai portato? Bene.»
«Ho sentito i bambini e la madre della bambina, tipa tosta, un po’ di cose le abbiamo.»
«Ottimo, mandamelo. Guarda te se ci dobbiamo rompere i coglioni con un pedofilo segaiolo di merda.»
«Signor E.F., le dico perché è qui.»
«Sarà il caso!»
«Parlerà quando glie lo dirò io, fino ad allora stia zitto.»
«Guardi che conosco i miei diritti.»
«Fac-cia si-len-zio!»
«C’è una denuncia a suo carico per molestia sessuale a danno di due bambini e una bambina, la madre di quest’ultima è entrata nel suo box per dirgliene quattro. Continui lei.»
«Io non ho niente da dire se non che a un certo punto, mentre stavo aggiustando la mia auto, me la vedo piombare nel box, puntarmi il dito contro e accusarmi di aver molestato tre bambini. Io ovviamente ho negato, ma quella insisteva, io ho continuato a negare e lei mi ha minacciato di farmi del male se li avessi molestati ancora.»
«Le rinfresco la memoria.»
“Ero con R. e P., avevamo appena finito la prima parte della salita del “Residence dei raggi di sole”, lì c’è una specie di spiazzo perché ci sono le porte dei box. Una era aperta, da dove ci trovavamo vedevamo un ragazzo che stava chino su un’auto. In quel punto della strada passano poche macchine che non vanno molto veloci, per cui a volte si può giocare un po’ più lontani dallospiazzo. Poi… quasi insieme… ci giriamo verso il box e… vediamo che quel ragazzo ha i calzoni calati e si sta… accarezzando il pene, ce l’ha molto grande, poi ci guarda, noi eravamo… sì, insomma, eravamo stupiti, P. taceva e R. e io eravamo molto turbati, R. mi ha chiesto cosa stava facendo, ma io non lo sapevo e non gli ho risposto, così siamo scesi e ognuno è andato a casa sua, poi io ho raccontato tutto a mia madre e lei mi ha detto di andare con lei, siamo andate a prendere R. e P. e abbiamo raggiunto il punto in cui prima stavamo giocando. Il box era ancora aperto, dall’interno proveniva il suono di una radiolina, mia madre ci dice di aspettarla lì, si accende una sigaretta, tira una bella boccata e va verso il box. Il ragazzo non si vedeva, si vedeva solo mia madre che gesticolava e che gli puntava il dito contro e io ho potuto percepire qualche suono: lui ha negato, allora lei gli ha spiegato cosa stava facendo col pene di fuori davanti a tre ragazzini, ma lui ha continuato a negare, così lei gli ha quasi urlato che si stava facendo una… sega, ma lui ha continuato a negare, così mia madre lo ha minacciato: ’se ti becco ancora a fare il porco di fronte a quei tre bambini, a casa sano non ci torni, fosse l’ultima cosa che faccio.’»
«Non è vero niente!»
«Lei proprio non ce la fa a stare zitto, vero? Deve tacere, altrimenti stanotte dorme in guardina. Allora, questa è la deposizione di uno dei bambini che l’hanno vista con l’uccello duro in mano, era ancora sconvolto, non capisce ancora che cosa sia una sega.»
«Quello che ha detto quel bambino è falso, io stavo solo riparando la mia auto e quella donna è pazza, mi ha aggredito e ho fatto fatica a difendermi dai suoi atteggiamenti violenti. Dovrei essere io a denunciarla, ma sono una persona corretta e non lo farò. Quanto ai tre bambini, volevano giocare a pallone nel piccolo spiazzo, ma hanno trovato il mio box aperto, così se ne sono andati.»
«Me li descriva.»
«Uno era più alto degli altri due, maglietta blu scuro e jeans, l’altro più basso, con calzoncini da calcio bianchi e maglia del Genoa e il terzo più o meno alto come il secondo, con pantaloni azzurrini e maglietta verde scuro. Dei tre quello con la maglia del Genoa aveva le scarpe con i tacchetti.»
«Ha fatto uno sbaglio: dei tre ragazzini uno era una femmina, non si è accorto che aveva la coda di cavallo perché era troppo concentrato a masturbarsi? Ora le dico io come sono andate le cose: lei stava armeggiando con l’auto di papà e, quando sono arrivati i tre ragazzini non le è sembrato vero di divertirsi un po’ con il tronchetto della felicità.»
«No!»
«Alla sola idea le si è drizzato, lei è sbucato dal muro del box, si è calato i pantaloni, se lo è preso in mano e ha cominciato a giocare al cinque contro uno.»
«No!»
«Loro si sono girati e l’hanno vista, lei ha continuato a masturbarsi, poi sono scesi.
«Nooo!»
«Era talmente Infoiato che non ha pensato alle conseguenze, cioè che uno dei tre ragazzini potesse raccontare tutto ai genitori.»
«Non è vero! Non avete niente contro di me! È la mia parola contro la vostra! Nessuno crederà a tre mocciosi con la palla in mano! Se non mi rilasciate chiamo l’avvocato di mio padre e la mando a scaricare cassette di carciofi ai mercati generali!»
«Ha cantato?»
«Vuoi scherzare? Ha negato fino all’ultimo e ha minacciato di metterci di mezzo l’avvocato di suo padre. È un figlio di papà che crede di poter fare tutto ciò che vuole e purtroppo ha ragione lui, non c’è modo di inchiodarlo alle sue responsabilità: è la sua parola contro quella di “tre mocciosi con la palla in mano”, come li ha definiti. A chi crederebbe una giuria? Devo rilasciarlo, e devo farlo prima che chiami il legale della famiglia, altrimenti mi fa saltare il culo. Pensaci tu, che se me lo rivedo davanti, a casa sano non ci torna, fosse l’ultima cosa che faccio.»
«Va bene.»
«Signor F. è libero, firmi il verbale e se ne vada.»
«Ah, bene, era ora. Questo posto puzza di merda.»
«Non tiri troppo la corda, che potrebbe anche esserci qualcuno che ha visto tutto da qualche finestra. Fossi in lei aspetterei qualche mese prima di cantare vittoria.»
«Tutte cazzate, io sono innocente. Non saranno tre coglioncelli con le labbra ancora sporche di latte a rovinarmi la vita, per non parlare di quella madre esaltata. Sembrava drogata.»
«Se ne vada, segaiolo di merda.»