Loving Annabelle. Una recensione
Lo hanno definito didascalico, monotono, lento, stucchevole, ma il pluripremiato Lesbian Drama “Loving Annabelle” continua a piacere, malgrado sia uscito nel 2006. Interpretato da Erin Kelly e Diane Gaidry, parla di un’insegnante del cattolicissimo istituto scolastico Santa Teresa e di un’adolescente ribelle sbattuta in collegio dall’anaffettiva madre senatrice.
La trama: Simone Bradley insegna poesia in un educandato dalle regole ferree, Annabelle Tillman è una nuova allieva, arrivata lì dopo essere stata cacciata da due scuole a causa della sua allergia alle regole; si innamora dell’insegnante, che però rifiuta le sue avance.
Simone trascorre un’esistenza monotona, scandita dagli orari del collegio, che è la sua casa, il suo riparo, la sua tana; le espressioni sul suo viso ne rivelano la rassegnazione: quanto può far male, a volte, il rispetto per le convenzioni sociali? Lì ha tutti i suoi comfort e una zia, la preside Madre Immacolata, che intrattiene con lei un rapporto morboso.
Annabelle è l’opposto: bella, spregiudicata, disinibita, sicura di sé, fuma le canne, sulla divisa scolastica indossa rosari buddisti che la direttrice le ordina di togliere; la sua disinvoltura non passa inosservata e suscita la gelosia di una delle sue compagne di stanza, colei il cui comportamento sarà fondamentale durante le scene finali.
Quando la Madre ordina a Simone di tenere d’occhio la nuova arrivata, affinché il buon nome della scuola non venga macchiato dalla sua condotta licenziosa, lei deve obbedire e mentre capisce di provare qualcosa per Annabelle, il suo contegno irreprensibile di insegnante modello si incrina di fronte alla dolcezza di una ragazza il cui atteggiamento da dura è solo una facciata dietro la quale si nasconde uno sconfinato bisogno d’amore.
A mano a mano che si avvicina il culmine della vicenda, un segreto innominabile che pesa sul cuore di Simone viene svelato a poco a poco grazie a una sua vecchia lettera trovata e letta da Annabelle; è proprio questo particolare a far cedere la donna, che però continua a respingere la giovane: esita, non sa decidersi, nella sua vita c’è un bravo ragazzo che la ama e la vuol sposare, anche se lei lo considera una specie di fratello maggiore senza neanche rendersene conto.
È durante il ballo della scuola che il tormento di Simone svanisce del tutto: quando Annabelle comincia a cantare un brano scritto apposta per lei, capisce che può amarla nonostante viva e insegni in una galera senza chiavi e catenacci.
La regista Katherine Brooks ha voluto non solo narrare la nascita di un amore con grande sensibilità, ma anche denunciare il clima da caserma di certi istituti scolastici cattolici, dietro la cui rigida disciplina si nascondono crudeli comportamenti psicopatologici. Con intelligenza, poi, ha reso la differenza abissale fra la debolezza di Simone e la carica di sensualità della sua allieva.
Un ruolo minore, ma importante, riveste il prete della scuola, Padre Harris, interpretato da Kevin McCarthy, i cui sermoni domenicali suscitano i risolini delle presenti, malgrado trasmettano dei messaggi importanti, nascosti in situazioni solo in apparenza astruse; durante un dialogo che sa tanto di confessione, l’uomo fa capire a Simone di non essere così tanto stordito e di averne percepito il grande tormento: “Il mio problema è che so tutto”, le dice.
“Loving Annabelle” ha vinto ben nove premi, nonostante sia stato realizzato con un budget ridotto, che ha costretto la regista a girare il film in meno di un mese e a rinunciare al finale che aveva scritto, poiché a ridosso dell’ultimo ciak le erano stati tagliati i fondi.
Pellicole come questa fanno ancora paura perché l’amore fra donne è inconcepibile; è il sesso a buon mercato dei film porno a importare, perché offre un catalogo di movenze finte che hanno il solo scopo di provocare il maschio medio.
“Loving Annabelle” è un film che contrappone il perbenismo ipocrita all’amore appassionato; un contrasto netto, in cui l’uno si annulla e l’altro risplende.