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L’omosessualità oltre i 60 anni: realtà e prospettive. Un sondaggio on-line

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Dialogo di Lidia Borghi con Raffaele Lelleri, sociologo e formatore

Raffaele Lelleri è sociologo, formatore e tecnico della ricerca sociale e si occupa, in particolare, di tre tematiche fondamentali per ogni Paese che si voglia definire civile: stato sociale, immigrazione e minoranze sessuali. A lui dobbiamo diversi studi nazionali assai importanti i cui esiti, se ben analizzati, ci permettono di avere il polso della situazione, in Italia, in merito a temi significativi eppure poco conosciuti quali il rapporto delle minoranze sessuali con il mondo del lavoro, la sieropositività vissuta dal mondo lesbico e gay oggi, il bullismo di stampo omofobico, la cultura delle persone migranti, l’omogenitorialità e la condizione delle persone omosessuali con disabilità. Di recente Lelleri ha lanciato, attraverso il suo sito, un interessante sondaggio volto ad approfondire uno dei temi più nascosti dell’omosessualità, quello riguardante il modo in cui le persone con orientamento affettivo e sessuale altro vivono il proprio e l’altrui invecchiamento. Da me interpellato per saperne di più, volentieri ha accettato di rispondere a qualche mia domanda.

Benvenuto sul portale del Progetto Gionata su fede e omosessualità, Raffaele. La tua ultima ricerca in ordine di tempo sta interessando la cosiddetta terza età da un punto di vista spesso lasciato nel silenzio, quello dell’omosessualità. Il breve questionario anonimo che hai preparato sta facendo il giro del web e sta dando la possibilità a tanti gay e a tante lesbiche che hanno superato i sessant’anni di farsi conoscere dall’opinione pubblica. Com’è nata l’idea di questa indagine?

Grazie per il benvenuto. Mi fa molto piacere essere ospitato sul vostro portale. Mi occupo di persone omo-bisessuali e trans in Italia, sempre cercando di andare oltre gli stereotipi e le comode e false verità. Mi interessano molto le minoranze all’interno della nostra minoranza. In questi anni ho ad esempio studiato le persone omo-bisessuali con disabilità, i gay HIV+, le persone LGBT straniere migranti.
Da tempo avevo in mente di capire meglio la realtà dei gay e delle lesbiche anziane. L’occasione mi è ora stata data dal convegno “Omosessualità e Anzianità: tra invisibilità e nuovi diritti” . Gli organizzatori mi hanno chiesto di fare un intervento introduttivo ai lavori. Cercando materiale, mi sono accorto che nel nostro Paese la ricerca scientifica ha prodotto davvero molto poco al riguardo. L’idea di lanciare questa indagine è nata quindi con l’intento di cominciare a produrre conoscenza su quest’ambito. L’associazione Equality Italia, la SPI CGIL, il professor Luca Pietrantoni della Facoltà di Psicologia di Cesena (Università di Bologna), il gruppo Over55 LGBT e l’associazione Lambda di Torino hanno accolto con interesse questa proposta ed ora mi stanno aiutando nella ricerca. Io sono il responsabile scientifico del sondaggio; lo faccio come volontariato.

Diciannove sono le domande del questionario: come le hai strutturate? Quali particolari ti interessa conoscere del connubio omosessualità/anzianità?

Il questionario è piuttosto semplice. L’indagine non mira a descrivere come vivono e cosa pensano le persone omosessuali e anziane. Per raggiungere questo obiettivo, che è importantissimo e che speriamo di raggiungere in futuro, non è infatti adeguato lo strumento del questionario auto-compilato e on-line. Ciò che ci interessa qui capire duplice: da un lato, se le persone LGBT pensano al proprio invecchiare, come si immaginano da anziane; dall’altro, se conoscono e frequentano persone LGBT anziane, come queste sono visibili all’interno della nostra comunità.
Le domande sono rivolte a persone di tutte le età (…). Sarà interessante analizzare se le opinioni che raccogliamo sono condivise da tutti e da tutte oppure, ad esempio, se i gay hanno opinioni diverse dalle lesbiche, se i più giovani hanno opinioni diverse dai più vecchi, se coloro che abitano nel Nord d’Italia hanno opinioni diverse da coloro che abitano nel Meridione.

Ricordiamo la scadenza del sondaggio: quanto tempo hanno le persone interessate per far sapere di sé alle Italiane e agli Italiani? E dopo che cosa accadrà?

Il questionario è anonimo ed è possibile rispondervi fino al 23 novembre 2012. Il 28 dello stesso mese, a Roma, nel corso del convegno di cui ti ho detto in precedenza, presenterò i risultati, che a fine mese caricherò anche sul mio sito per tutte le persone interessate. Più questionari raccogliamo – e più diversi tra di loro – migliore sarà la fotografia che avremo disponibile su tali argomenti. Chiedo quindi a tutti e tutte di regalarci 5 minuti del loro tempo per questo progetto: ogni punto di vista conta ed è importante.

Spesso le persone gay e lesbiche che appartengono alla fascia d’età di chi ha superato i sessant’anni sono anche disabili: quali particolari sono emersi dal tuo studio sull’omosessualità dalla parte di chi ha un handicap psicofisico?

Nel 2007, l’indagine “Abili di cuore” ha raccolto la testimonianza, in tutta Italia, di 25 gay e lesbiche con disabilità psicofisiche. Ricordo che fu molto coinvolgente realizzare quello studio, perché le persone che intervistammo ci raccontarono con grande franchezza la propria vita – spesso connotata sia da grandi difficoltà sia da importanti sforzi volti a risolvere questi limiti. Di quello studio, che realizzai assieme a Priscilla Berardi, conservo un insegnamento: che nulla è perduto se si sta bene con se stessi e se si ha la fortuna di avere almeno una persona cara. Questi temi mi sono rimasti nel cuore. Infatti, assieme all’associazione Biblioteca Vivente Bologna e ad un paio di amici, stiamo ora promuovendo il video “Sesso, Amore & Disabilità”, che vi consiglio caldamente di consultare.

Fra i tuoi numerosi campi d’azione e d’intervento vi è anche quello del bullismo omofobico e degli attacchi omofobici sui luoghi di lavoro. Ti chiedo un breve accenno a due argomenti di scottante attualità.

Sono due argomenti diversi ma con alcuni aspetti in comune, secondo me. Di bullismo omofobico si parla abbastanza, finalmente. Vari progetti sono stati realizzati e sono tuttora aperti. Sono moderatamente fiducioso: oggi i giovani e giovanissimi gay e lesbiche hanno probabilmente una vita migliore a scuola rispetto a noi. La mia speranza è che diminuiscano i suicidi ed i tentativi di suicidio. A questo riguardo, mi piacerebbe che anche in Italia prendesse piede la campagna “It Gets Better” che altrove è stata un successo perché ha scoperchiato un tema messo sotto silenzio ed ha messo in campo molte buone risorse della società. Dobbiamo tutelare ed investire nelle nuove generazioni.
Di omofobia e omonegatività sul lavoro si parla meno, purtroppo. Mi pare un problema meno diffuso del bullismo omofobico a scuola; ciononostante, chi ne è vittima si trova ancora troppo spesso da solo ad affrontare il problema, non sa a chi rivolgersi con fiducia. In entrambi i casi, l’importante è riuscire a chiedere una mano, ad uscire dalla propria solitudine e – magari – senso di colpa. Come fa la campagna “It Gets Better”, infine, io credo che sia importante diffondere anche messaggi positivi: ci sono dei momenti in cui tutto sembra perduto, ma fortunatamente questi poi passano e possiamo essere persone LGBT felici e consapevoli.

Il Progetto Gionata su fede e omosessualità è il punto di riferimento nazionale dei tanti gruppi di omosessuali credenti sparsi per il territorio; all’interno di queste piccole grandi comunità sono presenti molti gay e molte lesbiche ultrasessantenni che, spesso dopo anni di profondo travaglio interiore, stanno ora vivendo il loro rapporto con il divino in modo davvero sereno. Ti chiedo un breve commento a tutto ciò.

Sono molto riconoscente nei confronti delle persone LGBT che mi hanno preceduto nel corso del tempo, che hanno iniziato a cambiare il mondo. Io posso vivere abbastanza liberamente, al giorno d’oggi, anche grazie a loro. Ce ne dimentichiamo troppo spesso, purtroppo. Ciò vale anche per chi è all’interno della chiesa.Abbiamo bisogno di persone serene con se stesse – sono una risorsa per tutti e per tutte!
Vorrei che nel nostro Paese il contatto tra le generazioni, anche LGBT, sia più intenso di com’è attualmente. Questi rapporti di scambio sono particolarmente importanti per la nostra comunità, secondo me, visto che nella maggior parte dei casi, in caso di bisogno, non possiamo contare, come invece fanno solitamente molte persone eterosessuali, sui figli. Dobbiamo trovare nuove forme di solidarietà, al di là del sangue.

A luglio del 2011 è stata pubblicata la prima indagine italiana in assoluto riguardante i famigliari cristiani di alcune persone LGBT. Quando potremo avere uno studio sociologico approfondito sul rapporto che le persone gay e lesbiche hanno con la spiritualità e, in particolare, con la chiesa cattolica? Ti lancio una sfida: potresti forse essere tu l’artefice di ciò?

Da molto tempo non sono addentro alle questioni religiose, nella vita ho fatto scelte diverse, ma se mi date una mano… accetto la sfida!

Per rispondere alle domande del sondaggio promosso da Raffaele Lelleri click QUI

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