Libertà religiosa versus diritti umani, due esempi
Dicembre 2008: l’Unione Europea presenta un progetto per la depenalizzazione universale dell’omosessualità; tutti favorevoli tranne lo stato del Vaticano che, attraverso il suo portavoce, Federico Lombardi, spiega come, se la proposta venisse accettata, discriminerebbe gli stati che non riconoscono il matrimonio egualitario.
Marzo 2020: l’ONU pubblicail rapporto del Consiglio sui Diritti Umani sulla libertà di religione e di fede; dura la presa di posizione dello stato Pontificio, il cui delegato a Ginevra, l’arcivescovo Ivan Jurkovič,ha detto: “[…]inaccettabili e offensive risultano le numerose raccomandazioni perché la libertà di religione e di fede, e l’obiezione di coscienza, siano lasciate da parte per promuovere gli altri cosiddetti ‘diritti umani’, che […]costituiscono una sorta di ‘colonizzazione ideologica’ da parte di alcuni Stati e istituzioni internazionali.”
Cosa c’è scritto di così tremendo per la Santa Sede in quel rapporto? Che in nome della libertà di culto i gruppi religiosi estremisti possono influenzare il potere legislativo dei loro paesi per riuscire a far emanare leggi che violano i diritti delle donne, delle bambine e delle persone LGBTI. Ecco un passaggio della relazione: “le varie religioni e fedi vengono sempre più usate per negare il diritto alla riproduzione consapevole e i diritti sessuali, per rendere illegali i patti tra i dipendenti miranti a proteggersi dai datori di lavoro, negare la pari dignità alle persone LGBT+, minare alla base il diritto alla libertà religiosa e di convinzione a donne, bambine e persone LGBT+.”
Sembra che la Chiesa cattolica sia rimasta ferma a 2.500 anni fa quando, in nome della religione, commetteva i delitti più efferati, benché molte siano oggi le organizzazioni religiose che stanno provando a oscurarne la fama secolare, come quelle vicine all’amministrazione Trump, che consente ai vescovi statunitensi di usare la libertà di culto per negare alle donne e alle persone LGBTI il diritto basilare alla salute e alla difesa contro la violenza; inoltre ad aprile è nata l’alleanza “Catholics for Trump” a sostegno della campagna per la rielezione del presidente degli Stati Uniti, ai cui vertici ci sono esponenti delle posizioni più conservatrici contro l’aborto, il matrimonio egualitario e le persone transgender.
In un articolo sul periodico cattolico progressista “National Catholic Reporter” la giornalista Jamie Manson ha scritto: “Questo rapporto delle Nazioni Unite è il tentativo più coraggioso finora visto per provare alimitare l’eccessiva influenza dei gruppi religiosi sulle leggi civili.” mentre Francis DeBernardo, direttore esecutivo di “New Ways Ministry”, ha detto: “fino a che la Chiesa non smetterà di abusare della libertà religiosa per giustificare la discriminazione, la sua testimonianza di custodedei diritti umani sarà sempre compromessa.”
Altra questione: il prossimo sinodo dei vescovi si terrà nel 2022 e avrà come tema la sinodalità, ovveroil camminare insieme e ci si chiede se la partecipazione alla vita della Chiesa secondo la vocazione di ciascuno, per servire il prossimo attraverso i doni ricevuti dallo Spirito Santo, riguarderà anche le persone LGBTI cattoliche. Il sinodo del 2015 aveva confermato le normedel Magistero sulle questioni LGBTI e aveva provato che la Chiesa è restia adaffrontare il tema dell’identità di genere,delle persone LGBTI e delle loro famiglie, quindi si trovadi fronte all’ennesima sfida: dedicarsi in modo serio ai temi civili cruciali che fino a ora ha trattatoin modo superficiale. Il prossimo sinodo rappresenterà quindiuna verifica per capire a che punto sia la Chiesa in merito alla partecipazione di tutt* i/le fedeli alla sua vita.
Per Robert Shine, direttore associato di “New Ways Ministry”, “se vedremo discussioni sincere sul genere e la sessualità e un profondo ascolto, da parte dell’istituzione, delle persone LGBTQ cattoliche, sarà un grande passo avanti verso l’obiettivo di essere una Chiesa ‘casa per tutti’.”