LGBT e terapie riparative. I vescovi polacchi le invocano
Nel 2008 la Polonia era uno dei cinque stati membri dell’UE a non riconoscere il diritto fondamentale al matrimonio fra persone dello stesso sesso. In Polonia i crimini d’odio e l’incitamento all’odio non costituiscono reato. In Polonia i gruppi di estrema destra hanno terreno facile.
Agosto 2020, la Conferenza Episcopale Polacca emette un documento in cui accusa il movimento LGBT di trasformare la società attraverso la regolarizzazione delle pratiche omosessuali; attacca anche i social, che “diffondono l’ideologia di genere“ e, al paragrafo 38, dice: “In seguito alle sfide portate dall’ideologia gender e dai movimenti LGBT è necessario creare dei centri di supporto (anche con l’aiuto della Chiesa e delle sue strutture) per aiutare le persone a ritrovare la loro salute e il loro orientamento sessuale naturale.” Il riferimento alle terapie riparative è chiaro.
Settembre 2020, il vescovo Józef Wróbel ha affermato che l’auspicio della Conferenza Episcopale Polacca di introdurre le terapie riparative in Polonia è un “malinteso” e che il paragrafo 38 del documento episcopale si riferisce solo alle persone che chiedono aiuto “perché soffrono a causa delle loro inclinazioni, sperimentano di essere lacerate dolorosamente e non sono in grado di far fronte a se stesse.” Wróbel è lo stesso vescovo che ha criticato le Nazioni Unite per aver condannato le terapie riparative.
Dal 2015 lo stato polacco ha un presidente ultraconservatore che durante i suoi proclami ufficiali fomenta l’odio nei confronti delle persone LGBT, il che gli ha permesso di ottenere il voto dell’elettorato di destra e di giurare di fronte all’Assemblea Nazionale per il secondo mandato consecutivo. Durante il discorso di insediamento ha detto che gli omosessuali non sono persone, ma un’ideologia che supera il Comunismo. È accaduto a luglio.
Settembre 2020, il vescovo Ignacy Dec ha affermato che le persone LGBT “superano le norme della normale decenza umana. […] La minaccia più grave per l’umanità non sono le malattie infettive o la fame o anche le catastrofi ecologiche, ma proprio l’ideologia di genere.”
Solo un anno fa il vescovo di Cracovia, Marek Jedraszewski, aveva definito il movimento LGBT “la piaga della bandiera arcobaleno” e aveva paragonato le persone LGBT ai pedofili, solo che le sue parole esulano dal campo della teologia, come quando ha chiamato le persone lesbiche e gay “esseri degenerati incapaci di trasmettere la vita.”
Lo psicologo gesuita Jacek Prusak ha commentato: “Il documento è antiscientifico perché la ricerca non conferma l’esistenza di un unico modello di sviluppo di un determinato orientamento, così come non conferma la possibilità di cambiare questo orientamento, […] ed è dannoso perché legittima interventi psicologici raccomandati per motivi religiosi che hanno conseguenze negative sul benessere mentale.”
Il Vaticano ha dedicato solo un breve trafiletto al documento polacco, il che sconcerta, perché non si capisce se il silenzio sia dovuto alla volontà di non prendere posizione, oppure di glissare su uno scritto imbarazzante.
La scienza invocata dalla Conferenza Episcopale Polacca è fasulla, “New Ways Ministry” l’ha definita “scienza spazzatura” e ha auspicato una ritrattazione almeno del paragrafo 38; se poi avvenisse per l’intero documento, sarebbe meglio. “New Ways Ministry” ha aggiunto che, siccome l’omosessualità viene considerata sia un disordine sia una variante naturale della sessualità, i vescovi polacchi cavalcano questa ambiguità, che mette in pericolo le vite altrui.
All’inizio di luglio la Chiesa polacca è stata investita dallo scandalo pedofilia e la Conferenza Episcopale ha cominciato a mettere a tacere la faccenda, ha coperto i crimini, i preti pedofili e non ha avuto alcuna parola di rispetto per le vittime, alle quali avrebbe dovuto garantire terapie psicologiche e consulenza legale.
Il motto del traditore seriale è “negare sempre, anche di fronte all’evidenza”. A quanto pare la Conferenza Episcopale Polacca l’ha fatto proprio.