Le proprietà antitumorali della Gravìola
Annona muricata è il nome scientifico di una pianta tropicale che appartiene alla famiglia delle Annonacee. In Italia è nota come Gravìola, nei Paesi di lingua spagnola come Guanábana, in francese viene chiamata Corossol épineux e in inglese Soursop.
L’albero, che può raggiungere anche i nove metri d’altezza, è sempreverde e produce fiori carnosi di un colore che va dal giallo paglierino al verde e dei frutti assai gustosi e asprigni che vengono consumati freschi oppure frullati per la preparazione di dissetanti bevande estive, alcooliche e non.
La Gravìola è diffusa in una vasta area geografica che comprende Brasile, Caraibi, Haiti, Giamaica, Messico, Panama, Perù, Stati Uniti, Malesia e India e da secoli le popolazioni indigene la consumano non solo come gustoso nutriente ma anche per le sue proprietà curative (di essa si usano il frutto, i semi, la corteccia, le foglie e le radici a seconda del disturbo), tanto che ogni zona geografica citata ha la sua particolare tradizione terapeutica. E così gli Indiani ne sfruttano i semi per debellare i parassiti intestinali, le foglie per la dissenteria, l’artrite e l’asma, mentre negli Stati Uniti sono molte le persone che ne assumono l’estratto secco o il macerato idroalcolico per curare la depressione e le infezioni da funghi. Sembra, poi, che questo frutto venga utilizzato in Perù per combattere il diabete, le infiammazioni e l’ulcera, mentre i Messicani ne riconoscono le proprietà lenitive degli accessi febbrili. I Malesi, invece, lo usano per i reumatismi e i Brasiliani in caso di bronchiti, tosse, ascessi e coliche intestinali. Nonostante ciò, occorre fare molta attenzione ai suoi effetti collaterali, poiché la Gravìola contiene sostanze ipotensive e vasodilatatorie.
C’è un’altra sua proprietà curativa che, a partire dagli anni ’40 del Novecento, ha attirato l’attenzione di scienziati e medici di tutto il mondo. La Gravìola contiene, infatti, diversi principi attivi – concentrati soprattutto nelle foglie, nel fusto, nella buccia e nei semi – chiamati “acetogenine annonarie” che hanno fatto guadagnare all’Annona muricata il titolo di albero guaritore a causa dell’elevata citotossicità di queste sostanze, che altro non è se non la capacità di limitare la duplicazione delle cellule cancerogene. Sembra che le acetogenine, già a dosaggi molto bassi, possano quindi attaccare le cellule malate nei soggetti con diversi tipi di cancro, senza danneggiare quelle sane, a differenza di quanto accade con i farmaci chemioterapici di uso comune, come l’adriamicina.
Diversi studi – non ultimo quello condotto alla fine del secolo scorso nello stato dell’Indiana dallo staff di studiosi della Purdue University di West Lafayette – hanno infatti stabilito che le acetogenine riescono a bloccare i processi enzimatici che avvengono a livello delle membrane cellulari di diversi tipi di tumore, motivo per cui le cellule sane non vengono danneggiate dalla loro azione, inoltre questi principi attivi evitano che si sviluppi, all’interno delle parti malate, la cosiddetta “resistenza multifarmaco” (MOR) al medicinale chemioterapico, causa di recidiva in molti pazienti affetti da tumore al seno, al colon o alla prostata.
Il gruppo di scienziati dell’Indiana ha quindi isolato e testato una quarantina di “acetogenine” – la principale delle quali si chiama “annonacina” – che sono riuscite ad annientare la principale fonte di nutrimento – l’ATP (Adenosintrifosfato) – delle cellule di alcuni tumori, fra cui carcinoma polmonare, carcinoma ed adenocarcinoma mammario, adenocarcinoma prostatico, carcinoma pancreatico, adenocarcinoma del colon, carcinoma epatico e linfoma.
Per sintetizzare le varie acetogenine presenti nell’Annona muricata ed in altre piante appartenenti alla famiglia delle Annonacee sono stati necessari quasi dieci anni, dal momento che le sostanze chimiche naturali non possono essere brevettate e il passo successivo consisterà nel far sì che il processo di sintesi non faccia perdere ai principi attivi molto del loro potere terapeutico. Per ottenere ciò è necessario investire tanto denaro, anche se questo particolare non ha ostacolato molti terapeuti i quali, in alcuni ospedali statunitensi, hanno iniziato a trattare i loro pazienti oncologici con una terapia complementare a base di acetogenine naturali, proprio quelle contenute nel frutto, nel fusto e persino nelle foglie della Gravìola.
Allo stato attuale degli studi sono oltre trecento le acetogenine isolate da una trentina di specie di Annonacee e tutti gli sforzi degli istituti di ricerca sono ora tesi proprio a far sì che il processo di sintesi chimica mantenga intatti i vari principi attivi che così bene lavorano, in natura, per inibire le cellule cancerogene. Il passo successivo sarà quello di immettere sul mercato mondiale dei farmaci equipollenti. L’unica questione da risolvere riguarda la progressiva distruzione delle foreste pluviali del pianeta, la sola fonte di queste ed altre piante benefiche per il genere umano. Se, come crediamo, perdurerà il sistematico abbattimento degli organismi vegetali nelle zone tropicali della Terra, le ricerche e gli studi portati avanti dai tanti gruppi di lavoro sparsi per il mondo verranno vanificati in poco tempo. E con essi gli sforzi per trovare la cura definitiva al male più pericoloso per il genere umano. Lo scempio del Pianeta azzurro da parte dell’Uomo continua. Fermiamolo, prima che sia troppo tardi.