Laura e Marina. Come una coppia fuori della norma si accinge ad affrontare le feste natalizie
Una coppia di fatto, le feste comandate di cattolica tradizione, una figlia, un figlio, una parentela numerosa, i doveri domestici e la vita insieme. Tutto nella norma, se non fosse che, le due persone da me intervistate per il numero natalizio di Rosso Arcobaleno rappresentano, per quella tradizione, un’eccezione anomala, fuori di una presunta norma non scritta, ma assurta a regola sociale. Scopriamo il perché attraverso le loro risposte.
Chi sono Laura e Marina, per chi ancora non le conosce? Vi va di presentarvi in breve alle lettrici ed ai lettori di Rosso Parma/Rosso Arcobaleno?
Eccomi, mi chiamo Laura, sono di Roma e sono fidanzata con Marina da quattro anni. Siamo state presentate da un amico in comune e da quel giorno non ci siamo più lasciate. Per quanto mi riguarda, ho dato seguito alla mia omoaffettività da “grande”. Mi spiego: ho vissuto guardando le donne e frequentando gli uomini, mi sono sposata per amore con un uomo con cui ho condiviso la mia vita per 13 anni. Dopo due anni dalla separazione ho conosciuto Marina. Io, che non ho mai creduto né nell’amore a prima vista, né tanto meno ai colpi di fulmine, mi sono dovuta ricredere. Non è stato facile per me ritrovarmi in questa nuova situazione sentimentale, scoprirsi e accettarsi omosessuali non è facile per nessuno, da “grandi” lo è ancora di più. Oggi mi sento felice e più consapevole di me e non cambierei nulla del mio vissuto. Il nostro rapporto è diventato via via più stabile, soprattutto grazie alla grande pazienza che Marina ha avuto – ed ha tutt’oggi – nei miei confronti. Qualche volta riesco ad essere insopportabile ed estremamente testarda.
Io sono Marina e, oltre ad essere la fidanzata di Laura, sono anche la mamma di una ragazza di quattordici anni ed un ragazzino di dodici, nati da “regolare” matrimonio eterosessuale. Benché da ragazza io avessi avuto esperienze omoaffettive, ad un certo punto ho messo tutto da parte, per incanalarmi su una strada più tradizionale. Dopo il fallimento di più rapporti, incluso il matrimonio, ho dovuto prendere atto che la “via eterosessuale” non faceva proprio per me o, meglio, ero io che non facevo per “essa”. Laura è piombata nella mia vita come un meraviglioso dono dal cielo che, da un lato ha scombussolato e, dall’altro, ha pacificato la mia vita.
Laura, so che tu e Marina siete iscritte ad un’associazione nazionale assai importante, insieme a tante altre persone: Famiglie Arcobaleno. Ti va di spiegare a chi legge le vostre attività?
In realtà facciamo parte di due associazioni, che sono le due facce della stessa medaglia: la prima, da te citata, Famiglie Arcobaleno, è un gruppo che ha come target coppie dello stesso sesso che vogliono avere figli; in esso scopri tutto ciò che si può fare. Bambini nati da coppie omogenitoriali ci sono e sono discoli come tutti i bambini, inoltre hai tutto il supporto, i consigli e i suggerimenti sul come fare per arrivare a crearti una famiglia, un confronto sui problemi a cui si va incontro a mano a mano che crescono, dal rapporto con i parenti e gli amici a quello con la docenza. Anche se in Italia la coppia di persone dello stesso sesso ed il riconoscimento come famiglia non sono ancora legalizzati, sono sicura che prima o poi questa situazione cambierà, anche a breve. La seconda è Rete Genitori Rainbow, che si rivolge a quelle persone, come me e Marina, che scoprono che, amare persone dello stesso sesso, li rende felici e, magari, hanno alle spalle un matrimonio, dal quale sono nati dei figli, anche se questo non è il mio caso, non avendo io figli, ma quello di Marina. Qui il supporto viene innanzitutto dato con l’aiuto nel prendere la consapevolezza di sé, partendo dal fatto che non si è dei mostri brutti e cattivi, solo perché ci si è innamorati di una persona dello stesso sesso. Incontrare altri individui che hanno il medesimo tuo vissuto, ti rende consapevole di questa realtà, che essa è possibile e che si può andare avanti senza i sensi di colpa. Da come affrontare l’eventuale coming out, a come gestire il rapporto con i figli del/della partner.
Marina, la vostra è una coppia con prole. Quante creature vivono con voi (micia compresa, se non ricordo male)? Come sono i vostri risvegli? Calma apparente, fretta, code davanti alla porta della stanza da bagno, colazione…
(Nel dialogo interviene Laura) Qui ti devo dare una delusione: noi non conviviamo, anche se capita sempre più spesso che io mi fermi a casa di Marina. Questi momenti sono facili da gestire: i ragazzi hanno la loro stanza da bagno – quindi niente file – ed io la mattina sono intrattabile e rispondo con dei grugniti. La colazione viene gestita dai singoli, i ragazzi sono abbastanza grandi per prepararsela da soli (tutto merito di Marina) poi ci si ritrova a consumarla insieme, con qualche chiacchiera sui programmi della giornata. Per quel riguarda la gatta, al massimo rimane da sola a casa mia, ma non ti preoccupare: è ben viziata e coccolata!
(Ed ecco che interviene Marina) Nel corso del tempo abbiamo indubbiamente strutturato la nostra famiglia in maniera più mobile, rispetto a molte famiglie più “stanziali”. I ragazzi vivono principalmente a casa con me, ma passano anche del tempo con il padre ed a volte con i nonni paterni; Laura vive principalmente a casa sua, ma passa i fine settimana e qualche giornata infrasettimanale con noi, oltre ai periodi di vacanza. Non mancano ovviamente i periodi passati a casa di Laura, gatta compresa. Direi che oramai siamo abbastanza preparate ad ogni evenienza; ciascuna e ciascuno ha i propri spazi e tempi da gestire. Tutto necessita come è giusto che sia di un minimo di organizzazione ma, dopo qualche anno, ci viene tutto più facile.
Convivenza e feste comandate. Si avvicina il Natale e in casa di Laura e Marina succede che…
Succede che si va a festeggiare in famiglia. La vigilia di Natale a casa dei miei, a Natale a casa dei parenti di Marina, a Santo Stefano si finiscono gli avanzi e si digiuna sino a Capodanno, quando si ricomincia! La presenza dei ragazzi è molto gradita dai miei genitori, che li hanno accolti come dei nipoti. Con il resto della famiglia si va tranquillamente d’accordo! Insomma si fanno scorpacciate di cibo, risate e regali!
Succede che si mangia tantissimo e che la lista dei parenti sembra allungarsi di anno in anno. Nella mia famiglia festeggiavamo solamente il 25 dicembre, mentre adesso mi ritrovo immersa in una girandola di festeggiamenti durante l’intero arco delle festività. D’altronde, sia Laura che io proveniamo da famiglie numerose, quindi non c’è proprio da stupirsi se, per riuscire ad incontrare tutti, le feste sembrano dilatarsi.
Natale e parentela di una coppia lesbica: che accade per voi? Le rispettive famiglie sono accoglienti, nei vostri confronti?
Accade che le tante preoccupazioni che mi hanno attanagliato per un intero anno, del tipo dirlo o meno ai miei, visto che il resto della famiglia era stata informata e, soprattutto, se i miei avrebbero accettato Marina e i ragazzi o no, si sono dissolte con una battuta di mia madre. Ti racconto: era la vigilia di Natale di tre anni fa, in cucina eravamo mia madre ed io a preparare la pasta da portare in tavola e la fatidica domanda: “come sei organizzata per capodanno e che fai il primo dell’anno?” ottinene questa risposta: “lo passo con Marina”; mia madre ribatte: “ma chi è questa Marina? Ultimamente stai sempre con lei!” Io, con mooolta incoscienza, replico: “mamma è la mia fidanzata!” Lei mi guarda e dice: “Ah! Vabeh, sono cose che possono capitare!” e, dopo un poco di silenzio, aggiunge: “viene anche lei il primo dell’anno?” Io, malgrado la lingua attaccata al palato, riesco a risponderle: “stiamo da lei, ha due figli”. Lei mi guarda, mi passa la zuppiera con la pasta dentro – premetto che scottava incredibilmente – ed aggiunge: “basta che tu mi faccia sapere quanti siete ché, così, mi organizzo; ora porta la pasta in tavola ché, altrimenti, si fredda!”. Molto stordita e con il contenitore bollente in mano, sono arrivata a tavola e ho cominciato a riempire i piatti. Quello è stato il primo dell’anno passato insieme a casa dei miei e si è mangiato benissimo!!! Per quanto riguarda la famiglia di Marina, devo ammettere, la prima volta la più nervosa ero io: è fatta di persone sempre molto accoglienti che non si sono proprio create alcun problema.
Assolutamente accoglienti, sì. Ho parlato di Laura con la mia famiglia molto presto e lei è stata inclusa nell’elenco dei parenti in maniera molto semplice e spontanea. Peraltro la mia famiglia ha nel DNA il pallino dei festeggiamenti, c’è sempre un’occasione buona per ritrovarsi insieme, anche se non si tratta delle cosiddette “feste comandate” e Laura è da sempre presente. Per quel che riguarda la famiglia di lei, per qualche tempo sono stata un po’ in disparte, poiché di noi sapeva solo una piccola parte della famiglia. Da quando ha parlato esplicitamente anche con i suoi genitori, con la bellissima accoglienza di cui ha appena raccontato, abbiamo ufficialmente allargato i confini familiari. Suo padre ha espresso un paio di volte il desiderio di incontrare il mio. Per ora aspettiamo ma, un domani, chissà…
E poi c’è il Capodanno: riuscite a ritagliarvi un po’ d’intimità, lontane da figlie e figli?
Il Capodanno dipende da tanti fattori: prima di tutto, se i ragazzi stanno con noi o con il padre, dall’ora in cui stacchiamo dal lavoro – per fare degli esempi – quindi ci si organizza con le persone amiche. Comunque vada, il primo pranzo dell’anno si fa a casa della mia famiglia.
Capodanno ad anni alterni è intimo o per i ragazzi. La tradizione del pranzo del primo dell’anno, ammetto, mi ha lasciata spiazzata inizialmente, era una di quelle cose cui non ero abituata, ma ci sono sorrisi ed abbracci cui è davvero difficile rinunciare. La prima volta in cui i genitori di Laura mi hanno detto: “beh dai, abbiamo fatto proprio un bel pranzo in famiglia”, mi hanno definitivamente conquistata; non importa dove e come io abbia festeggiato il capodanno, ma il primo dell’anno sarà festeggiato in famiglia!
La mia ultima domanda ha lo scopo di trasmettere un messaggio ben preciso ai tanti movimenti fondamentalisti cattolici che si scagliano contro ogni tipo di famiglia, che non sia quella formata da una femmina e da un maschio per motivi procreativi e vorrei che in ciò mi veniste in aiuto voi due. Alcuni esempi: come riuscite ad interagire con la vita scolastica delle vostre creature? Dalla recita, al saggio di fine anno, dai colloqui con le/i docenti, alla gestione dei compiti a casa, le questioni da risolvere a livello pratico sono tante…
Prima di tutto vorrei far notare a coloro che frequentano questi movimenti fondamentalisti cattolici che il Cattolicesimo si basa sul rispetto per l’altro, non sull’annientamento. In base alle loro credenze, una volta sposata una persona, si rimane con quella sino alla fine! Quindi la Chiesa dovrebbe mettere al bando tutti gli adulteri e i divorziati e scansare le coppie che adottano, in quanto i figli adottati sono procreati da persone non sposate e non cattoliche. Comunque, per tornare alla tua domanda, per me è facile e complicato insieme: la gestione dei figli se la divide Marina con il suo ex marito, quindi tutte le decisioni che li riguardano sono prese da loro due, anche se, poi, ricadono pure su di me, come una qualsiasi persona che vive l’esperienza della cosiddetta terza figura genitoriale. Se ci sono compiti da fare o confidenze da raccogliere, sono lì ad ascoltare e a dare supporto. Per quanto riguarda recite e saggi, di solito sono i ragazzi stessi che mi chiedono di andare o meno, esattamente come alla fidanzata del padre!
Le questioni sono tante quando si hanno dei figli, indipendentemente dalla situazione familiare la quale, poi, io credo determini modi e confini per affrontare i problemi e condividere le gioie che l’avere una famiglia comporta. Per molti anni io sono stata una madre separata. Punto e basta. Non noto complicazioni da che sono identificabile come madre-separata-omosessuale. Per parlare di questioni pratiche, indubbiamente Laura mi è stata spesso d’aiuto, nella gestione dei compiti a casa: è molto più ferrata di me in Storia e, soprattutto, ha una pazienza al riguardo che io non ho mai avuto, quando dovevo svolgere i miei incarichi scolastici e sembra io non sia poi un granché migliorata, trattandosi dei compiti dei figli. Non trovo però alcuna differenza peculiare, per il fatto che Laura sia una donna: è per nostra fortuna una persona in gamba, che ha saputo ricavarsi un posto importante nel cuore di mia figlia e mio figlio. Il suo genere non è assolutamente rilevante ai fini della nostra gestione familiare. Lo sono invece la sua intelligenza, il suo cuore, la sua disponibilità, tutte qualità che mi auguro i signori fondamentalisti cattolici vogliano ammettere possano essere patrimonio delle persone. Indipendentemente dal loro genere.
Lidia Borghi