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L’”angolo di Cabibbo” ha perso il suo papà

Lo scienziato Nicola Cabibbo è morto, all’età di settantacinque anni, il 17 agosto 2010, lo stesso giorno in cui il senatore a vita Francesco Cossiga si è spento al policlinico Gemelli di Roma.

Studioso di fama internazionale, Cabibbo si laureò in fisica a Roma alla fine degli anni ’50 del Novecento per divenire, subito dopo, ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), mentre all’inizio degli anni ’60 iniziò la stessa attività al CERN (Organisation Européenne pour la Recherche Nucléaire) di Ginevra. Durante questo periodo la rivista scientifica “Physical Review Letters” pubblicò, nel 1963, l’articolo che conteneva la teoria scientifica che gli diede fama mondiale, “L’angolo di Cabibbo”, ciò che i fisici dell’INFN di Frascati presero a considerare, da quel momento in poi, la “Bibbia” per la completezza dell’esposizione teorica.

Diverse furono le sue collaborazioni estere, che lo videro dapprima alla Berkeley e poi alla Harvard University (1963 e 1965), poi all’Institute for Advanced Study di Princeton (dal 1970 al 1973), cui seguirono Parigi, New York e ancora Ginevra. Cabibbo fu anche presidente dell’INFN a cavallo fra gli anni ’80 ed i ’90 e, per i successivi cinque anni, dell’ENEA (Ente Nazionale Nuove tecnologie, Energia e Ambiente), mentre nel 1993 presiedette la Pontifica Accademia delle Scienze, un ruolo che gli fu affidato da papa Giovanni Paolo II. Questo incarico gli diede la possibilità di affrontare con lucidità e rettitudine molti argomenti riguardanti i delicati rapporti fra scienza e fede, nei cui àmbiti trovò spesso molti punti di contatto piuttosto che di contrasto.

Che cos’è allora “L’angolo di Cabibbo” e perché è così importante? L’articolo del nostro ricercatore, pubblicato negli anni ’60 dal “Physical Review Letters”, dà una spiegazione di come avvenga il mescolarsi di quelli che, poco tempo dopo, vennero chiamati “Quark” ovvero gli elementi fondamentali delle particelle elementari di cui è formata la materia e in particolare fornisce un modello unico riguardante le tre modalità di interazione – elettromagnetismo, interazione debole ed interazioni forti – fra le particelle di cui è composto l’universo.

«In effetti, quell’articolo ha permesso di spiegare qualche mistero della fisica dell’epoca, (…) ha preceduto di pochi mesi l’idea dell’esistenza dei quark e ha spiegato come avviene il mescolamento tra diverse particelle dentro una sola. (…) Oggi, per descrivere tutto quello che sappiamo sulle particelle elementari dell’Universo servono venti parametri. Otto di questi descrivono il mescolamento e sono direttamente legati all’angolo. Il mescolamento tra particelle è alla base di una delle ricerche più importanti della fisica mondiale, quella sui neutrini». Così, quattro anni fa, durante un’intervista, Cabibbo commentò il suo fondamentale contributo a questo campo del sapere scientifico che, nonostante l’eccezionalità della scoperta, non gli valse il premio Nobel per la scienza.

Nel 2008, infatti, l’Accademia Reale delle scienze di Stoccolma conferì l’ambito premio solo ai due ricercatori giapponesi, Kobayashi e Maskawa i quali, sulla base dei principi proposti da Nicola Cabibbo quarantacinque anni prima, hanno ampliato le loro ricerche ed hanno confermato la teoria del “Mescolamento dei quark” o “Angolo di Cabibbo”.

Insomma, la fisica delle particelle ha in Nicola Cabibbo il suo esponente più importante – nonostante il Nobel mancato – e l’articolo scientifico che tratta del famoso “Angolo” è, ancora oggi, il più citato al mondo.

Gli studi del nostro ricercatore hanno dato lustro ad una branca della fisica che si occupa di trovare una risposta certa alla domanda forse più importante che ogni essere umano si sia mai posto ovvero “qual è la struttura dell’universo”, oltretutto in un periodo storico in cui la ricerca tende a prediligere analisi dalle risposte veloci ed immediate.

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