L’amore è grande come il mare
Recensione del libro di Francesca Vecchioni T’innamorerai senza pensare(#TISP) – uscita sul numero di giugno/luglio 2015 di Tempi di fraternità
di Lidia Borghi
Francesca Vecchioni, lungi dall’essere la figlia di, è una donna che ha lavorato sodo per diventare la persona che oggi è. Fiorentina per nascita, milanese e romana per adozione, diplomata al Liceo scientifico, laureata in Scienze Politiche, giornalista, formatrice, esperta di comunicazione ed omosessuale, anche se c’è molto di più; fin qui tutto noto o quasi e infatti, per conoscere il resto della sua vicenda personale e famigliare, incastonata in quel pezzo di storia d’Italia che va all’incirca dagli anni ’60 del secolo scorso ai giorni nostri, occorre leggere il libro T’innamorerai senza pensare, uscito a marzo del 2015 per i tipi Mondadori.
#TISP – com’è oramai noto grazie ai social media– è un’autobiografia, ma non solo: esso rappresenta anche un piccolo fenomeno editoriale già in ristampa che, come attestano le vendite del volume (i cui ricavati andranno a sostenere le attività dell’associazione Diversity, http://www.diversitylab.it, fondata da Francesca Vecchioni un anno e mezzo fa. N.d.a.), sta andando oltre la semplice curiosità nei confronti dell’esistenza di una donna, che vive sin dalla nascita sotto i riflettori.
Per provare a chiarire che cosa davvero rappresenti T’innamorerai senza pensare, mi torna utile l’uso di una metafora, quella dello scrigno: provate ad immaginarne uno grande abbastanza da contenere, sino all’orlo, tanti piccoli tesori, ognuno dei quali vi venga donato dall’autrice sotto forma di capitoli che, a loro volta, racchiudono una serie di paragrafi densi di particolari, il cui potere è quello di condurre tutte e tutti noi a superare il limite imposto dai pregiudizi, per giungere dall’altra parte; sì, perché esiste un mondo che è oltree Vecchioni ha avuto la capacità di schiudere al posto nostro quelle minute scatole cinesi, per mostrarci che un’altra via è possibile e che, anzi, è già qui ed è percorribile, malgrado i limiti – e sono tanti – che impongono alle persone omosessuali, nel nostro Paese, di vivere senza le tutele di legge di cui il resto della popolazione gode a pieno titolo.
Che cosa, quindi, rende speciale un libro agile, che si legge nel giro di poche ore? La testimonianza diretta, intrisa d’amore, che l’autrice ci offre a cuore aperto, mentre ci narra – forte di una capacità affabulatoria pari solo al suo eloquio sciolto – i particolari storici di un periodo che va, giorno più giorno meno, dall’alluvione di Firenze del 1966 alla tragedia del Molo Giano di Genova del 2012; perché sono le storie delle persone comuni – e sì, Francesca Vecchioni è una persona comune – a dar da pensare a quell’opinione pubblica, di cui tutte e tutti noi facciamo a nostra volta parte, che spesso è dura di cuore, più che d’orecchi, quando si affronta il tema dell’omosessualità; del resto, è l’autrice stessa a dire:
«Nella vita mia e di Alessandra(Brogno. N.d.a.) le cose sono cambiate tante volte, prima di tutto nella nostra testa. E quando è successo, abbiamo capito che saremmo state in grado di farle cambiare anche nella testa degli altri. Ciò che produce cambiamento non è tanto cercare di convincere chi si ha intorno: ho passato anni a discutere le teorie, i ragionamenti, la ricerca scientifica, a portare materiale a supporto di tesi che per noi sono lampanti, ma che non servono a niente se prima non ci arriva il cuore. (…) Chi ha un pregiudizio sull’omosessualità lo supera solo attraverso la comprensione emotiva. Perché il cambiamento è crescita, e presuppone l’esempio, la conoscenza, l’esperienza. Ma il cambiamento, soprattutto, è contagioso. Le stesse persone che inorridiscono al pensiero di far adottare dei bambini a una coppia gay, si sciolgono quando incontrano realmente una famiglia omogenitoriale. (…) La loro idea di famiglia subisce un cambiamento e si accorda al concetto più ampio rappresentato dalla realtà.» (pag. 103)
A chi è, dunque, rivolto T’innamorerai senza pensare? A chiunque sia disposto a mettere in discussione le proprie credenze – minate dal pregiudizio – in fatto di discriminazione ovvero: a coloro che son convinti di rappresentare una maggioranza che sta dalla parte del giusto e della ragione, a chi punta il dito contro le minoranze, agli individui che, in nome di una qualsiasi religione, si ritengono portatori di una non meglio precisata verità superiore, alle donne ed agli uomini che sembrano aver smarrito la buona volontà di evangelica memoria, ogni volta che emarginano, con i loro giudizi taglienti, quella parte dell’umanità che non corrisponde al loro limitato metro di giudizio; come ha sottolineato Vecchioni nella sua biografia, dovrebbe esistere un limite a manifestazioni della miseria umana come:
«la piccolezza dei ragionamenti egoisti, la miopia dei sentimenti meschini che portano a credere se stessi l’unica misura del mondo e a ritenere gli altri solo una macchia sul proprio ego, dimenticando che il senso della dignità sta tutto nel rispetto dell’altro.» (pag. 102)
Sì, perché è inutile continuare ad innalzare muri, a dividere il mondo in steccati: di qua le persone buone, di là le cattive. Perché le minoranze non potranno mai sperare di uscir fuori dall’emarginazione, se non avranno dalla loro parte il resto dell’umanità, che è indivisibile. Perché “siamo tutti ‘gli altri’ degli altri”. Perché la discriminazione è una brutta bestia, che finisce per minare le fondamenta che tengono insieme la nostra società e perché, ogni volta che una mano viene alzata, con un dito puntato contro qualcuno, a venir meno sono la carità, la compassione ed il rispetto di chi è altro da noi.
E chissà che, leggendo questo prezioso, intenso volumetto, a qualcuno non venga in mente come a contare davvero, nella nostra breve esistenza, sia la volontà di star bene con le persone che scegliamo di avere accanto; che cosa accade, invece, se quell’attitudine non ci è data o ci viene a mancare? Che cosa resta da fare a chi non ha possibilità di scelta oppure crede di non averla? Che cosa fa chi ritiene che una certa situazione non sia alla sua portata? Finisce per rinunciare, poiché:
«Bisogna proprio essere dei sognatori per immaginare ciò che si ritiene impossibile, o così improbabile da non meritare lo sforzo di un desiderio. Oppure bisogna essere dei ribelli. O entrambe le cose.» (pagg. 80-81)
T’innamorerai senza pensare è un libro con diverse chiavi di lettura, a seconda degli spunti personali che l’autrice offre a chi legge, sotto forma di piccoli, preziosi aneddoti famigliari: in esso ci parla delle tante forme di famiglia, dell’infanzia, dell’adolescenza e dell’entrata nell’età adulta, quella delle scelte responsabili, dei bivi ardui da superare; tante storie nella Storia, che ci fanno ora sorridere ora commuovere, vuoi per rabbia vuoi per nostalgia: una serie di minuscole gemme che, all’interno di quel forziere dorato, attendevano solo di essere messe una di seguito all’altra, tenute insieme dal sottile filo rosso dell’amore; perché sì, è l’amore il vero protagonista di questa vicenda umana, quel sentimento grande come il mare che si moltiplica, ogni volta che una nuova vita viene al mondo come quando, alla nascita di Carolina, la sorella di Francesca il padre, osservando il disappunto negli occhi della figlia primogenita le disse, con dolcezza infinita: “Piccola mia, devi sapere che l’amore è grande come il mare…” Ed in quel mare, in cui tutte e tutti noi navighiamo per il breve spazio di una vita, la piccola Vecchioni alla sorellina avrebbe, un giorno, insegnato a nuotare.
Sì, val proprio la pena di leggere, rileggere e leggere ancora e ancora e ancora T’innamorerai senza pensare, perché le cose più belle ci accadono quando meno ce l’aspettiamo, quando le lasciamo semplicemente essere senza forzature, senza artifìci, come quando ci viene detto, con amore, che “nessuno, in fondo, dovrebbe essere meno di se stesso”.