L’amore come proprietà
Su una delle panchine lì accanto siede un anziano signore. Al passaggio della donna lo sventurato ne commenta a voce alta l’incedere sensuale, accentuato da un décolletétacco 12. Il ragazzo lo sente e fa un gesto che mi stupisce per il messaggio violento che racchiude: come a voler rivendicare l’appartenenza di quel pezzo di carne a lui e a lui soltanto, mette la mano sui glutei della sua accompagnatrice e, non soddisfatto del gesto, li palpa, poi si gira a guardare il vecchio come per dirgli: “Visto che culo? Questa è roba mia!” Così mi sono chiesta: chissà se quella giovane si rende conto di essere più di quel fisico perfetto che attira gli sguardi degli uomini, ma anche una persona che merita rispetto a prescindere da un bell’involucro? Chissà se quel ragazzo capirà che il corpo delle donne non può essere considerato un oggetto? Il loro amore si trasformerà in un disamore? Mi son detta che forse quei due si sposeranno e metteranno al mondo dei figli, ma lui sarà capace di accettare il passare del tempo e di mettere in pratica con convinzione la formula matrimoniale “in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà”, anche quando su quel corpo eccitante compariranno i primi segni dell’età? Che cosa trasforma un amore in disamore? Difficile rispondere. Dipende. Una cosa è certa, quando la violenza, quella scatenata dai mariti che credono di possedere le loro mogli entra in famiglia, l’amore non c’è più da un pezzo. Ha lasciato il posto a lividi e sangue.