La storia vera di Bapsi Sidhwa nel film Earth di Deepa Mehta
Lo scenario storico in cui si dipana la trama di Earth è il più sanguinoso che l’India moderna abbia mai attraversato. Il film narra infatti la vicenda realmente accaduta di Bapsi Sidhwa – Lenny nella finzione cinematografica – una bimba Parsi di otto anni che visse con i famigliari a Lahore, la città che, nel 1947, divenne il centro dei sanguinosi scontri religiosi fra Hindu, Musulmani e Sikh.
Gandhi aveva fondato il movimento Quit India (Lasciate l’India) solo cinque anni prima, mentre la Satyagraha ovvero il suo movimento della non violenza e della resistenza passiva vide la luce alla fine dell’Ottocento in sud Africa. Fu grazie alla sua instancabile opera di mediatore presso il governo britannico che l’India divenne una nazione indipendente e ciò avvenne il 15 agosto del 1947. Questo il quadro politico e civile in cui Lenny visse con spensieratezza. Almeno fino alla vigilia delle lotte intestine che la videro coinvolta in prima persona e che oggi possiamo leggere – non senza provare raccapriccio – nel suo libro Cracking India, in italiano La spartizione del cuore, da cui la regista indiana Deepa Mehta ha tratto, nel 1998, il film Earth. Shanta è la bambinaia hindu di Lenny.
I suoi amici appartengono chi alla religione musulmana, chi ai Sikh, chi all’induismo. Spesso il gruppo si incontra negli splendidi giardini reali di Lahore, dove Lenny cresce a stretto contatto con le diverse realtà culturali e religiose di queste persone. Fra queste Dil Navaz e Hasan, l’uno venditore di dolciumi, l’altro massaggiatore, entrambi musulmani. I due si sentono fortemente attratti dalla bambinaia, la cui sensualità è pari alla dolcezza e alla grande capacità di ascolto, elementi che permetteranno all’eterogeneo gruppo di restare unito. Non per molto. I Britannici si stanno preparando a lasciare per sempre l’India ed hanno iniziato la Partition, la divisione dei territori fra Musulmani, Sikh e Hindu che avrebbe portato alla successiva nascita del Pakistan. Le feroci lotte intestine di stampo religioso che hanno insanguinato la città di Lahore sono iniziate poco dopo, lasciando negli occhi di Lenny il ricordo indelebile della crudeltà con cui i tre gruppi hanno combattuto gli uni contro gli altri.
C’è un solo posto in cui la pace sembra regnare anche dopo lo scoppio delle rivolte, la casa di Lenny, dove i ricchi genitori continuano la loro vita di sempre, forti di un privilegio religioso che dura da secoli e che consente ai Parsi di vivere sul suolo indiano in quanto neutrali. «I Parsi sono come lo zucchero nel latte…» dice uno dei personaggi del film poco prima dello scatenarsi delle violenze in città, anche se la vita della piccola Lenny non sarà più quella di prima. Un treno proveniente da Gurdaspur giunge a Lahore colmo di cadaveri di uomini musulmani e sul convoglio vengono rinvenuti quattro sacchi pieni di seni di donne. Questo è l’inizio della catena di massacri che sconvolgeranno la città e con essa le vite dei protagonisti.
Dil Navaz esce di senno, complice il fatto che Hasan ha dichiarato il suo amore a Shanta ed è disposto a convertirsi all’induismo pur di sposare l’amata, anche se verrà ucciso di lì a poco. Shanta viene catturata da un gruppo di Musulmani e nulla più si saprà della sua sorte. Il drammatico epilogo della storia narrata nel libro di Bapsi Sidhwa e nel film di Deepa Mehta vede come unico vincitore l’odio. Quello stesso che India e Pakistan si stanno scambiando anche ai giorni nostri a suon di schermaglie militari lungo la frontiera contesa del Kashmir. La volontà della regista Deepa Metha non è stata solo quella di documentare le stragi fra Sikh, Musulmani e Hindu. L’interrogativo, che per tutto il film rimane in sospeso e senza risposta, riguarda il perché tutto ciò avvenne ancora una volta a scapito delle donne, come se i loro corpi avessero rappresentato una sorta di terra di nessuno da usare a piacimento per i biechi scopi di coloro che manovrarono nell’ombra quelle lotte fratricide.
Curiosità e retroscena riguardano infine la lavorazione del film. Il governo pakistano non ha mai dato il permesso alla troupe di fare le riprese a Lahore, tanto che la regista ha dovuto spostare il cast a New Delhi, dove gli scenografi per diverse settimane sono stati impegnati a costruire sfondi e parti di edifici in stile anni ’40, copiandoli da alcune immagini rinvenute nei musei dello stato musulmano. Inoltre le scene dei disordini sono state le più impegnative da girare, dato che le migliaia di persone accorse a vedere l’ambientazione ben presto si sono sentite coinvolte, dando vita a veri e propri scontri che la polizia ha stentato a placare. Earth è il secondo film della Trilogia degli elementi di Deepa Mehta e, a livello personale, è quello che ha toccato di più il cuore della regista, la cui famiglia fu una delle tante che, a seguito di quella guerra intestina, dovette fuggire dall’India. Poco tempo dopo, il 30 gennaio del 1948, il Mahatma Gandhi venne ucciso per mano di un giovane estremista hindu. La sua lotta non violenta non perì con lui ed è anche grazie ad essa che persone come Bapsi Sidhwa e Deepa Mehta hanno potuto dar voce ai rispettivi dolori, creando due capolavori di storia contemporanea.