Is it REALLY ok to be left handed?
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Fermati. Pensa. Rispetta.Queste tre parole, pesanti come macigni, chiudono il cortometraggio Is It Ok To Be Left Handed?(Australia, 2012, 2′,01”), uno spot ideato e prodotto da BeyondBlue, l’associazione australiana sorta nel 2000 per prevenire la depressione e per contribuire alla nascita di una società inclusiva nei confronti dei soggetti affetti dai disturbi della psiche.
Per far sì che questo avvenga è indispensabile, per le persone che portano avanti il progetto Beyond Blue(al di là della tristezza), che vengano garantiti alcuni valori imprescindibili, fra i quali spiccano: il rispetto dei diritti e della dignità umana ed il riconoscimento della diversità e dei bisogni particolari. E così è nata l’idea di questo spot che, per tecnica ed impostazione, può essere considerato un corto a tutti gli effetti, grazie alla sua grande efficacia e al forte impatto che produce sulla mente di chi guarda.
Il giovane studente che compare nel video è considerato da colleghi ed insegnanti un freak– un mostro – poiché è mancino. Fatto oggetto di pesanti azioni di bullismo scolastico, il protagonista deve affrontare una doppia discriminazione, essendo corretto nell’uso della mano sbagliatapure in famiglia; è la madre, infatti che, durante una mattina come tante, a colazione, chiede al figlio, il quale sta mangiando latte e cereali con la mano sinistra: «Ohi! What are you doing?!» e a lui non resta che guardarla interdetto, incapace di darle una qualsiasi risposta; quando, poi, lo studente si trova nella stanza da bagno con il fratello minore per lavarsi i denti, all’arrivo del padre fa in modo di cambiare la mano con la quale regge lo spazzolino, pur di non sentirsi riprendere dallo stolto genitore.
Questo corto di utilità sociale è davvero efficace e, a tratti, mi ha assai impressionata: terribile la scena in cui un gruppetto di idioti compagni di scuola del protagonista riesce a dare il peggio di sé con un atto di bullismo dalla gravità enorme, che non viene messo in atto per un pelo; al grido di «Hey you freak!» il nostro viene quindi ripreso mentre passa accanto agli sventurati persecutori, dopo di che lo vediamo intento a scrivere in un inglese dalla grafia stentata con la mano che gli è propria e quando l’insegnante, passando tra i banchi dell’aula, giunge vicino al suo, il protagonista prende ad impugnare la penna con la mano destra. Sarà, infine, l’aiuto di una compagna di classe a far capire al giovane discriminato che nulla di sbagliato c’è nell’essere mancino e che l’importante è che lui cominci ad essere se stesso. Ciò che la gente dice o fa non deve influire sul suo modo di essere.
Alla fine del video una voce femminile fuori campo afferma: “Immagina di sentirti uno schifo per il solo fatto di essere te stessa/o. La stessa cosa accade a gay, lesbiche, bisex, trans ed intersessuali. Tutto ciò che viene detto può essere fonte di ansia, depressione e sofferenza.”
Di questo corto a colpire sono diversi particolari, primo fra tutti il fatto che, spesso, la primissima forma di discriminazione – per molti esseri umani – ha inizio all’interno delle mura di casa, là dove ogni creatura dovrebbe sentirsi al sicuro fra le braccia di amorevoli genitori; quegli stessi genitori che, ad un certo punto della narrazione visiva, quando pensano di non essere ascoltati, si domandano, parlando sottovoce: «Non sarà, forse, la sua, una fase?»
Consiglio la visione di questo cortometraggio a chiunque abbia subìto, almeno una volta nella sua vita, un sopruso derivante da discriminazione oppure un atto di bullismo scolastico. E rivolgo lo stesso invito a coloro che si sono macchiate/i di quelle stesse riprovevoli azioni. Affinché provino per un attimo la stessa vergogna avvertita dal nostro studente. Sappiate che quel terribile sentimento è sempre fonte di sofferenza interiore e che, spesso, questa si tramuta in ansia e depressione. Sappiate anche che a subire tutti questi sentimenti, che minano la salute fisica di milioni di individui nel mondo, sono tutte e tutti coloro che – di certo non per loro scelta – vengono collocati in un ipotetico lato sbagliato dell’umanità per pregiudizio, per discriminazione, per stoltezza o per superficialità. Il risultato non cambia.
Fino a che le persone si ostineranno a suddividere il genere umano in buone/i e cattive/i, in normali ed anormali, ci sarà bisogno di video come Is It Ok To Be Left Handed?Perché ci sarà una persona in più che si sarà, nel frattempo, ammalata di depressione. Assurdo che tutto ciò debba accadere per un futile motivo come la discriminazione, non trovate?
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Lidia Borghi