Il documentario ‘Scommettere su Dio’ incentrato sul teologo statunitense John J. McNeill
Il seguente articolo è uscito sul numero di ottobre 2012 del mensile Tempi di fraternità ed è pubblicato anche su Progetto Gionata
Il regista irlandese Brendan Fay ha diretto il documentario Taking a Chance on God incentrato sulla vita e sull’attività pastorale del teologo statunitense gay John J. McNeill.
Nato ottantasette anni fa a Buffalo, nello stato di New York, nel 1948 McNeill divenne sacerdote cattolico nell’ordine dei Gesuiti, tre anni dopo essere stato liberato dalla prigionia in Germania durante la seconda guerra mondiale. Ben presto diventò un punto di riferimento per la comunità LGBT statunitense, grazie alla sua attività di psicoterapeuta e counselor, motivo per cui, nel 1988 fu espulso dalla chiesa cattolica con una lettera ufficiale firmata dall’allora capo della Congregazione per la dottrina della fede Joseph Ratzinger, su ordine di Giovanni Paolo II.
«Brendan e io– mi ha confessato di recente l’ex presule – crediamo che il mio documentario(…) potrebbe servire come strumento dello Spirito Santo per realizzare la liberazione spirituale di migliaia di persone LGBT.»
Il 25 ottobre 2012, all’interno della decima edizione del Florence Queer Festival, il video di Fay è stato proiettato in anteprima europea nel nostro Paese, dopo di che ha toccato diverse città italiane fra cui Palermo, Napoli, Roma e Milano per divulgare, grazie ad alcuni gruppi di omosessuali credenti, la vita e le opere di questo umile uomo di chiesa.
Brendan Fay nacque nel 1960 ad Athy, in Irlanda, ultimo di sette figli di una famiglia cattolica e cattolica fu anche la sua formazione giovanile. Durante l’adolescenza restò molto colpito dagli esiti del Concilio Vaticano II che salutò, con grande speranza, come l’inizio di una fase di grande cambiamento all’interno della chiesa cattolica irlandese. Da me contattato ad agosto, ha sottolineato: «Essere cattolico significa più che andare a messa la domenica. Rappresenta un impegno verso la giustizia e la compassione.(…) In Irlanda e negli Stati Uniti ho studiato la Teologia della liberazione (…) La Chiesa che mi ha formato era come una scuola dell’attivismo! Tuttavia, quando si trattava di sessualità, quella era un’altra faccenda… La giustizia e la compassione erano scarse!».
Quando giunse negli Stati Uniti d’America Fay aveva vent’anni e la piaga dell’AIDS era appena scoppiata; il giovane conobbe John McNeill a New York grazie a Dignity, la comunità per persone LGBT cattoliche da lui co-fondata nel 1972 che sorse all’interno della parrocchia di San Francesco Saverio, nel Greenwich Village e, quando Brendan prese a frequentarla con regolarità, il presule aveva già avviato la sua pastorale volta a conciliare la fede cattolica con l’orientamento omoaffettivo. Migliaia di gay, lesbiche e transessuali newyorkesi gli devono oggi la salvezza, spirituale e mentale.
Da quella proficua amicizia maturò nella mente di Brendan la volontà di rendere per immagini il grande lavoro che McNeill stava svolgendo: le riprese di Taking a Chance on Godebbero inizio nel 2006 e coinvolsero alcuni testimoni che accettarono di raccontare la vita del sacerdote senza reticenze: una lunga serie di testimonianze di vita vissuta, dapprima sul giovane omosessuale impaurito dallo stigma sociale, poi sul sacerdote gay cacciato dalla chiesa cattolica a causa delle sue posizioni a favore del mondo LGBT.
Quel che più di tutto il resto Brendan Fay voleva far emergere, attraverso le molte ore di girato che hanno dato vita a Taking a Chance on God, è il fatto che il lavoro di John McNeill rappresenta oggi, per milioni di persone LGBT in tutto il mondo, un’attività pionieristica di liberazione omosessuale, prima attraverso il suo fondamentale testo The Church and the Homosexuale poi grazie alla sua instancabile attività di psicoterapeuta con clienti gay e lesbiche: «Il film èuna storiadell’amore di John McNeill per la sua Chiesa, la sua famiglia gesuita, la comunità LGBT ed il suo amato Charlie(Charlie Chiarelli, il marito di origini siciliane di McNeill. N.d.a.)».
La produzione di Taking a Chance on Godè stata alquanto travagliata, non solo perché molte fra le persone contattate dal regista sono state spesso riluttanti ad accettare di parlare di McNeill di fronte alla telecamera, ma anche perché occorreva inserire nel documentario molti filmati di repertorio, il che rese necessario ricorrere al sistema delle donazioni al fine di raccogliere i circa 50.000 dollari che servono per coprire le spese totali della produzione nonché i diritti d’autore di quei filmati. La risposta da parte del pubblico è stata, fino ad ora, entusiastica, grazie alla presentazione del documentario in diversi festival cinematografici a tematica LGBT.
Taking a Chance on Godè un filmato corale, non solo per le tante testimonianze raccolte al suo interno, ma soprattutto per i contributi in denaro donati a fondo perduto da migliaia di persone sparse per il mondo che hanno creduto nel progetto; allo stato attuale delle cose la somma raccolta non ha ancora coperto i 50.000 dollari che sono stati necessari per portare a termine la post produzione. Ecco perché Brendan Fay ha tenuto a sottolineare che qualunque apporto, seppur minimo, in denaro aiuterà l’autore ed il suo gruppo di lavoro a recuperare una parte delle ingenti spese anticipate (È tuttora possibile fare una donazione via web sul sito ufficiale del documentario: http://www.takingachanceongod.com/index.html. N.d.a.)
Taking a Chance on Godrappresenta oggi, non solo per l’intera comunità LGBT di tutto il mondo, un omaggio speciale e prezioso ad un uomo dalla profonda umanità messo insieme da un grande cineasta attivista dei diritti civili; entrambi hanno investito molto in termini di impegno sociale in questo progetto. Ecco perché è importante divulgarlo il più possibile, affinché sempre più persone si sentano coinvolte in un percorso che sta portando così lontano.
Nel 1962 ebbero inizio i lavori del Concilio Vaticano II. Fu l’allora papa Giovanni XXIII a farsi promotore di un progetto che aveva lo scopo di rendere le donne e gli uomini cristiani protagonisti di un apostolato laico attivo. Oggi, a mezzo secolo di distanza, il divario tra i vertici della chiesa cattolica e la base si è acuito sempre più, mostrandoci un volto del Vaticano che non avremmo mai voluto vedere, quello di un istituto dedito al potere temporale e non alla cura pastorale di tutte le creature, lesbiche, gay e transessuali compresi; spiace, quindi, che un documentario importante come Taking a Chance on Godnon abbia ricevuto, in Italia, l’attenzione sociale che ci saremmo attese ed attesi da parte della chiesa di Roma e che sia stato divulgato solo all’interno di un festival cinematografico LGBT.
Lidia Borghi