Il dialogo interiore aumenta la nostra capacità decisionale. Altro che pazzia
Il numero in uscita in questi giorni della rivista on – line Acta Psychologica contiene un interessante articolo che tratta dell’abitudine che molte persone hanno di parlare da sole (The voice of self-control: Blocking the inner voice increases impulsive responding, Acta Psychologica, Volume 135, Issue 2, October 2010, Pages 252 – 256, Alexa M. Tullett, Michael Inzlicht.
Stando agli esiti di uno studio portato a termine da un gruppo di psicologi e di psicologhe dell’università canadese di Toronto, infatti, l’atto del parlare da soli, magari a voce alta, non è indice di pazzia ma, al contrario, rappresenta un enorme aiuto ogni volta che ci accingiamo a mettere in atto un processo decisionale ovvero quella serie di meccanismi mentali che spinge gli esseri pensanti a scegliere e mettere in atto la strategia più adatta a raggiungere uno scopo ben preciso.
A tal proposito, è il caso di ricordare che all’interno del cervello viene elaborata una serie di pensieri che hanno a che fare con la scelta di alcune alternative possibili al raggiungimento di un determinato scopo, una comparazione di esse e, da ultimo, la scelta della soluzione che si ritiene più valida per risolvere una questione. Questo è quanto accade, per esempio, quando una persona si accinge a passare da una parte all’altra di una strada trafficata, a doppio senso di circolazione, su un attraversamento non regolato da semaforo. Gli esempi non finiscono qui ed abbracciano ogni azione volta al raggiungimento di un fine, sia esso materiale o meno.
Per giungere ad un risultato così confortante, i dottori Alexa M. Tullett e Michael Inzlicht hanno sottoposto ad una serie di esercizi un gruppo di volontarie e di volontari. Una parte di questi test prevedeva per loro la possibilità di parlare, mentre nell’altra veniva impedito loro qualunque tipo di dialogo fra sé e sé e, anzi, alle persone che hanno partecipato al test è stato chiesto di ripetere sempre la stessa parola a voce alta. Lo svolgimento degli esercizi non ha lasciato spazio a dubbi, in quanto i risultati migliori si sono avuti solo quando era stato consentito di verbalizzare i propri dialoghi interiori a chi si era sottoposto alle prove.
«In questo studio abbiamo esplorato il legame tra risorse verbali ed auto – controllo, prendendo in considerazione la voce interiore e successivamente valutando gli indici comportamentali dell’auto controllo – hanno affermato Tullett e Inzlicht –. (…) I nostri risultati suggeriscono che la voce interiore ci aiuta ad esercitare il controllo di sé, migliorando la nostra capacità di trattenere i nostri impulsi».
L’importanza dei risultati di questa ricerca sta nel fatto che, quando non ci è data la possibilità di parlare con noi stessi mentre svolgiamo le azioni più comuni, esse sono più spesso mosse dall’impulsività mentre, quando riusciamo a dare libero sfogo ai nostri pensieri attraverso il parlare a voce alta, riusciamo ad esercitare un maggiore auto controllo, garantendo un esito positivo a gesti che consideriamo complicati o delicati.
Che le persone indulgano spesso al dialogo interiore è cosa nota anche se, almeno fino all’esito della ricerca canadese, gli scienziati ancora non avevano preso coscienza di quanto importante esso sia, come ha affermato la dottoressa Tullett, la quale ha aggiunto che «mandiamo continuamente dei messaggi a noi stessi con l’intento di autoesaminarci, fare il punto su ciò che facciamo, ragionarci sopra. (…) Talvolta questi messaggi (…) vengono esplicitati in una sorta di conversazione ad alta voce».
La ricerca canadese rappresenta un grande passo in avanti in un ambito delicatissimo come quello del trattamento psicologico delle persone con problemi mentali, i cui comportamenti vengono spesso considerati a – sociali e permette, altresì, di sfatare il mito che associa il parlare a voce alta, senza interlocutore alcuno, a scarsa o nulla sanità mentale. Ben venga, quindi, il dialogo interiore verbalizzato, che infonde sicurezza e prepara al successo nella vita quotidiana.