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I corti altri. Il caso di XXXY


Si stima che nel mondo nasca una persona intersessuale o intersessuata – ovvero con organi genitali non del tutto femminili né del tutto maschili – ogni duemila. Creature di questo tipo vengono da subito classificate come freak of nature, scherzi della natura o – quel che è peggio – degli errori da correggere; per far ciò esistono fior fiori di chirurghi pronti ad attribuire alle bimbe ed ai bimbi intersessuali il sesso voluto. Da chi? Dai genitori o dai medici stessi? E di quelle aberrazioni che ne è? Qualcuno si è mai preso la briga di domandare alle persone intersessuali che cosa vorrebbero o avrebbero voluto per se stesse?

XXXY(USA, 2000, 12′,51”) ideato e diretto dalle filmaker Porter Gale e Laleh Soomekh, è un documentario di utilità sociale prodotto per denunciare l’inumano trattamento cui vengono sottoposte negli Stati Uniti d’America le creature intersessuali alle quali, a soli dieci giorni dalla nascita, viene imposto un sesso piuttosto che un altro e l’adattamento avviene con il solo mezzo a disposizione: il bisturi. Un taglio qui, un’asportazione là e zac! Il gioco è fatto: il diritto all’autodeterminazione delle dirette interessate e dei diretti interessati finisce nel raccoglitore dei rifiuti ospedalieri insieme a quei centimetri di pelle e di carne asportati per sempre.
XXXYè essenziale, scabro, a tratti toccante e ci offre le storie di due persone – Kristi Bruce e Howard Devore – che sono nate con le caratteristiche genitali ambigue e che, perciò, sono state costrette ad un’esistenza fatta di vergogna prima, a causa della loro presunta anormalità e di profondo dolore – sia fisico che psicologico – poi, per essere state sottoposte alla cosiddetta normalizzazione chirurgica.
Questo cortometraggio è un vero e proprio film di denuncia dei barbari metodi con i quali la pediatria statunitense – priva di qualunque senso etico – si permette ancora oggi di prendere decisioni che non le competono, in nome di quella maledetta normalizzazione sessuale, il cui tema viene del tutto trascurato dalla cosiddetta società civile di tutto il mondo, Colombia esclusa. Sì, perché la nazione latinoamericana è l’unica al mondo il cui parlamento ha approvato una legge che considera sacrosanta l’autodeterminazione delle persone intersessuali, lasciando che siano quelle a decidere, quando ne avranno la possibilità, quale sesso corrisponda alla loro identità di genere oppure di non operare alcuna scelta. Per restare ciò che sono, ciò che la natura ha scelto per loro.
Vincitrice del premio quale miglior documentario nel 2001 allo Student Academy Awards, l’opera XXXY ha un grande merito, quello di aver portato allo scoperto e fatto scoppiare l’enorme bubbone delle creature nate con i genitali ambigui, le cui vite vengono segnate per sempre da medici senza scrupoli i quali riescono a convincere tanti ignari genitori del fatto che certi scherzi della natura debbano essere corretti, ricorrendo alla mutilazione genitale. Questa ed altre torture fisiche – con enormi ripercussioni a livello psicologico – sono state denunciate da Gale & Soomekh, con l’aiuto di un medico specializzato in endocrinologia pediatrica, Jorge Daaboul che, all’epoca, operava presso il nosocomio pediatrico della città di Oakland, in California.
Di recente, a Genova, grazie all’associazione Genovagaya Le Ninfe LGBT, si è svolto un convegno dal titolo Femmina, maschio e non solo; l’intersessualità tra binarismo di genere e autodeterminazione, alla presenza di una delle studiose più preparate, oggi, in Italia, in merito al tema dell’intersessualismo, la sociologa Michela Balocchi; durante l’evento ha preso la parola Alessandro Comeni, una delle rare persone intersessuate italiane che hanno scelto di uscire allo scoperto senza vergogna per raccontare all’opinione pubblica il terribile percorso di dolore che, loro malgrado, hanno dovuto affrontare, a causa degli inumani protocolli medici nazionali che devono essere messi in pratica nel caso venga al mondo una creatura con gli organi genitali ambigui o misti; con grande coraggio Alessandro ha raccontato la sua storia di persona violentata, emarginata e svergognata da una società che, in nome di un pregiudizio di genere che vede tutte e tutti noi ingabbiati nel binarismo femmina/maschio, l’ha sottoposta ad una serie di torture che ne hanno cambiato per sempre l’identità personale.
Secondo la medicina mondiale le creature come Alessandro, Kristi o Howard sarebbero affette da disordini di sviluppo sessuale o DSD (Disorders of Sex Development), nonostante si sappia che l’intersessualità rappresenta «una molteplicità e varietà di condizioni in cui si trova chi nasce con cromosomi sessuali, e/o un apparato riproduttivo, e/o caratteri sessuali secondari che variano rispetto alle definizioni tradizionali di ciò che è considerato femminile e maschile.» (fonte)
Quel che resta da domandarsi è: perché definire “disordine” e, quindi, condizione patologica l’identità personale ed umana di milioni di persone intersessuali nel mondo, nonostante ci si trovi di fronte ad individui del tutto sani dal punto di vista fisico? Non sarà che, attraverso la cosiddetta rimozione di un presunto difetto fisico, si vuole eliminare – a livello sociale – qualsiasi differenza che sia in grado di destabilizzare la dicotomica divisione del genere umano in femmine e maschi?
Una cosa è certa: grazie all’ISNA (Intersex Society of North America) a partire dagli anni ’90 si è venuta a creare un’organizzazione che ha portato in modo lento ma sistematico allo scoperto le storie di tante persone nate con i genitali ambigui, al fine di denunciare la barbara pratica della normalizzazione sessuale.
Segnalo infine che a Firenze, dal 2009, grazie all’associazione IREOS è sorto il primo sportello di accoglienza delle persone intersessuali, come è possibile leggere QUI.
Oggi persone come Alessandro Comeni, Kristi Bruce e Howard Devore non vedono più la luce a causa del cosiddetto aborto terapeutico, che consente alle donne in gestazione di non portare avanti la gravidanza, nel caso in cui i più moderni esami diagnostici evidenzino il cosiddetto DSD.
«Ti fanno crescere con la vergogna insieme al latte» (Alessandro Comeni)
Una doverosa precisazione: Michela Balocchi mi ha pregata di far notare che lo sportello di IREOS non esiste più dal 2010 e che Balocchi stessa, insieme ad Alessandro Comeni, ha avviato analogo servizio presso il Consultorio TRANSgenere di Torre del lago (Lu), fondato da Regina Satariano.

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