I corti altri. Il caso di Love Is Gender Free
Può l’amore esser considerato neutro? Davvero è possibile pensare alle relazioni umane, in quanto libere da alcuna distinzione di genere? Può la discriminazione, a partire dal più misterioso dei sentimenti, essere superata, al fine di provare ad immaginare un mondo migliore, senza pregiudizi? Queste e altre domande hanno ispirato il giovane filmaker triestino Igor Longhi quando, all’indomani della nascita di suo figlio, ha messo mano alla produzione di un cortometraggio unico nel suo genere, Love Is Gender Free (I, 2014, 6′, 02”). Scopriamo insieme perché.
Interno con sfondo blu. Anticipate dalla didascalia “Imagine a Love Story…”, sullo schermo cominciano a dipanarsi – in silhouette – le immagini di due persone; un albero, un lampione, una panchina al parco e loro. Una caduta accidentale, uno sguardo ed è subito amore. Poi scoppia il dramma. Due uomini prendono a colpire le figure controluce che, fino ad un momento prima, erano abbracciate. Cambio di scena e di colore. Un grigio glaciale colloca la storia in una stanza d’ospedale. Una visita inappropriata. Un medico che allontana dal luogo di degenza chi è indesiderato. Non si può. Lo dice la legge. La terza ambientazione è di colore arancio. Una chiesa. Le due persone, a braccetto, vogliono unirsi nel sacro vincolo del matrimonio. Il prete oppone un netto rifiuto. Non si può. Lo dice la legge. Quarto fondale. Si torna al parco. Una donna passa a ridosso della panchina che ospita le due persone innamorate. Spinge una carrozzina. Che bello sarebbe poter mettere al mondo una creatura! Quinta ripresa. Rosso fuoco. L’interno è quello di un ufficio per le adozioni. Le due figure presentano la loro richiesta scritta, che viene stracciata di fronte a loro da un’impiegata dal cuore arido. Non si può. Lo dice la legge.
Come sempre accade, quando recensisco un corto che si trova on line, a questo punto mi fermo e ne consiglio in modo deciso la visione, usando più o meno queste parole: “Chi volesse giungere sino ai titoli di coda di quest’opera, non deve fare altro che…” E, infatti, vi invito a fare click con il mouse o la track pad del vostro portatile sul link sottostante, perché Love Is Gender Free è un piccolo gioiello, che merita davvero di girare il più possibile in rete.
Ideato e scritto dallo stesso Igor Longhi, sceneggiato a quattro mani con Michelangela Caldarella e prodotto sul web, grazie al supporto attivo di molte persone grazie al crowdfunding, Love Is Gender Free può contare sull’accompagnamento musicale di un brano, Broken Soul (Epops Music), suonato al piano dallo stesso Longhi, che è un musicista di grande talento, mentre Caldarella si è occupata delle efficaci scenografie; il resto lo ha fatto l’abile montaggio di Daniele Trani.
«Il rispetto è il fondamento di qualsiasi tipo di rapporto. Che sia d’amore, di lavoro, di amicizia, anche solo di convivenza sullo stesso pianeta. Non rispettare qualcuno significa non avere consapevolezza dei suoi diritti o dell’importanza del suo valore culturale o morale. Se manca il rispetto, non ci può essere alcuna forma di aggregazione, di società. (…) Al momento il mio tempo è completamente assorbito da famiglia, lavoro e organizzazione di eventi per cercare di sensibilizzare il maggior numero di persone possibile in merito all’omofobia; a questo proposito, è nata da poco una pagina facebook, di cui sono amministratore assieme ad altri 2 amici, che cerca di muoversi a livello nazionale organizzando delle manifestazioni in risposta alle veglie delle sentinelle in piedi: www.facebook.com/sentinellesulwc.» Questo è ciò che mi ha spiegato di recente l’autore, da me intervistato per RossoArcobaleno, la rubrica di cultura LGBTQAI del quotidiano on line RossoParma, diretto da Cristiano Antonino.
Poco prima dei titoli di coda e subito dopo aver appreso del colpo di scena su cui si regge l’intera opera di Longhi, una scritta compare, in risposta a quella che si legge all’inizio del corto. Non la rivelo qui, ma ne utilizzo il senso profondo, per trasmettere un messaggio finale: la Storia è fatta dalle persone, ogni individuo vive le proprie storie; milioni di vicende umane si intrecciano e formano uno spesso canovaccio, un tessuto fatto di tanti colori e di mille sentimenti, gioia, felicità, dolore, disperazione, soprusi e diritti umani mancati. Solo il Genere Umano può scegliere di riscrivere la Storia, a partire dal rispetto per la dignità delle persone, quella stessa che viene calpestata in nome di regole non scritte, che si pretende di far passare come norme. Ecco, perché non provarci, tutte e tutti insieme? L’esempio di Love Is Gender Free di Igor Longhi potrebbe rappresentare un ottimo punto di partenza. Rimbocchiamoci le maniche.
Lidia Borghi