I corti altri. Il caso de Il tema di Sveva
Interno giorno. Primo piano sul volto pensoso di una bambina che frequenta le scuole primarie. La macchina da presa stacca sulla lavagna. L’inquadratura è larga e, oltre a mobilio e suppellettili, riprende la maestra, china sulla cattedra e la lavagna, su cui sta scritto l’argomento del tema: la festa della mamma.
Così si apre il cortometraggio Il tema di Sveva (I, 2012, 3′,39”), scritto, sceneggiato e diretto da Giacomo Becherini, il valente regista e videomaker che nel 2011 ha firmato il corto La morte bianca (7′,44”). Laureato in storia del cinema a Pisa e specializzatosi in regìa e direzione della fotografia, Becherini ha dedicato questo delicato esempio di cinema breve al controverso e più che mai attuale tema delle famiglie omogenitoriali ovvero quei nuclei affettivi con prole che rappresentano oggi, in tutto il mondo, un esempio concreto di legàmi di cui certa mentalità patriarcale e tradizionalista vorrebbe disconosce l’esistenza; e così, in soli intensissimi tre minuti e pochi secondi il regista è riuscito a proporci l’argomento dal punto di vista di una bimba di pochi anni alle prese con un tema che il mondo adulto vorrebbe di difficile svolgimento.
Che cosa potrebbe scrivere, dunque, nel suo elaborato, la non ancora decenne Sveva, per descrivere la sua famiglia? Considerato il fatto che la festa della mamma si avvicina e, quello ancor più importante, che riguarda la composizione del suo legame affettivo dentro le mura domestiche, non ci sono alternative, occorre dire la verità senza paura: Sveva ha le idee chiare e, una volta terminata la stesura dei suoi pensieri in merito, con un coraggio da tigre alza la mano e, a ridosso della fine dell’ora, chiede alla maestra di leggere il suo tema a voce alta. Pochi secondi. La piccola alunna riesce a pronunciare solo alcune parole, le più importanti: “Io una mamma non ce l’ho” e la campanella, implacabile, con il suo suono squillante, invita le giovani creature a lasciare le aule. La maestra comprende ma non riesce a trattenere Sveva, la quale esce dall’edificio scolastico e ritrova il padre nel cortile antistante. Il tragitto in auto verso casa si svolge con un breve dialogo e la grande capacità di sintesi del regista ci fa intuire che la bambina non è soddisfatta. Ed ecco che le immagini ci ripropongono la maestra intenta a correggere gli elaborati della classe di Sveva: “Io ho due papà” ha scritto la piccola, per la quale è di fondamentale importanza sottolineare che, malgrado un suo amico le abbia detto, un giorno, che “senza mamma si sta male e si piange tanto”, lei è felice così, perché vive con Alessandro e con Luca, che le vogliono bene e non le fanno mancare nulla. Con loro Sveva è felice e si diverte. Punto e basta.
Alla fine del corto il regista ci offre, quindi, grazie ad altrettante voci fuori campo, le testimonianze di alcune persone, figlie e figli che vivono o hanno vissuto all’interno di famiglie composte da due persone dello stesso sesso, padri e madri che, sfidando le regole non scritte di una società perbenista che di continuo ci ricorda l’esistenza di un solo tipo di nucleo famigliare, con un coraggio fuori del comune hanno dato vita a gruppi affettivi altririspetto alla collettività, offrendo a quelle creature, messe al mondo a costo di enormi sacrifici pur di vedere realizzata la loro voglia di essere genitori, un amore incondizionato, esente da pregiudizi. Quegli stessi che, durante la loro vita scolastica, sono costrette ad ascoltare a partire dalla più tenera età.
Montato dallo stesso Becherini, sceneggiato dal regista con l’aiuto di Fabrizio Papotto, girato da Giordano Bandinelli ed impreziosito dalle musiche di Andrea Marconi, il corto Il tema di Sveva è stato messo insieme dall’Associazione culturale cinematografica L’ombra somigliante grazie all’aiuto della SottoZero Produzioni; girato presso l’istituto scolastico di secondo grado Galileo Galilei di San Pietro in Palazzi (Li), Il tema di Sveva è stato interpretato da:
Sveva Prota (Sveva)
Ignazio Pucillo (primo papà)
Ranieri Del Testa (secondo papà)
Teo Frosali (primo bimbo)
Gregorio Prota (secondo bimbo)
e dai testimoni:
Virginia Marchi
Alessio Frazzetta
Camilla Papotto
Annalisa Arcai
Perché è opportuno vedere Il tema di Sveva sino ai titoli di coda? Perché si tratta di un corto educativo che dovrebbe fare il giro delle scuole italiane; perché questo video riesce a veicolare diversi messaggi, non ultimo quello dell’invisibilità, per lo stato italiano, di centinaia di famiglie formate da persone dello stesso sesso e perché ci ricorda, in pochi fotogrammi, che gli altri e le altre da noi appartengono alla stessa società, quella umana ed hanno lo stesso modo di gioire e di provare dolore e che, nonostante i diritti umani e civili dovrebbero appartenere a tutte e tutti noi, c’è un nutrito gruppo di cittadine e di cittadini che ne sono privi.
Così, quando incontro, lungo il mio percorso umano, una coppia di donne o di uomini che sentono forte quel desiderio di genitorialità, non penso più al dolore che le loro creature dovranno provare, una volta venute al mondo, a causa di quel pregiudizio, ma al profondo amore che i suoi due padri o le sue due madri daranno loro, come viatico per le tante situazioni difficili che dovranno superare. Perché l’odio, la diffidenza e la discriminazione si combattono con due sole armi: la conoscenza e l’amore.
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Lidia Borghi