Gamba trista. Quando la disabilità incontra la fantasia in un corto pluripremiato
Gamba trista(I, 2010, 8′, 02”) è il cortometraggio d’animazione che il filmakerFrancesco Filippi ha dedicato, cinque anni or sono, alla disabilità; da allora il video ha fatto il giro del mondo ed ha conquistato molti premi, un’ottantina o giù di lì ed è entrato a far parte dei programmi didattici per l’infanzia di alcune nazioni e no, l’Italia non è fra quelle.
L’aggettivo tristoin bolognese significa imbranato e, nella fattispecie, è stato utilizzato per denotare la condizione di un giovane coraggioso i cui arti inferiori – nella finzione animata – sono senza ossa, disarticolate e, quindi, molli; ciò fa del nostro protagonista un essere vivente particolare e non solo per il suo handicap fisico ma, come è possibile scoprire alla fine del video, per un’altra sua predisposizione fisica.
Senza narrarne la trama, poiché Gamba tristapuò essere visto sul web, è mia intenzione soffermarmi, qui, sull’importanza della fantasia e del pensiero positivo, per provare a superare un tratto distintivo umano all’apparenza tanto negativo, fonte di discriminazione, di bullismo e di marchi infamanti da parte di una Società che dovrebbe essere civile e che, invece, vincola le persone ad una serie di norme non scritte, che finiscono per ingabbiare ogni minoranza umana che non rientra in alcuna di esse in àmbiti fasulli.
Gamba tristaè, prima di tutto, un alunno delle scuole primarie, poi è un bimbo che, malgrado le circostanze avverse e forte di una madre tenace, ha saputo trasformare la sua particolarità emarginante in un elemento arricchente, alla faccia di chi si ostina, all’alba del 2015, a considerare ammalate le persone che presentano un handicap fisico o mentale.
Ecco perché Francesco Filippi ha ideato e messo su carta una storia tanto fantasiosa, in cui le gambe del piccolo protagonista – spesso annodate a pali o sedie – diventano il pretesto per spostare l’attenzione di chi guarda dall’imbarazzo provocato nelle/i normodotate/i da una semplice sedia a rotelle, all’impressione suscitata nel vedere i gommosi arti inferiori del piccolo bloccati da nodi inestricabili.
Prodotto da StudioMistral, con il patrocinio del Dipartimento di Scienza dell’Educazione Giovanni Maria Bertindell’Università di Bologna, con il sostegno dell’Emilia Romagna Film Commission, scritto, diretto e prodotto dallo stesso Filippi, con la direzione artistica di Mauro Dal Bo, Gamba trista è impreziosito dalle animazioni di Marco Zanoni, mentre il commento musicale è di Andrea Vanzo; molto curati gli effetti sonori, grazie a Paolo Bozzola, mentre le voci sono delle bravissime Micaela Casalboni, Lucia Gadolini e Patrizia Mottola.
Perché vale la pena di guardare, riguardare e consigliare un corto di utilità sociale come Gamba trista? Perché solo la fantasia è in grado di aiutare le menti chiuse e limitate a comprendere quale ricchezza interiore che si nasconda dietro le storie di tante persone etichettate come disabilio diversamente abili e che, spesso, le barriere sono prima di tutto mentali e spirituali. Un valido motivo in più per evitare, d’ora in poi, di dare della cicciona alla vicina di casa o del frocio al dentista o della rachitica alla conoscente che viaggia in carrozzina elettrica. Se, giunte/i fin qui nella lettura, vi dovesse sorgere spontanea la domanda: “Che ci azzeccano l’obesità e l’orientamento sessuale con la sedia a rotelle?!” credo che dovreste guardarvi intorno, togliervi qualche fetta di prosciutto dalla vista interiore e cominciare a domandarvi, invece: “Che cosa mi manca davvero per smettere di discriminare?” Non è mai troppo tardi…
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Lidia Borghi