Freeheld. Il cortometraggio
Dobbiamo alla pluripremiata regista statunitense Cynthia Wadeil cortometraggio dal quale è stata tratta la pellicola omonima diretta da Peter Sollett (colui che ha diretto Nick and Norah’s Infinite Playlist, USA, 2008) da poco passata per le sale cinematografiche di mezzo mondo.
Freeheld (USA, 2007, 36′,10”) è la cronaca degli ultimi mesi di vita di Laurel Anne Hester (15 agosto 1956 – 18 febbraio 2006), l’ufficiale di polizia della Contea di Ocean, nel New Jersey alla quale, poco prima della promozione a tenente, venne diagnosticato un tumore ai polmoni.
Freeheld venne girato da Wade in presa diretta e, oltre a documentare la tragedia famigliare di Hester, divenne un manifesto di protesta e di lotta contro la discriminazione, come ben sanno le persone che hanno visto il lungometraggio interpretato da Julianne Moore ed Ellen Page.
Prodotto da Vanessa Roth, il corto si è aggiudicato una ventina di premi oltre ad aver vinto l’Oscar nel 2008 all’ottantesima edizione degli Academy Awards per il miglior documentario breve.
La cronaca: Laurel Hester non ha ancora cinquant’anni quando, nel pieno delle forze e della carriera, scopre di avere un cancro ai polmoni. Lesbica non dichiarata a causa dell’ambiente maschilista che la circonda e che le avrebbe precluso ogni possibilità di ascesa professionale, da pochi mesi ha acquistato una casa in cui è andata a vivere con la compagna, Stacie Andree Leigh; la loro relazione, nata all’inizio del 2000, era stata regolarmente iscritta nel locale registro delle unioni civili. Con una rapidità inimmaginabile il tumore primario, giunto al terzo stadio, si metastatizza al cervello. A Laurel non restano che pochi mesi di vita. Radio e chemioterapia riducono il corpo della poliziotta a pelle e ossa, i capelli cadono, l’ossigeno diventa l’unico rimedio per sostenere un respiro che si fa sempre più flebile, la voce resa roca dalla compromissione dei polmoni. L’abitazione – acquistata, ristrutturata ed abbellita dalle due donne – è in co-intestazione anche per il pagamento del mutuo ma, alla morte della convivente, Stacie non avrà la possibilità di continuare da sola a sostenere le ingenti spese della casa, perciò a Laurel non resta che appellarsi alle Autorità locali per far sì che alla sua donna siano riconosciuti gli stessi benefìci pensionistici che ad ogni collega poliziotto eterosessuale vengono concessi d’ufficio, grazie alla cassa mutua istituita a tale scopo; il 9 novembre 2005 la richiesta di Hester viene respinta dai cosiddetti freeholders (Lacey, Bartlett, Vicari, Little e Kelly) i cinque maggiorenti che rappresentano i proprietari terrieri della Contea: John P. Kelly, il rappresentante cattolico del gruppo sostiene che la domanda, se accolta, minaccerebbe la santità del matrimonio. Le condizioni di Laurel si aggravano ancora. Il 20 novembre una manifestazione di protesta a favore della donna viene organizzata dall’associazione locale di attiviste/i LGBTQ+ Garden State Equality: alla testa di un gruppo di circa duecento persone, giunte in pullman nella Contea di Ocean per appoggiare l’istanza della donna per ottenere pari diritti rispetto al resto della popolazione, c’è il fondatore e presidente del collettivo, Steven Goldstein. Sempre più prostrata dalla malattia, il 18 gennaio 2006 Laurel registra un appello il cui video viene mostrato ai freeholders durante una riunione con i leader repubblicani locali; il 20 gennaio i cinque, pressati dalla Stampa locale (soprattutto nella persona di Ida Siegal e Don Bennett) e dopo aver parlato con il Governatore del New Jersey, Jon Corzine, annunciano che c’è la possibilità di un cambiamento di rotta; indicono un’assemblea pubblica per il 25 e si presentano in quattro. Manca l’ultraconservatore cattolico Kelly. I maggiorenti accettano la richiesta di Laurel Hester, la quale morirà il 18 febbraio del 2006, a 49 anni, nella casa di Point Pleasant (NJ) acquistata e ristrutturata con la donna della sua vita.
«Nove mesi dopo la morte di Laurel la Corte Suprema del New Jersey stabilì che le coppie dello stesso sesso devono avere gli stessi diritti delle coppie eterosessuali.» (Dai titoli di coda del cortometraggio)
Le immagini catturate dalla macchina da presa di Cynthia Wade sono senza filtri e riprendono Laurel sofferente – prima in ospedale e poi a casa – in preda a momenti di disperazione nera come quando, con un filo di voce, confessa ad un’operatrice socio-assistenziale di temere per il giorno della sua morte; quando l’assistente le domanda che cosa le stia più a cuore, la donna non ha esitazioni a rispondere: “Stacie” ed è proprio per Stacie che Laurel ha avuto la forza di lottare fino alle ultime settimane di vita pur di garantirle i 13.000 dollari del fondo pensionistico che lei stessa aveva contribuito ad accrescere, nei tanti anni di servizio prestato presso l’ufficio del Procuratore distrettuale della Contea di Ocean. Sarà quello stesso organismo ad elevare il suo grado a tenente di polizia, poco prima della morte.
Due le presenze fondamentali nella vita della poliziotta: la compagna Stacie, poco meno che trentenne all’epoca dei fatti, meccanica in una locale officina di riparazione auto ed il collega Dane Wells, conservatore e repubblicano, grande amico della donna e sostenitore della sua battaglia personale.
Gino Strada, medico, attivista per il diritto di tutte le persone alle cure mediche e fondatore di Emergency, ha affermato che “i diritti sono di tutti, altrimenti dovevano chiamarsi privilegi” ed è proprio questo il motivo che ha animato la lotta portata avanti da Laurel Hester all’inizio degli anni Duemila. Viene da chiedersi a che punto siamo dieci anni dopo, nel mondo, a questo proposito. Meglio tacere, per esempio, delle ingenti sanzioni che l’Italia sta pagando all’Unione Europea per non essersi ancora dotata di una legge che preveda il matrimonio egualitario, l’adozione estesa alle coppie formate da due persone dello stesso sesso ed una contro le violenze di stampo omofobico.
«Il trasferimento della pensione alla mia compagna mi viene impedito perché si tratta di una donna– ha affermato Laurel poco prima di morire – Questa non è una casa qualsiasi, questa è la casa che Stacie ed io abbiamo costruito.»
«Laurel l’ha decorata ed io l’ho restaurata– ha affermato Stacie – Questo appartamento è la nostra casa e mi piacerebbe che restasse a me, ma senza la pensione di Laurel io potrei perderla.»
Lidia Borghi