E se a fare coming out fosse Gesù? Come una parodia del Vangelo ha destabilizzato il Brasile
La prima tentazione di Cristoè un mediometraggio satirico brasiliano scritto dai comici Gregorio Duvivier e Fábio Porchat e prodotto dal collettivo di autori Porta dos Fundos; nel film, uscito su Netflix a ridosso di Natale 2019, Gesù ha appena compiuto trent’anni e, dopo aver trascorso quaranta giorni nel deserto, torna a casa con il fidanzato Orlando per presentarlo alla famiglia; quando Dio gli ricorda la sua missione divina, lui gli oppone un netto rifiuto perché non vuole responsabilità. Satira o reato contro la religione?
Grande alzata di scudi da parte dei vescovi brasiliani, che hanno chiesto di boicottare lo spettacolo poiché sì, va bene la libertà d’espressione, ma solo fino a un certo punto; infatti, in un comunicato del 12 dicembre la conferenza episcopale ha dichiarato di ripudiare: “i fatti recenti che […] attaccano profondamente la fede cristiana.”
Il vescovo Henrique Soares da Costa ha affidato il suo rammarico a un post su Facebook in cui ha asserito che Netflix ha “schiaffeggiato e sputato in faccia a tutti i cristiani”, e che il film è “beffardo, blasfemo, volgare, sarcastico e irrispettoso nei confronti del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.”
La prima tentazione di Cristoha fatto il botto nella più grande nazione cattolica del mondo, il Brasile, che conta più di cento milioni di fedeli, per la maggior parte dei quali un Gesù gay non è concepibile; strana contraddizione, se è vero che Gesù è tutto perché è Dio e quindi può essere bianco, nero, gay, etero e chiunque egli voglia.
Robert Shine, di New Ways Ministry, ha dedicato alla vicenda un post in cui si è chiesto se l’espressione artistica dovrebbe essere censurata, come vorrebbero gli estremisti religiosi, ma la domanda che più gli preme è se sia davvero offensivo rappresentare Gesù in quanto omosessuale e ha aggiunto: “La risposta a cui avrebbero dovuto arrivare i vescovi brasiliani e il fedele sostenitore del boicottaggio [il vescovo Soares da Costa], è no.”
I movimenti LGBTI brasiliani hanno protestato perché l’omosessualità di Gesù è stata resa in modo troppo stereotipato, mentre sul fronte politico il deputato Julio Cesare Ribeiro ha disdetto il suo abbonamento a Netflix; dura, poi, la presa di posizione su Twitter dell’”omofobo orgoglioso” Eduardo, figlio del presidente Jair Messias Bolsonaro: “Siamo a favore della libertà di espressione, ma perché attaccare la fede dell’86% della popolazione?”
Per quel si sa, qui da noi poche sono state le prese di posizione contro il film: una è quella, manco a dirlo, dell’associazione Pro Vita & Famiglia, che l’ha definito “discriminatorio e blasfemo, un attacco alla religione cristiana, mascherato da ‘arte cinematografica’ […]un vilipendio alla religione.” e l’altra è quella di Fratelli d’Italia, che per bocca del deputato Mollicone ha chiesto a Netflix di togliere il video; il parlamentare ha dichiarato che, ferma restando la libertà di satira, a turbare non è tanto l’omosessualità del personaggio, ma l’oltraggio alla religione cristiana e ha concluso: “Presenterò un’interrogazione parlamentare […]. Il solo divieto ai minori di quattordici anni, peraltro difficilmente verificabile, non basta. La libertà non può essere a senso unico.”
Poteva finire qui? No di certo. Il 24 dicembre a Rio de Janeiro ignoti hanno scagliato delle bombe molotov contro la sede di Porta dos fundos, per fortuna vuota al momento dell’attentato; il video della telecamera di sorveglianza mostra tre uomini camuffati che lanciano gli ordigni e, subito dopo, uno di loro che rivendica il gesto in nome di un partito degli anni ‘30 ispirato a Mussolini, il Comando di insurrezione nazionale popolare.
E così in un colpo solo un breve film di satira cattolica è riuscito a destabilizzare gli estremisti cattolici e quelli politici brasiliani insieme, con l’aiuto inatteso di un vecchio partitucolo fascista che si credeva morto e sepolto fra le pieghe della storia. Dire quindi che La prima tentazione di Cristoha fatto il botto è del tutto riduttivo.