Lidia Borghi Body Wrapper

Dorian e l’amore

For Dorian(CDN, 2012, 16′) è l’opera prima in corto di Rodrigo Barriuso, un giovane e talentuoso filmaker canadese oriundo di Cuba. Barriuso ha scritto la sceneggiatura e curato la regìa di un video davvero profondo che, con delicatezza e poche, significative immagini, affronta uno dei temi più taciuti della vita sociale: l’amore vissuto dalle persone disabili.


Interno giorno. La macchina da presa effettua una zoomata lenta sulla schiena del protagonista, un giovane scolaro che si accinge a vestirsi. Sullo schermo di fronte a sé scorrono le immagini delle previsioni del tempo. A presentarle un avvenente anchorman. Dorian (Dylan Harman) è concentrato su ciò che sta osservando. Qualche fotogramma dopo ad entrare in scena è il padre (Ron Lea), che lo aiuta a mettersi la cravatta. Gli occhi del ragazzo stanno incollati sul monitor di fronte a sé. Interno giorno. Fuoco fisso sui due protagonisti intenti a fare colazione. Durante il rituale mattutino, a farla da padrone sono le domande di sempre: progetti per la giornata, doposcuola, svaghi. Dorian ha gesti lenti, Oliver, il genitore, tradisce qualche esitazione ed una malcelata premura nel pronunciare quelle frasi. Dorian è un adolescente come molti, dotato di una peculiarità che la società umana, nel suo soffocante tentativo di omologazione a norme prestabilite, ha classificato come portatore di Sindrome di Down. Esterno giorno. Fuoco fisso sull’incedere allegro di Dorian, abbracciato da un coetaneo di nome Marco (Victor Pereira); i due scherzano, sono a loro agio, nulla li può turbare. Negli sguardi e nelle movenze non c’è anormalità. Quella si annida solo nelle menti ricolme di pregiudizio. Dorian e Marco sono due persone, due adolescenti come tanti alle prese con gioie e dolori di uno dei periodi della vita umana più complessi e travagliati, per milioni di persone nel mondo: l’adolescenza. Dorian e Marco stanno bene insieme. Quello che provano l’uno per l’altro ha a che fare con la natura, non con le costruzioni sociali partorite dalla mente umana. Poi, qualcosa cambia. Quel padre, le cui movenze sono colme di apprensione, nel tentativo di proteggere il figlio da una sorta di nemico invisibile, che alberga solo nella sua mente, ha finito per costruire intorno a Dorian una gabbia dorata, all’interno della quale pretenderebbe di incapsulare la disabilità della sua creatura.

Tutto ciò e molto di più ci offrono le immagini di un corto davvero bello, fatto con sapienza ed una certa maestrìa che, ne sono sicura, all’interno dei lavori futuri del giovane Barriuso, esploderà in tutta la sua carica espressiva, a giudicare dalla regìa, curatissima, di For Dorian.

Prodotto dallo stesso Barriuso per El Pensamiento Filmsdi Toronto – Canada e da Davina Rimmer, una filmaker australiana appassionata di cinema e, a sua volta, creatrice di corti, For Dorian è impreziosito dalla cura fotografica di Kelly Jeffrey, mentre Zazu Myers si è occupata del design dell’intero progetto. Ad accompagnare le immagini sullo schermo il tema musicale, molto intenso, di Michael Vincent, le cui note strappano molti sorrisi di tenerezza, al dipanarsi delle scene più intense che vedono Dorian e Marco divertirsi spensierati e dimentichi di tutti i pregiudizi che li circondano.

For Doriannon parla solo di disabilità, ma di orientamento affettivo e sessuale altro, due caratteristiche che, se messe insieme, rappresentano ancora oggi un pesante tabù per madri e padri di creature con handicap, come ben documentato – nel cortometraggio – da pose ed atteggiamenti di un padre che, sulla scia del pesante condizionamento sociale, sembra farsi trascinare dalla corrente del doppio pregiudizio.

Chi volesse vedere per intero il fine lavoro di Rodrigo/Rocco Barriuso, potrà farlo recandosi al Torino Gay & Lesbian Film Festival, giunto alla ventinovesima edizione; For Dorian è in proiezione durante la giornata del primo maggio presso la Multisala Cinema Massimo 3 del capoluogo piemontese.

La scoperta della sessualità di un figlio o di una figlia rappresenta un elemento traumatizzante per molti genitori. Oliver, il papà di Dorian, non fa eccezione e, quando pretenderà di controllare la naturale propensione del suo ragazzo, si troverà di fronte alle sue paure più recondite; per l’intera durata del corto ci chiediamo se riuscirà a superarle.

Essere differenti è un arricchimento che solo la gente stolta, quella che si ingozza di stereotipi, vede come una minaccia ad un presunto ordine sociale. All’autore di For Doriandobbiamo la bravura e la grande capacità di sintesi con la quale, fotogramma dopo fotogramma, ha saputo fissare sullo schermo un argomento tanto controverso, che ci permette di superare le rispettive paure di fronte a disabilità e sessualità.

Rodrigo Barriuso nel 2012 ha vinto, grazie alla vicenda del giovane Dorian, il premio canadese Norman Jewison Filmmakers Award, riservato a singole, singoli o centri universitari della provincia dell’Ontario mentre, durante lo stesso anno, ha ricevuto una menzione d’onore all’UK Film Festival.

Auguro a Rocco una carriera brillante, pur sapendo io quanto sia difficile, per le persone di talento che amano il linguaggio dei cortometraggi, produrre e promuovere le loro opere, in un ambiente come quello del cinema internazionale che, ancora oggi, malgrado la forza espressiva di un linguaggio tanto particolare e penetrante, tende a considerare di nicchia i video brevi.



Lidia Borghi

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