Dieci corti d’autore. Buio in sala di Dino Risi
Dino Risi era del 1916 come Luigi Comencini. Con quest’ultimo e con il grande Monicelli, al quale ho dedicato un post QUI, è considerato uno dei più grandi registi della commedia all’italiana.
A lui dobbiamo capolavori quali Il sorpasso, La marcia su Roma, Operazione San Gennaroe In nome del popolo italiano, anche se diversi sono i cortometraggi che ha firmato, tutti alla fine del secondo conflitto mondiale.
Prodotto dalla ATA (Artisti Tecnici Associati), Buio in saladeve molto del suo successo alla perizia alla macchina da presa di Lydia Carla Ripandelli, come ho avuto modo di spiegare QUImentre il soggetto, dello stesso Risi, è impreziosito dalla fotografia di Enzo Oddone.
Èpomeriggio. Un agente di commercio sulla trentina si prende qualche ora di libertà e, attirato dalla locandina di un cinema, vi entra, acquista un biglietto e si siede in platea. Di lì a poco l’operatore avvierà la macchina in cui ha già inserito la pizza contenente la pellicola da riprodurre. I suoi gesti sono veloci, il viso scettico. Si fa buio in sala e la storia di celluloide ha inizio. Il protagonista è già rapito dalle immagini e, come lui, le persone presenti, di diverso ceto sociale. I volti degli avventori sono tutti rivolti al grande schermo. La vicenda incuriosisce, attira, coinvolge. Nell’aria solo il sonoro del film, un dramma dei tempi moderni. Il nostro propagandista sembra soddisfatto della scelta fatta. E si accende l’ennesima sigaretta. Una persona cieca, gli occhi coperti da spessi occhiali neri, gira la testa intorno a sé come a voler vedere qualcosa e domanda al suo accompagnatore – rapito dalle scene – di spiegargli ciò che sta accadendo. I Ragazzini presenti in sala mimano le scene d’amore. L’operatore dà un’occhiata all’orologio e, mentre lui bacia lei, i titoli di coda hanno termine. Il protagonista del corto, soddisfatto, ritorna alla vita quotidiana. Nella città sono ancora visibili i segni dei recenti bombardamenti.
Curioso questo cortometraggio della raccolta dei Dieci corti d’autore, in cui il film proiettato sul grande schermo ha un’importanza relativa rispetto ai volti ripresi dall’operatrice. Un bell’esempio di cinema breve che ci racconta un pezzo di storia recente del nostro Paese, alle prese con la ricostruzione post bellica.
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Lidia Borghi