Dalla natura i coloranti sani e benefici, le Antocianine
Le Antocianine (dal greco antico anthos, che significa fiore e kyáneos che indica il colore azzurro) sono molecole appartenenti alla famiglia dei flavonoidi, le sostanze che conferiscono la pigmentazione ai vegetali. Esse, infatti, donano i colori rosso, blu e viola – per citare solo i più frequenti in natura – ai fiori, al cavolo rosso, alle arance, all’uva e ai mirtilli, mentre giocano un ruolo fondamentale nell’impollinazione in quanto fungono da luce guida per le api.
Si tratta di sostanze che si sciolgono in acqua, il cui uso è frequente nell’industria alimentare per colorare gelatine, dolciumi vari, bibite e yogurt (la fonte più importante è fornita dalla buccia dell’uva rossa, che contiene l’Enocianina, la quale viene estratta con acido cloridrico acquoso o metanolico in percentuale che va dall’1 al 2%), anche se all’interno dell’organismo umano svolgono il ben più importante ruolo di antiossidanti ed antiradicali. Tra l’altro il rivestimento degli acini d’uva ci dona un’altra sostanza ottima per il corpo, il Resveratrolo, che è in grado di fluidificare il sangue e, quindi, di limitare il rischio di formazione di trombi.
Studi recenti hanno poi teso a collegare la benefica funzione svolta dalle Antocianine con la prevenzione di alcune malattie anche importanti, come il cancro. Per esempio, il cavolo rosso contiene una trentina di antocianine che, secondo gli esiti di uno studio del 2008 dell’ARS (Agricultural Research Service), pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, sarebbero in grado di proteggerci dai tumori, in quanto favorirebbero l’apoptosi – o morte programmata – delle cellule cancerogene.
Inoltre, a gennaio del 2009, la rivista Cancer Prevention Research ha pubblicato i risultati di una ricerca scientifica – condotta presso il Comprehensive Cancer Center dello stato dell’Ohio – che ha analizzato le antocianine presenti nei frutti di bosco, al fine di stabilire se davvero esse sono in grado di impedire la proliferazione delle cellule tumorali su alcuni ratti affetti da cancro. Il professor Gary Stoner, facente parte del gruppo di scienziati, ha somministrato ogni giorno ai topi ammalati il succo di mora ed ha ottenuto sugli animali gli stessi effetti sperimentati in vitro ovvero l’inibizione delle cellule cancerogene e la loro apoptosi. La somministrazione del principio attivo sull’essere umano rappresenta quindi il passo successivo di questo come di tanti altri studi del genere.
La parte di queste molecole che non contiene la sostanza zuccherina (mono o disaccaride) si chiama Antocianidina. Le più comuni fra queste sostanze sono sei, la Cianidina, che si trova nel cavolo rosso e nelle arance, la Delfinidina, presente nell’uva, la Malvidina, che trae il nome dalla malva, la Pelargonidina, che colora i lamponi, la Peonidina, che conferisce il tipico colore alle ciliegie e la Petunidina, dal fiore della petunia. Il colore varia a seconda del livello di acidità del fiore o del frutto corrispondente, perciò, ad un pH pari a 1 corrisponderà il colore rosso, ad uno intorno a 6/7 il porpora e il blu, mentre con pH superiori si ha il giallo e con uno fra 4 e 5 si avrà una base incolore.
Il compito principale delle antocianine, all’interno di piante, fiori e frutti, è quello di proteggere gli organismi vegetali dall’eccesso di radiazioni ultraviolette. Quando esse cominciano ad aumentare, di pari passo si incrementa la produzione di antocianine. Allo stesso modo, nell’organismo umano, il potere di queste molecole contribuisce a proteggerci dai disturbi circolatori e dalla fragilità capillare, dall’irreversibile processo di invecchiamento delle cellule e da diverse infiammazioni, fra cui l’artrite. Inoltre esse vengono usate in oculistica per curare i disturbi della retina e per favorire la rigenerazione della porpora visiva.
Ancora una volta la Natura fornisce ben più di una risposta, sotto forma di rimedi curativi, ai più comuni interrogativi riguardanti la salute umana. Essa protegge e rigenera, come ogni buona madre, i suoi figli, gli esseri viventi. E l’uomo che fa? Continua imperterrito a danneggiarla. Fino a che di essa non resterà che un pallido ricordo. E la terra non sarà più il nostro giardino dell’Eden.