Corti d’autore. Arena di João Salaviza
Mi fa piacere tornare a parlare del giovane cineasta portoghese João Salaviza, colui che si è aggiudicato l’Orso d’oro al Festival internazionale del Cinema di Berlino grazie al cortometraggio Rafa. Perché parlarne? Perché durante l’edizione 2009 del Festival cinematografico di Cannes Salaviza ha vinto la Palma d’oro per il miglior corto, dal titolo Arena (Portogallo, 2009, 15′, 35 mm) (http://arenafilm.blogspot.it/).
Questo prestigiosissimo riconoscimento è il primo in assoluto che è stato vinto da un regista rappresentante del Portogallo e, se si pensa che Salaviza, all’epoca, aveva solo 25 anni e che solo tre anni più tardi si sarebbe portato a casa l’Orso d’oro, direi che siamo di fronte ad un artista dal talento davvero grande. E pensare che il giovane João, solo qualche giorno prima di ottenere la Palma d’oro a Cannes, aveva detto qualcosa di profetico, a proposito del fatto che il cinema portoghese produce film che in patria non hanno molto seguito, mentre i festival internazionali mostrano di gradirli alquanto. Salaviza aveva poi aggiunto: “Probabilmente anche a me accadrà così”.
Arena narra, in soli quindici minuti, la vicenda di un uomo agli arresti domiciliari. Girato all’interno di un quartiere periferico di Lisbona noto per essere abitato da persone allo sbando, è stato prodotto da Maria João Mayer per la casa portoghese di produzioni cinematografiche Filmes do tejo (http://www.filmesdotejo.pt/), attiva nella Penisola iberica sin dal lontano 1998.
João Salaviza ha affermato di aver voluto girare questo corto per spiegare quanto il luogo in cui viviamo possa influire sulle nostre azioni, sulle nostre scelte e sulla nostra mentalità, a maggior ragione se si pensa che il protagonista è costretto dalle circostanze a vivere segregato in casa; il barrio ovvero il quartiere rappresenta in questo video breve il vero protagonista, accanto al personaggio, che si trova agli arresti domiciliari. Perché il titolo Arena? In lingua portoghese esso indica il luogo in cui si consuma la mattanza del toro, uno spazio assai grande che garantisce a chi guarda un certo distacco, una lontananza che permette di osservare un determinato spettacolo; nel caso di Arena il barrio è malfamato e non garantisce a chi vi trascorre la vita di stare al sicuro, neppure all’interno delle quattro mura domestiche. Salaviza ha voluto rendere per immagini quella distanza, del tutto incolmabile. Nonostante ciò, i corpi risultano incastonati in quel luogo e con esso formano un tutt’uno indissolubile.
Per rendersi conto di quanto sia bello, malgrado il tema, questo cortometraggio è possibile sfogliare le pagine elettroniche del blog creato subito dopo l’uscita di Arena in Portogallo; da allora diversi sono stati gli eventi, le nomination ed i premi ottenuti da Salaviza per il suo Paese.