Corti d’autore. 33 giri
Al tema della disabilità ho dedicato un post, La leggenda del calabrone e volentieri torno a trattarne per segnalare la produzione recente di un nuovo corto d’autore, 33 giri (Italia, 2012, 13′, 45”) fuoriuscito dalle geniali menti della premiata ditta Gerlando & Gerlando, coloro che, nel 2003, diedero vita all’Associazione Sanremo Cinema (http://www.ass-sanremocinema.com/index.html) producendo il corto Crisalide (Italia, 2011, 15′, 44”) insieme ad Angelo Giampietro.
33 giri è particolare perché mette in scena la geniale trovata di un ragazzo come tanti che ha un unico, grande desiderio: rivedere la madre morta. Poco importa che il nostro personaggio sia affetto da disabilità fin dalla nascita. La sua mente è rivolta ad escogitare il modo per riabbracciarla. E ci riesce.
Marco Pingiotti è il protagonista di questo delicato cortometraggio – girato nei comuni liguri di Costa Rainera e di Cipressa – dalla sceneggiatura geniale, il che ha spinto i produttori ad iscriverlo al concorso dell’Accademia del cinema italiano, nella sezione riservata alle opere di cinema breve, per tentare di vincere il prestigioso David di Donatello.
Prodotto da Sanremo Cinema e MDG Produzioni, il corto 33 giri è stato diretto da Riccardo Gerlando il quale – forte di un validissimo soggetto – è riuscito a rendere per immagini la grazia insita nel genio del ragazzo che, ogni giorno, si reca al cimitero per onorare la memoria dell’amata madre morta. Di seguito alcune informazioni aggiuntive.
Soggetto e sceneggiatura: Riccardo Di Gerlando con Paolo Fittipaldi
Interpreti: Marco Pingiotti, grazie all’ANFFAS ONLUS di Sanremo, Massimo Botti, Nicoletta Napolitano, Lindy Lima, Alessandro Rossi
Operatori: Marco Di Gerlando (anche alla Steadycam), Manuel Pidutti, Simone Caridi
Macchinista ed attrezzista: Giancarlo Pidutti
Suono: Manuel Pidutti, Giancarlo Pidutti
Fotografia: Marco Di Gerlando, Simone Caridi
Montaggio: Riccardo Di Gerlando, Manuel Pidutti
Segreteria di edizione: Francesco Paolo Lepore
La particolarità più spiccata di questo esempio di cinema corto riguarda il fatto che il tema della cosiddetta diversità, che dovrebbe distinguere le persone normodotate da quelle definite diversamente abili – termine che trovo intriso di ipocrisia – è stato appena accennato, per lasciare spazio all’inventiva di un giovane che sente vicina a sé la madre che non c’è più a tal punto di scegliere, in modo consapevole, di evocarla nell’unico modo che le poche possibilità a sua disposizione gli consentono. L’esito dello stratagemma finisce per strappare ben più di un sorriso a chi guarda.
La stagione 2012 dei concorsi per cortometraggi è appena iniziata. Molti bandi sono in scadenza. Sarebbe davvero bello se molte autrici e molti autori potessero iscrivere i loro lavori ai tanti festival italiani. C’è bisogno anche di loro per risollevare le sorti della cultura italiana.