Circuito chiuso. Un corto di denuncia del precariato
Volentieri segnalo da queste pagine elettroniche il corto di utilità sociale Circuito chiuso, prodotto da Valentino Innocente (autore di Amore senza filtro) e diretto da Riccardo Loffredo.
Il tema trattato da Circuito chiuso è quanto mai attuale, il precariato, l’ennesimo male sociale di un sistema economico che sta vivendo una lenta agonia e che, solo in Italia, vede coinvolti lavoratrici e lavoratori che, dall’oggi al domani, si ritrovano a casa, senza un lavoro che dia loro la possibilità di “mandare avanti la baracca”, mantenere la famiglia, pagare il mutuo della casa. Decine di migliaia di uomini e donne, spesso di mezza età, come chi scrive – per non parlare delle giovani leve che ancora non sono giunte al giro di boa dei trent’anni – che d’improvviso non possono più contare su un lavoro che conferisca dignità alle proprie vite e, senza alcuna via d’uscita, vedono chiudersi, per l’appunto, quel circuito che induce molte e molti di loro a togliersi la vita.
Circuito chiuso ha una particolarità rilevante: è nato grazie ai micro finanziamenti di molte persone che, attraverso il canale privilegiato di Facebook, hanno creduto nel progetto di Innocente e lo hanno sostenuto con donazioni di pochi euro, mettendo in atto la pratica del Crowd Funding.
Come è facile immaginare, l’iniziativa ha avuto un discreto successo, documentato dalle pagine del noto social network, sul quale è stato aperto il profilo pubblico che prende il nome dal corto in questione.
Durante l’edizione delle 12:00 del 21 novembre 2011 del TG3, è stato proposto un agghiacciante spezzone di Circuito chiuso in cui compare una losca figura di personal trainer che ha lo scopo di condurre il protagonista – un quarantacinquenne senza impiego e con famiglia a carico – fino al gesto estremo.
E così, la bacheca del profilo è diventata una sorta di diario virtuale che ha documentato, giorno dopo giorno, i progressi della raccolta fondi e del confezionamento del cortometraggio diretto da Loffredo. Inoltre, sfogliando le pagine del profilo, veniamo a sapere che il corto è stato prodotto dalla Amenic Film e che ha visto la partecipazione di molte attrici e di molti attori, oltre che dello stesso regista, Riccardo Loffredo.
Il protagonista di questo corto di utilità sociale è un padre di famiglia come tanti che, una mattina come tante, si alza dal letto e si prepara a sostenere l’ennesimo colloquio di lavoro. Alla fine di un lungo piano sequenza lo vediamo mentre si rade, in bagno, davanti allo specchio e, subito dopo, impegnato a scegliere la camicia e la cravatta che ritiene più adeguate per fare una bella figura, per tentare di rientrare nel mondo del lavoro e per ritrovare, insieme ad un necessario sostegno economico, la dignità persa a seguito del licenziamento.
Lo stesso Valentino Innocente si considera un precario da sempre e la sua innovativa idea di realizzare il corto chiedendo alla rete di finanziarlo è stata vincente, contribuendo a diffondere la piaga del disagio sociale conseguente la perdita del posto di lavoro in Italia. Lodevole progetto, se si pensa che nel nostro Paese la stessa iniziativa privata, soprattutto quella di tante persone creative, quasi mai viene valorizzata e risulta alquanto arduo trovare i finanziamenti per portare avanti molti validi progetti che contribuirebbero a produrre fatturato. In questo periodo di grandi rinunce, in Italia si preferisce la stagnazione e, con essa, la contrazione dei consumi proprio da parte di quelle famiglie che, spesso, sono le più colpite dal precariato.