Cara Emma, ti scrivo
di Lidia Borghi
mi chiamo Lidia Borghi, sono una scrittrice e una giornalista, un’attivista per i diritti delle persone LGBTI e una donna lesbica, fra tante altre cose.
Ho letto della polemica da te scatenata sul tuo profilo instagram dopo l’uscita sul settimanale IoSpiodell’articolo intitolato «Emma lesbica? Tutta la verità» e ti confesso che non ho capito il perché del polverone che hai sollevato: sembra quasi che tu abbia voluto fare un’operazione di marketing, peraltro meschina qualora così fosse, per guadagnare qualche follower in più che potrebbe acquistare i tuoi dischi o venire ai tuoi concerti.
Per dirla in altri termini, la tua rabbia cozza con quei diritti delle persone omo-bi-transessuali che dici di sostenere. A leggerla così la tua uscita poco felice puzza di bruciato lontano un miglio; mi spiego meglio: faccio un po’ di caciara, smuovo un po’ le acque dello star systemdi casa nostra, faccio parlare di me i media e il gioco è fatto.
Premetto che non conoscevo l’esistenza del settimanale di gossip IoSpio, ma so dell’intervista che hai rilasciato all’inizio dell’anno al settimanale Grazia: ricordi? Il giornalista ti aveva chiesto del tuo orientamento sessuale e tu hai risposto: «Se fossi lesbica l’avrei già detto». E qui entro in ballo io: per prima cosa il Medioevo lascialo agli storici, in secondo luogo il termine lesbica ha cominciato a circolare in Italia negli anni ‘50 come termine dispregiativo nei confronti di quelle schifose donne lascive che vanno contro natura e, ci crederesti? Anche oggi è così per le persone omofobe, ma le donne lesbiche sanno che quella parola è l’unica che le possa definire.
Allora mi chiedo perché nel tuo sfogo via social hai parlato di schifo, di ritorno al suddetto Medioevo e dell’omosessualità come un problema da combattere? È da quel dì che il movimento di liberazione delle persone omosessuali sta combattendo, sì, ma l’omofobia e la parità di diritti. Perché mai il settimanale incriminato avrebbe offeso la dignità degli altri? Gli altri chi, anche se la vera domanda è: che cosa c’entrano l’ipocrisia e il razzismo?
Infine il messaggio alle persone LGBTI: ce n’era bisogno? Non è che se non glielo dice Emma sono tutte tristi e depresse. Sembra quasi che l’ipocrisia abiti dentro di te. Non è stato certo IoSpioil primo giornale che si è posto il quesito, eppure è l’unico contro cui ti sei scagliata. Guarda quanti siti Internet ne hanno parlato in passato. Ho letto l’articolo incriminato, ma non vi ho trovato traccia di offese e di schifo, solo alcune tue esternazioni circa il pettegolezzo. Il gossip nasce dai pettegolezzi, giusti o sbagliati che siano.
Lesbica è una parola di origine antica che non offende, ma identifica l’amore tra donne. Per quanto mi riguarda sono lesbica dichiarata e l’omosessualità è parte di me, mi identifica, così come dico di essere una giornalista, una persona credente e un’italiana, nessuna vergogna, quindi. Al tuo posto io avrei ringraziato la persona che ha firmato l’articolo per la pubblicità gratuita che ti ha fatto, senza dare la colpa «a questa società ipocrita e razzista».
Mi chiedo infine dove diavolo si trovi l’omofobia in questa vicenda. Al di là della rivista gossippara, che aborro a prescindere, so quanto sia facile far salire i likecon certe manovre esecrabili.Altre due cose mi fanno specie: l’appoggio che hai ricevuto da parte di molte persone dello star systemitaliano (Fiorella Mannoia? Mi è crollato un mito) alla cantantucolapugliese e quelle migliaia di commenti indignati contro il termine lesbica. Molti pensano che si tratti di un insulto ma, ripeto, è l’unica parola che identifica le donne omosessuali, la cui invisibilità al giorno d’oggi non si discosta poi molto da quella dei tempi passati.Ecco perché considero quegli undicimila insulti – quelli sì che lo sono – delle mere provocazioni da parte di individui che non sono degni di dirsi persone per bene.