Call Me by Your Name. Quando il primo amore è altro
di Lidia Borghi
Estate 1983: nella villa d’epoca di una coppia di docenti, il professor Perlman (Michael Stuhlbarg) e la moglie Annella (Amira Casar), arriva un giovane neolaureato statunitense, Oliver (Armie Hammer), che vi trascorrerà sei settimane per scrivere la tesi di dottorato in archeologia. Ad accoglierlo anche Elio (Timothée Chalamet), il figlio diciassettenne dei coniugi.
Alto, biondo, aitante, gli occhi azzurri e il fisico scolpito, lo studente è spigliato, altero, a tratti scontroso, tanto che, fin dai primi scambi di parole, Elio lo trova antipatico e se ne tiene a debita distanza. Nel podere le giornate trascorrono lente sotto il sole estivo tra bagni al fiume o in piscina, letture e brani musicali che il giovane esegue al piano con grande bravura. In sottofondo la musica leggera dell’epoca diffusa da una radio.
Elio è spesso incupito e irritabile, soprattutto quando Oliver gli si avvicina per socializzare. Alle domande dello studente risponde a monosillabi, restio a dargli confidenza. Lo osserva incuriosito quando l’altro non lo guarda, si scopre ad ammirarne le forme armoniose e comincia ad avere pensieri confusi, ancora indistinti, un insieme caotico di attrazione e repulsione nei confronti dell’ospite.
Poi quel suo ammasso di idee prende forma e si fa certezza ed Elio esce allo scoperto. Oliver ne è turbato; più avanti gli dirà che certe cose non si fanno, ma di lì a poco il fascino sprigionato dal giovane lo fa capitolare. L’amore che esplode fra loro è prepotente, carnale e diventa intesa profonda e reciprocità totale quando, durante un pomeriggio d’amore, lo studente americano dice al dolce adolescente che tiene fra le braccia: «Chiamami col tuo nome e io ti chiamerò col mio…» I genitori di Elio intuiscono, sono discreti e amorevoli.
Il loro figlio parte con Oliver per una lunga vacanza, forse la più bella della sua vita, quella che gliela cambierà per sempre.
Call Me by Your Name (Chiamami col tuo nome, Brasile, Francia, Italia – con il sostegno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Stati Uniti, 2017) è l’adattamento per il grande schermo che il regista palermitano Luca Guadagnino ha fatto del romanzo omonimo di André Aciman; candidato agli Academy Awards per ben quattro statuette, il film è impreziosito dall’accurata sceneggiatura di James Ivory e dello stesso Guadagnino e dall’efficace fotografia di Sayombhu Mukdeeprom.
La pellicola, giunta qui da noi con lo stesso titolo della versione italiana del libro da cui è tratta, racconta la scoperta dell’amore da parte di un adolescente tormentato da una passione irrefrenabile, capace di superare ogni ostacolo, anche il freno imposto dalle convenzioni sociali.
Elio è sincero, trasparente, infuocato e fa di tutto per conquistare l’oggetto del suo desiderio; Timothée Chalamet sprigiona una dolcezza infinita nel rendere la gestualità e l’espressività dei movimenti del protagonista come quando, nella sua stanza, ai piedi del letto, cerca di abbracciare Oliver malgrado la vergogna legata al suo sentimento totalizzante. Quando i due amanti infine si abbracciano, la macchina da presa si allontana dai loro corpi con una carrellata che coglie le suppellettili e si ferma a un passo dalla finestra.
Qualche collega giornalista ha focalizzato la sua attenzione sull’aspetto omosessuale della vicenda, qualche altra/o ha fatto sue le parole del regista, il quale ha parlato innanzitutto della bellezza della nascita di un desiderio.
Nessuna voce fuori dal coro, quindi? Una, a quanto pare l’unica, almeno per ora, è quella di don Andrea Cassinelli, prete della parrocchia di San Giuseppe a Como, che ha affidato a Facebook la sua opinione con un aggiornamento di stato alquanto pungente: «Quindi il potenziale capolavoro (…) parla di amore omosessuale pedofilo… non male per sdoganare la pedofilia, (…).» Il che, oltre a non essere vero, dato che la relazione fra Elio e Oliver è fra due persone adulte e consenzienti, cozza in modo preoccupante con gli scandali derivanti dalle azioni depravate messe in atto da decine e decine di preti cattolici pedofili con i quali il Vaticano deve fare i conti.
Malgrado la lentezza di alcune scene Call Me by Your Name è un film riuscito, al centro del quale c’è la figura di Elio, che ci mostra di continuo la sua vita autentica e la determinazione di vivere il suo desiderio sino in fondo.
La scoperta del sesso è uno dei punti d’arrivo dell’adolescenza, anche se dovrebbe rappresentarne un punto di partenza, come accade a Elio in Call Me by Your Name, un film dalla dolcezza infinita.