Aspartame sì, Aspartame no
L’Aspartame (E-951) è un dolcificante di sintesi scoperto nel 1965 dal chimico statunitense James Schlatter. Ottenuto chimicamente dall’unione di due aminoacidi presenti anche in alcuni alimenti, l’acido aspartico e la fenilananina, combinati con metanolo per ottenerne la sintesi, l’Aspartame è una piccola proteina dal potere dolcificante duecento volte superiore a quello dello zucchero ed è perciò utilizzata da oltre duecento milioni di persone nel mondo, fra cui molti sportivi, le persone che si sottopongono a diete ipocaloriche e la maggior parte dei soggetti affetti da diabete, in quanto non dà origine ad alcuna risposta insulinica.
Dove si trova l’Aspartame? In oltre seimila prodotti quali bibite gasate cosiddette “light”, dolciumi (gomme da masticare, cioccolata ipocalorica, caramelle, ecc.), sciroppi, succhi di frutta e preparati farmaceutici. Durante gli anni ’60, prima di essere immesso sul mercato statunitense come additivo alimentare, l’Aspartame venne sottoposto a studi ed analisi che avevano lo scopo di verificarne gli effetti sull’essere umano. Allo stato attuale delle ricerche nessun risultato definitivo è stato raggiunto per poter affermare con assoluta certezza che questo composto chimico sia nocivo o meno per chi lo assume.
E allora come stanno oggi le cose? Esistono due scuole di pensiero, quella che ne afferma l’accertata tossicità a causa della presenza del metanolo e quella che, partendo dalla constatazione in base alla quale molti alimenti assunti ogni giorno contengono aminoacidi come l’acido aspartico e la fenilananina (uova, carne, latte materno, frutta, pesce e cereali) non si può dedurne con assoluta certezza la pericolosità per l’uomo. Dati alla mano, il metanolo sembrerebbe svolgere un effetto addirittura cancerogeno sugli esseri viventi. Presente nel nostro organismo in quantità minime, ad alte concentrazioni provoca effetti deleteri ai tessuti se liberato nell’organismo attraverso l’Aspartame.
Nell’intestino tenue esso si trasforma in formaldeide, ad una temperatura superiore ai trenta gradi centigradi, quando viene a contatto con un enzima che si chiama chimotripsina. A sua volta la formaldeide si converte in acido formico (proprio quello delle formiche) tossico per l’essere umano. Secondo uno studio dell’EPA (Environmental Protection Agency) il metanolo si accumula nell’organismo e in particolare nei tessuti in quanto ben poco di questa sostanza viene rilasciato attraverso le urine, motivo per cui l’Aspartame dovrebbe essere assunto sempre con moderazione. A tal proposito la FDA (Food and Drug Administration) ha stabilito una dose limite giornaliera oltre la quale non bisogna andare nell’assunzione di preparati alimentari a base di Aspartame e l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) si è adeguata, mentre l’Italia ha stabilito una Dose Giornaliera Accettabile (DGA) tutta sua, come è possibile desumere dalla tabella sottostante.
FDA 40 mg per kg di peso corporeo
EFSA 40 mg per kg di peso corporeo
ITALIA 10 mg per kg di peso corporeo
Lo studio italiano a lungo termine più completo in merito è quello condotto nel 2005 e rinnovato nel 2007 dalla Fondazione Europea Ramazzini (FER) di Bologna. L’Aspartame è stato somministrato per tutta la vita ad un gruppo di ratti “Sprague-Dawley” mentre, durante il secondo esperimento, l’E-951 o APM è stato fatto assumere a partire dalla vita fetale. In entrambi i casi i risultati non hanno lasciato spazio a dubbi, l’effetto cancerogeno del composto è accertato ed aumenta nel caso di femmine gravide. L’industria alimentare internazionale ha contestato, com’era prevedibile, gli studi italiani, mentre il “Cancer Assessment Committee” della FDA ne ha ritenuto non del tutto attendibili i risultati. Infine l’EFSA stessa ha sottolineato la necessità di svolgere un esame più approfondito delle conclusioni cui è giunto l’Istituto Ramazzini.
Allo stato attuale delle ricerche sull’Aspartame, quindi, nessuna prova certa è in possesso degli addetti ai lavori, né in un senso né nell’altro. Aspartame sì, Aspartame no. Nessun parere ufficiale è stato, ad oggi, diffuso dai maggiori organi mondiali preposti al controllo e alla diffusione degli alimenti nella catena industriale, un po’ com’era accaduto a suo tempo per gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) quindi che cosa resta da fare? Usare con criterio questo edulcorante di sintesi – in pratica il più diffuso al mondo – oppure farne a meno? Discorso a parte per le persone malate di diabete, per le quali lo zucchero è veleno, anche se il fruttosio rappresenta ancora il rimedio più efficace. Il ricorso al buon senso, in questi casi, aiuta. Evitare stili di vita nocivi alla salute dovrebbe rappresentare la regola più diffusa, anche se il verbo al condizionale è d’obbligo.