Ăquārĭus
Recensione di Ricomincio dall’acquadi Francesca De Angelis
di Lidia Borghi
Può l’acqua favorire il processo di guarigione dopo un lungo periodo di depressione? Un buon modo per scoprirlo è leggere Ricomincio dall’acqua(Augh Edizioni), il romanzo con cui Francesca De Angelis ha esordito come narratrice ad aprile 2016.
Dedicato alla sua famiglia “perché le radici sono importanti”, questo libro scorre veloce dalla prima all’ultima riga con un’efficacia impressionante; ne è protagonista Giulia, una giovane ammalata di mente che all’inizio del romanzo si definisce “un vermicello”.
In un veloce alternarsi di rimandi al passato e di situazioni attuali vissute in totale avulsione da qualsiasi contesto la circondi, Giulia va soggetta a quelle che la sua psichiatra chiama crisi, un termine-ombrello che l’Io narranteusa “per definire i miei deliri maniacali, le mie ossessioni paranoiche, la mia aggressività rabbiosa.”
Altrove la protagonista dice di essere un abulico “vulcano congelato”; sono aggettivi quali “lente” e “sonnacchiose”, termini del tipo “torpore” e frasi come “Scesa da un altro pianeta” o “Una foglia tremante” a dominare la prima parte del testo, in un susseguirsi di narrazioni che ci rivelano lo stato d’animo di Giulia.
Lungi dall’anticipare un finale scontato, il titolo del romanzo è un mezzo attraverso il quale l’autrice ci spiega come l’ăquārĭus(l’aggettivo latino per definire l’aqua) abbia un grande potere di guarigione: “E mi manca, solo io so quanto mi possa mancare la mia cara acqua! Ho una voglia incredibile di nuotare, di sentirmi parte di qualcosa.”
Ho domandato all’autrice se il testo dica qualcosa di intimo su se stessa oltre che su Giulia e lei mi ha risposto: “Giulia è a tratti molto somigliante a me, ho preso spunto da alcune esperienze di vita per dare al testo un sostrato di verità fattuale, mescolata alla finzione narrativa. Ho avuto grossi problemi di autostima e conseguenti depressioni cosmiche che mi hanno portato ad isolarmi dal mondo. Il nuoto mi ha permesso, attraverso il silenzio e la fatica, di riappropriarmi dell’interezza del mio corpo e dei miei pensieri.”
Chi è dunque Francesca De Angelis? Lei mi ha risposto che per molto tempo non ha saputo chi lei fosse, anche se oggi sente di aver ritrovato un suo equilibrio grazie alla lettura, alla scrittura, alle biblioteche e al contatto con la “Natura”; è persino diventata attivista per i diritti delle persone LGBTQI “in prima linea contro le discriminazioni derivanti dall’orientamento sessuale e l’identità di genere.”
Che dire ancora di Giulia? Il tema della depressione collegata all’identità di genere emerge nella seconda parte del libro ed è stato reso da De Angelis con precisione quasi maniacale; ecco le sue parole: “La storia di Giulia può essere di ognuna/o di noi. Ci può essere un momento nella vita in cui una persona perde se stessa ed il percorso per ritrovarsi è lungo e tutto in salita.” Così, malgrado la protagonista abbia un’immensa voglia di vivere, questa viene cancellata da una malattia che “non permette più di occuparsi di sé e rende dipendenti dagli altri. Una perdita di autonomia, anche dei propri pensieri. Un tunnel oscuro in cui non vi sono appigli e per questo è una malattia molto invalidante e subdola.”
Nella vita di Giulia torna quindi il Nuoto, amato da sempre e abbandonato durante la depressione: non è tanto lo sport in sé a ridar vita ai sensi e ai pensieri rattrappiti della protagonista, quanto il contatto con la fluidità del liquido primordiale, che impone un movimento rigenerante per le membra: “Ènecessario uno sforzo di volontà per uscirne – aggiunge Francesca –ma mi preme sottolineare che la depressione si può sconfiggere. Certo, ci vuole tempo, pazienza e volontà, ma ricominciare da qualcosa, da un punto neutro, è una svolta che possono intraprendere tutte/i.” Malgrado occorra fare i conti anche con le ricadute, che annullano ogni volontà di reazione.
L’autrice si è documentata molto, per descrivere anche il lento ma inesorabile cambiamento di Giulia che, a metà circa del romanzo, la porta a sentirsi uomo in corpo di femmina, quel “modo nuovo di percepire se stesse/i” che ha indotto Francesca a confrontarsi con alcuni ragazzi transgender FtoMovvero in transizione dal genere femminile a quello maschile; da quelle frequentazioni De Angelis ha capito “quanta sofferenza ci possa essere in una persona che non si ritrova nel proprio corpo. La sofferenza iniziale di chi non si riconosce nel proprio sesso di nascita, poco a poco porta ad un’idea di sé diversa da ciò che vedono gli occhi.”
Ricomincio dall’acquaè da leggere, grazie ad una scrittura fluida come l’acqua e a una vicenda che riesce a trasmettere la pena provocata dal disagio mentale con essenziali ma efficaci tratti linguistici.