Applicare il messaggio d’amore del Vangelo
Parla Lidia Borghi Sagone, attivista per i diritti LGBTI e persona credente
di Luca Caglio
BREVE BIO LIDIA BORGHI SAGONE
Laureata in storia medievale, dal 2013 svolge la professione di giornalista pubblicista. Nel 2014, per i tipi di Gabrielli, ha pubblicato il saggio L’amore autentico. Omosessualità e fede, due madri raccontano. Si occupa di editing e di poesia.
Ciao Lidia. Da persona credente e attivista per i diritti civili rivendicati da persone omosessuali, come avresti replicato alla frase di Paolo Brosio – “Il matrimonio esiste solo fra un uomo e una donna” – se ti fossi trovata nello studio di Domenica Live?
Avrei citato il Catechismo della Chiesa cattolica che al punto 1601 dice che il patto matrimoniale fra uomo e donna è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento. Nulla di vero: il matrimonio così come è giunto a noi fu trasformato nel settimo sacramento e sistemato a livello giuridico nel 1213. Gesù non c’entra nulla. Poi avrei fatto notare a Brosio che è bene specificare il proprio orientamento di fede: non tutte le istituzioni religiose seguono gli stessi princìpi.
Quando hai scoperto la tua omosessualità? Da quanto tempo ti batti per le cause LGBT, quindi per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender?
Sono lesbica da sempre, consapevole dal 2007. Nel 2008 ho cominciato a occuparmi della causa LGBTI, prima da privata cittadina poi, dal 2010, come praticante giornalista. Il mio impegno continua oggi in tanti modi, uno fra i quali riguarda il giusto linguaggio da usare quando si parla del mondo LGBTI; infatti, grazie all’Ordine ligure dei giornalisti è nato No-minare, il corso di formazione che fornisce a colleghe e colleghi un vademecum utile a scrivere articoli rispettosi.
Da giugno 2016 le unioni civili sono legge. Lo Stato riconosce alle coppie gay, dunque, i medesimi diritti delle coppie etero che sono unite dal matrimonio. Come mai molte persone non lo accettano? Da cosa sono realmente infastidite?
Proprio tutti no: le unioni civili sono diverse dall’istituto del matrimonio. Molte persone rifiutano la legge Cirinnà perché non vogliono che i soggetti LGBTI abbiano gli stessi loro diritti. Gino Strada ha detto che i diritti sono di tutti, altrimenti sono privilegi. La mancata estensione del diritto di piena cittadinanza al mondo LGBTI, osteggiata in primis dai Parlamentari ultracattolici e omofobi, ha a che fare con i pregiudizi. Da questi ha origine l’omofobia. A infastidire è la paura del diverso.
Ritieni che la Chiesa Cattolica, con Papa Francesco, sia più moderata verso il mondo di cui fanno parte coloro che hanno un’indole sessuale “diversa” da quella socialmente accettata? O c’è ancora incompatibilità?
Non esiste un’indole sessuale diversa, esistono le persone. Le etichette sono cucite sui vestiti. Nel 2013, di ritorno dal viaggio a Rio De Janeiro, il Papa ha detto di essere uomo di chiesa, cioè uno che segue il Magistero e la Catechesi della Chiesa Cattolica e si sa quanto siano chiare alcune loro norme su ciò a cui le persone omosessuali dovrebbero attenersi. Incompatibilità? Basterebbe applicare il messaggio d’amore diffuso dai Vangeli e la discriminazione verrebbe meno.
Ma davvero le leggi di Dio sono più importanti di quelle dello Stato?
In una Repubblica religiosa forse, ma si dà il caso che quella italiana non lo sia, malgrado il nostro Parlamento sembri pensarla in modo diverso. Pensa che il DDL contro l’omofobia è fermo in Senato dal 2016. Lo Stato dovrebbe garantire pari diritti e dignità sociale a tutte le persone ma, come ho già detto, ciò non avviene sia per le continue ingerenze vaticane nei princìpi laici del nostro Paese sia perché chi occupa gli scanni dell’Assemblea legislativa non lavora per il bene comune.
Negli ultimi anni sono state tante le manifestazioni LGBT nelle piazze italiane. Non credi che talvolta ci sia stata un’ostentazione tale da rendere i partecipanti “macchiette non meritevoli”?
Le sfilate a cui ti riferisci si chiamano Pride, sono una rivendicazione politica e celebrano la fierezza di ciò che si è. Se hai fatto caso ai servizi video giornalistici del passato, ti sarai reso conto che le telecamere indugiano sempre sulle persone trans o gay abbigliate in modo succinto, proprio per dare a chi guarda un messaggio negativo. Hai mai pensato che dietro la provocazione c’è la fierezza? Trovo che le “macchiette non meritevoli” non siano più oscene di un parlamentare indagato per evasione fiscale.
Quanta responsabilità hanno gli omosessuali nell’infinita “guerra dialettica” con conservatori e difensori della famiglia classica? Se qualcuno è contrario alle unioni civili viene spesso tacciato di omofobia…
Le persone lesbiche e gay rivendicano per sé gli stessi diritti delle altre. Spesso si tratta di individui a metà perché manca loro il diritto di parola. È comodo parlare di responsabilità quando non si è relegati nella parte ritenuta marcia di un gruppo o quando a trattare di LGBTI sono giornaliste/i che non sanno nominare senza nuocere. Una regola del giornalismo distingue le opinioni dai fatti. Questa norma è utile per chiunque. Le persone contrarie alle unioni civili? Dovrebbero chiedersi perché sono omofobe.
Cos’è per te l’amore?
È ciò che manda avanti il mondo sia in senso fisico che morale. Il primo significato è chiaro, sul secondo l’Umanità ha ancora tanto da lavorare. Per me valgono i versi danteschi che chiudono la Cantica del Paradiso: “sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle.”