Angeles City, Philippines. Un corto che denuncia il turismo sessuale
Davide Arosio ed Alberto Gerosa sono i giovani (entrambi del 1985) e valenti filmakeritaliani che, nel 2011, grazie ad un sapiente montaggio, hanno dato vita al documentario Diary of a Sex Tourist(Diario di un turista sessuale) utilizzando i video di un anonimo turista del sesso caricati sul canale You Tube.
Entrambi specializzatisi in comunicazione con i nuovi media, pur se partiti da esperienze scolastiche diverse, Arosio e Gerosa collaborano dal 2008; da allora hanno prodotto diversi cortometraggi documentaristici, uno dei quali – Angeles City, Philippines(Italia, 2009, 29′) – è l’oggetto del mio odierno post.
Prodotto grazie alla Graffito Film, Angeles City, Philippinesè stato girato a colori in Beta SP e raccoglie le tristi vicende di una serie di persone che trascorrono le proprie vite precarie all’interno dell’ex area militare americana denominata Clark Air Base, la più grande mai costruita al di fuori del suolo statunitense e dismessa nel 1991.
Con il passare del tempo la presenza di un numero consistente di militari americani in quella parte del territorio filippino ha contribuito al proliferare dei cosiddetti Go Go Barscon annesse case d’appuntamenti, garantendo ai turisti sessuali di tutto il mondo un facile approdo.
Il corto di Arosio e Gerosa si è aggiudicato diversi premi fra cui, nel 2010, quello per il miglior esempio di cinema breve alla nona edizione del concorso Corto in Bra, la cui giurata ed i cui giurati – Elisabetta Curcio, Rocco Papaleo, Ernesto Mahieux, Claudio Giovannesi e Francesco Cenni – così motivarono l’assegnazione dell’ambìta ricompensa: «Per il coraggio e l’incoscienza degli autori che sono riusciti ad arrivare là dove le telecamere di solito sono bandite e per la capacità di trattare argomenti a prima vista scabrosi senza alcun pregiudizio, ma con una partecipazione che ci restituisce appieno tutta la carica vitalistica dei bassifondi.» (fonte)
E così, in soli ventinove, densi minuti, gli autori hanno avuto la rara abilità di narrarci le storie dolenti di quel posto dimenticato da Dio in cui tutte le persone sono, qual più qual meno, legate a doppia mandata con la subdola ma fiorente industria formata da migliaia di turisti sessuali in cerca di femmine e maschi di giovanissima età pronti a soddisfarne le malate voglie.
Daddy Honeyè un vecchio australiano che si è stabilito in modo definitivo nella città degli angeli per vivere con Jenny, ex ballerina di uno dei tanti Go Go Bars; Origada è una cosiddetta lady/boy, vive in una baracca e si guadagna da sopravvivere facendo la prostituta. La sua famiglia non ha preso molto bene il suo orientamento affettivo e sessuale, nonostante ciò la ragazza la aiuta a tirare avanti; Rachel è originaria di Cebu City e ad Angeles City fa, manco a dirlo, la prostituta, anche se si definisce ballerina. Pure lei trascina l’esistenza sua e dei famigliari in una baracca; e poi c’è il sergente Limiac che, nella città degli angeli, cura la sicurezza del quartiere a luci rosse, quello a più alta densità di sporcaccioni occidentali.
Il degrado, morale e materiale, dei luoghi documentati dalla macchina da presa di Davide Arosio ed Alberto Gerosa, è palpabile per l’intera durata del corto e dobbiamo ai due autori l’abilità con la quale sono riusciti a mostrarci senza filtri e senza falsi moralismi la vera faccia di un male sociale occidentale – quello del turismo sessuale – che non conosce crisi e che vede uomini di qualsiasi età viaggiare in lungo ed in largo per il pianeta. Destinazione paradiso artificiale.
Poco importa che a farne le spese, per un pugno di banconote, siano giovani donne ed uomini che svendono il proprio corpo e la propria dignità abbacinati dal miraggio di una vita di ricchezze solo immaginate. In realtà, la vera protagonista di Angeles City, Philippinesè la miseria: quella delle baraccopoli sorte intorno alla base dell’aviazione statunitense, quella delle donnine di facili costumi, giovani come l’acqua, i cui volti freschi e sorridenti irretiscono il maschio occidentale di turno e quella, morale, degli uomini che fomentano il mercato internazionale della prostituzione.
Arosio e Gerosa sono due autori che, ne sono sicura, faranno ancora parlare di sé, forti di una preparazione teorica, di una perizia tecnica e di una sensibilità personale che rappresentano un enorme valore aggiunto per il limitato ma florido mercato del corto in Italia. Il mio personale plauso a questi due giovani cineasti italiani. Chissà se, anche loro, attueranno l’ormai ben nota fuga dei cervelli?
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Lidia Borghi