Ammonite. Una recensione
Mary Anning e Charlotte Murchison sono due figure storiche inglesi: Anning è la più importante paleontologa britannica, colei che scoprì il primo esemplare di ittiosauro, Murchison la geologa che analizzò centinaia di resti fossili di alcune zone dell’Inghilterra, della Francia e dell’Italia per dare un nome alle diverse stratificazioni dei relativi terreni.
Nel film “Ammonite”, del 2020, il regista Francis Lee ha immaginato che Mary e Charlotte, interpretate da Kate Winslet e Saoirse Ronan, si fossero innamorate.
La trama: Mary tira avanti a fatica e per fare qualche soldo setaccia la spiaggia in cerca di fossili; quelli di scarso valore li vende ai turisti che visitano le coste dell’Inghilterra meridionale. Charlotte veste il lutto, ha appena perso un bambino, è depressa, il marito ha scarsa considerazione per lei, è preso dalle sue ricerche geologiche.
Una mattina l’uomo si presenta nella bottega di Mary con la moglie: deve partire per una serie di esplorazioni e le chiede di occuparsi della donna in sua assenza, è disposto a pagare bene; dapprima Mary rifiuta, poi accetta con riluttanza, non è nella condizione di dire di no, i soldi le fanno comodo.
All’inizio Anning fatica a portarsi appresso quel peso morto, quel corpo al limite dell’anoressia insaccato in un vestito nero, una zavorra che attende solo di essere gettata nel vuoto.
A complicare le cose tra loro c’è il divario sociale: Mary è povera, vive con la madre malata, in casa il cibo scarseggia; Charlotte appartiene all’Upper Class dell’età vittoriana, il marito è membro della Geological Society of London. Solo il dolore le accomuna: Charlotte è orfana del figlio, mentre nello sguardo cupo di Mary c’è la disperazione per la morte di otto tra sorelle e fratelli.
Una mattina, per provare ad alleviare la depressione, Charlotte fa un bagno di mare che le sarà fatale: le viene la febbre alta e rimane incosciente per molti giorni. All’inizio Mary l’accudisce di malavoglia, non le fa mancare niente, è vero, ma quando deve lavarla è riluttante, impacciata.
Al risveglio Charlotte ha una luce nuova negli occhi, sembra che con la febbre se ne sia andata anche la melanconia, ritrova la sua intraprendenza, è sicura di sé, si rende utile, vuole essere portata a passeggio sulla spiaggia; Mary ne è conquistata, la asseconda, l’aiuta, lieta che quell’altra donna, immobile nel suo dolore, non esista più; così dal passato le ritornano le sensazioni che aveva provato per altre donne, sentimenti dissimulati in relazioni segrete.
Più il suo sguardo si posa su Charlotte, più la corazza che le blocca il viso si incrina e la riacquistata grinta della donna ricca finisce per sgretolare la passività della donna povera; Mary vive il suo risveglio emotivo, la passione e l’amore nello stesso tempo.
Tanti i primi piani su una splendida Kate Winslet per catturarne i mille stati d’animo, i gesti trattenuti e il blocco psicologico che si scioglie lento.
“Ammonite” è un bel film, tanto bello che a nulla sono valsi i tentativi di mettere in cattiva luce il regista, accusato di aver sfruttato la storia lesbica per incrementare gli incassi.
Qualche giornalista ha chiesto alle attrici se abbiano provato disagio nel girare le scene di sesso, una domanda senza senso – alla quale hanno risposto di no – che di sicuro a una coppia formata da interpreti del sesso opposto non avrebbe fatto; l’unico disagio lo prova chi legge castronerie del genere. La lesbofobia ringrazia e prosegue spedita per la sua strada.
“Ammonite” è un’opera di fantasia in cui Francis Lee ha usato la base storica per costruire una storia d’amore che non ha alcun intento didascalico; le protagoniste sono due donne che si incontrano, si innamorano e si amano. Punto. Il loro orientamento sessuale è una scelta del regista.
A rendere vincente una sceneggiatura non è solo un soggetto ben congegnato, ma anche l’interpretazione; Kate Winslet e Saoirse Ronan hanno fatto la differenza per l’intensità con cui si sono calate nella parte di Mary e Charlotte.