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AIDS e tumori. Un’allarmante correlazione messa in luce da un convegno italiano alla vigilia della Giornata Mondiale di Lotta all’AIDS 2009

In occasione della Giornata Mondiale di Lotta all’AIDS 2009 azzardiamo un bilancio, dati alla mano, non solo dell’attuale incidenza del virus HIV sulla popolazione italiana, ma anche dei nuovi, preoccupanti, sbocchi dell’epidemia. In particolare, quel che emerge, rispetto al lontano primo dicembre del 1981 – data in cui venne diagnosticato il primo caso di contagio – è l’aumento dei casi di tumori in pazienti con una compromissione del sistema immunitario a seguito della contrazione del virus HIV (acronimo inglese per “Human Immunodeficiency Virus”).

Il perché di tutto ciò lo ha chiarito il XXIII Convegno nazionale ANLAIDS (Associazione Nazionale per la lotta contro l’AIDS) che si è svolto dal 18 al 20 novembre 2009 a Venezia. Durante i lavori, cui ha partecipato Robert Gallo, colui che per primo isolò il virus, molti sono stati i temi trattati dai vari specialisti intervenuti. Fra questi spicca quello, per l’appunto, dell’aumento preoccupante dei casi di patologie tumorali in soggetti che hanno contratto il virus. C’è di più. Queste rappresentano oggi la prima causa di decesso nei pazienti con HIV in tutti i Paesi occidentali, Italia compresa. «Ciò è dovuto – ha spiegato Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Tumori di Aviano e presidente del Congresso – (…) anche alla contemporanea presenza di virus oncogeni e ad uno stile di vita che (…) predispone allo sviluppo dei tumori». L’epidemiologo Gianni Rezza(Istituto superiore di sanità) ha quindi reso noti gli ultimi dati della diffusione dell’infezione da HIV in Italia ed ha affermato che «l’aumento della sopravvivenza determina un incremento del numero delle persone sieropositive viventi (ne stimiamo, oggi, almeno 140.000) e una parte di queste continua ad avere rapporti sessuali non protetti, magari perché inconsapevole del proprio stato di contagiosità. Ciò può contribuire alla diffusione dell’infezione, come testimoniato dall’elevato numero di nuove infezioni (circa 3500/4000 l’anno) che si stima si verifichino ancora in Italia». Una cosa è certa, l’epidemia è in costante mutamento ed è cambiata la tipologia delle persone colpite, in prevalenza soggetti maschi di 43 e femmine di 40 anni (i dati del 1988 parlavano di 23 anni per i maschi e di 27 per le femmine). Pure i fattori di rischio hanno subìto un mutamento, come si può desumere dalla tabella sottostante, che prende in considerazione il decennio 1998/2008.

  • TOSSICODIPENDENTI – diminuzione dei casi di contagio dal 66 al 25%
  • CONTATTI OMO/BISESSUALI – aumento dei casi di contagio dal 17,3 al 23,7 %
  • CONTATTI ETEROSESSUALI – aumento dei casi di contagio dal 15 al 45%
  • STRANIERI aumento dei casi di contagio dal 3 al 22% (rilevazione effettuata a partire dal 1993)

(Fonte: Rapporto annuale OMS, Organizzazione Mondiale Sanità)

Come si può notare dalle percentuali riportate, l’aumento più preoccupante riguarda, ad oggi, i soggetti eterosessuali di entrambi i sessi. Discorso a parte per gli stranieri extracomunitari presenti nel nostro Paese, accusati spesso di essere portatori di infezioni quali la tubercolosi oppure di malattie a trasmissione sessuale (MTS) come l’epatite B (HBV) o il virus dell’HIV. La risposta di Vincenzo Vullo, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’Università di Roma “La Sapienza”, non lascia dubbi. «La realtà dell’infezione da Hiv tra gli immigrati costituisce un tabù presso l’opinione pubblica. In genere si pensa che queste donne e questi uomini provenienti da Paesi lontani siano portatori di malattie infettive, ma in realtà quelli che intraprendono il viaggio sono soggetti assolutamente sani; è la qualità della vita a cui sono costretti in Italia che li espone al rischio di contrarre malattie». Torniamo all’allarmante correlazione annunciata nel titolo. Uno studio effettuato su più di cinquantamila soggettii affetti da virus HIV durante gli anni dal 1992 al 2003 aveva rilevato che l’incidenza tumorale era più alta in questi pazienti. Si parlava allora di neoplasie opportunistiche (“Sarcoma di Kaposi” e “Morbo di Hodgkin a cellule B” i più frequenti) che, grazie alle attuali terapie antiretrovirali (i cosiddetti cocktail di farmaci che stanno garantendo un allungamento di vita spesso notevole nei malati di HIV) si sono ridotte con successo (Fonte: http://npsitalia.net) anche se, dal 2003 ad oggi, sono aumentati i soggetti colpiti da tipi diversi di cancro quali al retto/colon e quello alle ovaie.

Pochi giorni addietro anche nel nostro Paese si è svolta la Giornata Mondiale di Lotta all’AIDS 2009 con iniziative che hanno visto il coinvolgimento di enti, associazioni e gruppi attivi in tutta Italia. Sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, l’associazione ANLAIDS Lombardia ha lanciato una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale per promuovere una raccolta di fondi a favore di un progetto volto a prevenire la trasmissione dell’HIV da madre a feto in Guinea Bissau, un Paese africano assai povero e fra i più colpiti dal virus. I fondi raccolti finanzieranno il progetto “Djitu ten” (“si può” in lingua guineese) che prevede diverse fasi di intervento medico. Inoltre a Roma, in Campidoglio, la giornata mondiale è stata celebrata nella sala della Protomoteca con un dibattito sulle nuove strategie di prevenzione dell’infezione da virus HIV. Segnaliamo anche la partenza, avvenuta sempre il primo dicembre scorso, dello spot “AIDS: la sua forza finisce dove comincia la tua. Fai il test!” interpretato dall’attore Valerio Mastrandrea, – a firma Ferzan Ozpetek – voluto dal Ministero della salute per sensibilizzare i cosiddetti soggetti “inconsapevoli” ovvero coloro che, non essendosi mai sottoposti al test, sono ignari di aver contratto il virus e continuano ad avere comportamenti sessuali a rischio di contagio.

Ultima nota, non proprio positiva per l’Italia. Secondo il primo rapporto “Euro HIV Index 2009”, la cui analisi si riferisce all’impegno nei 27 Paesi appartenenti all’Unione Europea, più la Svizzera, nel campo della lotta all’AIDS (i risultati sono stati resi noti lo scorso ottobre a Bruxelles) il nostro è in una posizione vergognosa e preoccupante, dato che è seguìto solo da Grecia e Romania nella classifica generale. Risultati, prevenzione, impegno e riconoscimento dei diritti alle persone sieropositive ci vedono nelle posizioni più basse. Al primo posto vi sono Lussemburgo e Malta, la piccola isola del Mediterraneo. Un dato davvero sconfortante per una nazione come la nostra, sempre più assimilabile ai Paesi del Terzo Mondo.

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