“A mia madre piacciono le donne”
Madrid, giorni nostri: una nota pianista di fama internazionale, Sofia, torna a casa con una giovane donna al suo fianco, Eliska, dopo una tournée in giro per il mondo; subito dopo il coming out le tre figlie, sbigottite e imbarazzate, commentano: “Io non ho niente contro i gay o le lesbiche, davvero, ma alla sua età dovrebbe cercare di controllarsi! È nostra madre e ha anche un nipote. A mamma sono sempre piaciuti gli uomini.” L’ipocrisia è servita.
La commedia spagnola “A mia madre piacciono le donne”, sceneggiata e diretta da Inés París e Daniela Fejerman, è gradevole, fa sorridere ed emozionare, è leggera, ma offre alcuni spunti di riflessione sul lesbismo in età matura e sui pregiudizi che ruotano intorno alle donne che si scoprono lesbiche dopo aver trascorso parte della vita da etero.
Al ritorno a Madrid, si diceva, Sofia trova ad attenderla le figlie, tre donne molto diverse tra loro: Elvira è nevrotica, ansiosa e insicura, Sol è una giovane alquanto disinibita e Gimena una madre di famiglia sull’orlo del divorzio.
Come mai di fronte al Coming Out della madre le sorelle non si dimostrano aperte come dicono di essere e si coalizzano per separare la coppia? Come mai l’educazione liberale che hanno ricevuto sta loro stretta e non sono disposte a seguire l’esempio dei genitori?
Delle tre è Elvira a prenderla peggio, quando viene a sapere che la fidanzata della madre ha la sua età, ma sarà lei a provare a sedurla dopo una serata in discoteca: Elvira è ubriaca, Eliska la accompagna a casa, cerca di metterla a letto, la giovane donna non ne vuol sapere, due birre, uno spinello, un massaggio ai piedi e un bacio, ma la pianista dice di no, “Non può essere, non è giusto. Sono innamorata della tua madre e non voglio farla soffrire.”
Passo indietro: poiché non si sa nulla di Eliska e di come sia entrata nella vita di una donna ultrasessantenne divorziata ed etero, è Sofia a raccontarlo all’inizio del film proprio alla figlia che non riesce a rapportarsi con la realtà: sua madre è sorpresa, incredula, trova illogico quello che le è capitato: “non pensavo che mi potesse accadere una cosa del genere, è successo tutto in modo così naturale.”
È bellissima la sua storia d’amore: Eliska è una pianista ceca appena arrivata in Spagna che vive da sola e a Madrid non conosce nessuno, così Sofia la accoglie a casa sua, fra loro nasce un’amicizia, la giovane musicista resta spesso a dormire, poi, una notte…
“A mia madre piacciono le donne” è una commedia divertente, un film brillante e incisivo con pochissime sbavature, va dritto al punto nell’affrontare degli argomenti che scappano di mano a più di qualche regista e il ricorso a battute salaci e a situazioni di comicità e di umorismo involontario costituisce il punto di forza di una sceneggiatura ben fatta.
Che fine hanno fatto le sorelle? Dopo essere riuscite a dividere Eliska e Sofia, se ne pentono non appena capiscono che si amano davvero, così corrono a Praga a riprendere la giovane pianista, che nel frattempo ha lasciato Madrid; Eliska è irremovibile, non tornerà in Spagna, ma Elvira, Sol e Gimena non sentono ragioni, lei tornerà con loro, solo che non riescono a escogitare un piano convincente; a trovare l’idea giusta sarà la donna dalla vita incasinata, quella che manda all’aria tutte le sue relazioni anche al primo appuntamento, frequenta uno psicoterapeuta idiota che prova a portarsela a letto, ha un capo idiota e prepotente che la sottomette e la sfrutta, soffre di attacchi di panico ed è sfigata: Elvira.
Qui la narratrice si ferma, non prima di aver consigliato questa pellicola senza buoni sentimenti, perché la vita è fatta di situazioni incasinate che ci vuol tutta a gestire.
Almodóvar continua a fare scuola con i suoi film che hanno ispirato registi e registe di mezzo mondo; questa pellicola ne è l’ennesimo esempio con i suoi personaggi a volte sopra le righe che faticano a far quadrare i loro piccoli drammi personali con le piccole gioie dell’esistenza. Tutto da godere il finale.